Pensioni, Draghi tratta con Salvini: ma c’è la mina sindacati

Il leghista a palazzo Chigi: «Non si torni indietro». Premier ottimista: ci siamo quasi

Lunedì 25 Ottobre 2021 di Alberto Gentili
Pensioni, sale la tensione: Draghi e Salvini trattano, allarme sindacati

Più ci si avvicina al momento della verità, a quel Consiglio dei ministri chiamato giovedì mattina a dare il via libera alla legge di bilancio, più i partiti alzano la voce. Anche Confindustria si fa sentire, mentre Cgil, Cisl e Uil per un giorno tacciono in attesa dell’incontro-scontro con Mario Draghi previsto per questo pomeriggio. E Matteo Salvini, come annunciato, è andato a far visita al premier con l’obiettivo di portare a casa un’uscita da quota 100 più lontana possibile dai 67 anni di età previsti dalla legge Fornero. 

Il leader della Lega si è presentato a palazzo Chigi accompagnato dal responsabile al Lavoro, Claudio Durigon, e dal sottosegretario all’Economia Federico Freni.

Ma l’incontro con Draghi, durato meno di un’ora, si è svolto a quattr’occhi. Ed è stato seguito, mentre palazzo Chigi ha scelto il silenzio, da un paio di note leghiste. La prima: «La Lega è al lavoro sul “salva pensioni”, per evitare il ritorno alla Fornero». La seconda: «Lungo e positivo colloquio tra Salvini e il presidente del Consiglio. Il leader della Lega ha illustrato le sue proposte per rilanciare il Paese e difendere lavoro e pensioni». Salvini, insomma, è tornato a chiedere a Draghi di non tornare alla legge Fornero. E ha proposto lo schema di 102-102 per il 2022 e 2023 o quota 41 (di contributi) con 62 anni di età, spingendo per un fondo ad hoc per le uscite anticipate e chiedendo deroghe per le imprese con meno di 15 dipendenti, oltre all’estensione dei contratti di espansione e altre misure volte ad attutire gli effetti dello “scalone”.

Ma il premier, pur se con garbo, ha ribadito che alla Fornero si deve tornare anche se «con gradualità». Perché è l’unico schema sostenibile per i conti pubblici e per di più è stato introdotto sotto dettatura di Bruxelles. La trattativa però non si è fermata. «Non abbiamo alcuna intenzione di rompere, stiamo cercando una mediazione», filtra dalla Lega che ha un imperativo: incassare qualcosa per poter dire che non si ritorna all’odiata legge scritta da Elsa Fornero nel 2011, con il Paese sull’orlo del default. In più, dall’entourage di Salvini fanno sapere che ci saranno altri contatti, forse un nuovo incontro «nelle prossime ore». «Ci siamo dati una notte di riflessione». Mentre il segretario leghista ai suoi ha detto: «Non si può pensare di rifinanziare da una parte il reddito di cittadinanza, che è una misura che aiuta chi non lavora, e dall’altra chiedere sacrifici a chi lavora da una vita impedendogli di andare in pensione».

«IL PREMIER È TRANQUILLO»
Chi ha parlato con Draghi dopo il faccia a faccia, descrive il premier «tranquillo». E spiega: «Con la Lega ci siamo quasi. È vero che loro propongono 102 e 102 e noi rispondiamo con 102, 103 e 104, ma si sta ragionando assieme su un ritorno graduale alla legge Fornero». Insomma, «c’è disponibilità a chiudere». Allarme invece in vista dell’incontro di oggi con i sindacati: «Con Cgil, Cisl e Uil, ma soprattutto con Landini, le distanze sono abissali. Vogliono smantellare la Fornero e ciò non è possibile». Per il resto, «la situazione è sotto controllo, problemi veri non ce ne sono». Il premier «ha già chiuso con i 5Stelle sul rifinanziamento del reddito di cittadinanza e il Pd avrà una buona riforma degli ammortizzatori sociali».

In realtà è braccio di ferro anche sul taglio della tasse. Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco, sostenuti dal leader del Pd Enrico Letta, puntano a destinare tutti e gli 8 miliardi previsti per la sforbiciata interamente al taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori. Il capo di Confindustria, Carlo Bonomi, che difende il premier e condanna «le bandierine dei partiti», si dice d’accordo: «Serve un impatto importante per dare più soldi in tasca agli italiani e stimolare la domanda interna ancora ferma». E dal suo entourage filtra una proposta che suona così: «Due terzi del taglio del cuneo a favore dei lavoratori e un terzo alle imprese». Commento di chi lavora per il governo al dossier: «Potrebbe essere un compromesso ragionevole, non siamo lontani da un possibile punto di intesa».

L’IPOTESI DEL FONDO
In ogni caso Draghi ha una via di uscita. Il premier ha individuato assieme a Franco un modo per dribblare lo scontro e scongiurare lo stallo. «Se non si troverà un accordo», spiega un’alta fonte di governo, «si farà un fondo ad hoc dove convogliare gli 8 miliardi e si rimanderà l’intervento al primo aprile o al primo luglio. È già successo per il bonus degli 80 euro, per l’ultimo taglio del cuneo fiscale, per l’assegno unico a favore dei figli. Si può fare ancora, anche se la soluzione migliore è raggiungere l’intesa». 
Altro nodo da sciogliere è il cashback: Conte, il leader dei 5Stelle che a breve potrebbe incontrare Draghi, invoca «il rispetto degli accordi: va ripristinato nel 2023». E pretende la proroga al 2023 del superbonus al 110% anche per le case unifamiliari. Ma con un tetto in base al reddito «per non aiutare i ricchi».

 

Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA