Le pensioni, così quota 100 viene pagata dal taglio alle indicizzazioni

Lunedì 24 Dicembre 2018 di Giusy Franzese
Le pensioni, così quota 100 viene pagata dal taglio alle indicizzazioni
E' un pacchetto corposo quello contenuto in manovra sulla previdenza. E non per tutti i pensionati o aspiranti tali si tratta di buone notizie. Se infatti l'introduzione della cosiddetta quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) consentirà a centinaia di migliaia di lavoratori di andare in pensione fino a cinque anni prima dei termini fissati dalla riforma Fornero, ci sarà anche una corposa pattuglia di persone già in pensione che subirà sacrifici e tagli. Pesare gli effetti delle varie misure può essere un indicatore importante per capire l'impatto complessivo del capitolo a livello sociale.

LA STRETTA
Già montano le proteste, ad esempio, per la stretta alla rivalutazione dell'assegno in base all'inflazione, una norma che riguarda milioni di persone. Il sacrificio vale per tre anni e coinvolgerà tutte le pensioni che superano tre volte il minimo (1.522 euro al mese). Per quelle comprese tra tre e quattro volte il minimo (attualmente 2.029 euro) ci sarà una rivalutazione al 97%, che scende al 77% per gli assegni fino a 2.537 euro, e poi ancora al 52% per quelli fino al 3.042 euro. Taglio di oltre la metà dell'indice, del 53% (rivalutazione quindi al 47%) per le pensioni fino a 4.059 euro al mese, ancora di più (rivalutazione al 45%) per quelle fino 4.566 euro. Oltre tale soglia l'adeguamento all'inflazione sarà pari solo al 40%. Il governo replica così alle critiche: si tratta di un sacrificio di pochi spiccioli. «Un euro» arrotonda Matteo Salvini che ironicamente promette: «Vedremo di recuperarlo». Luigi Di Maio invece così giustifica: «Per rendere costituzionale l'intervento di migliaia di euro sulle pensioni d'oro prendiamo un euro, due euro, dalle pensioni sopra i 1500 euro. Questo perché dobbiamo rispettare un principio di progressività. Solo per questo». Secondo alcuni calcoli diffusi dai Cinquestelle la stretta peserà tra i 50 centesimi e i 12 euro a seconda delle fasce di reddito. La misura farà risparmiare 2,29 miliardi nel triennio.
A perderci invece molto sono i pensionati d'oro (sopra i centomila euro lordi l'anno) che per i prossimi cinque anni vedranno anche un taglio netto dell'assegno: si parte da una perdita del 15% per chi ha una pensione tra i centomila e i centotrentamila euro (con una perdita quindi tra i quindicimila e i 19.500 euro l'anno), fino a un taglio del 40% per le pensioni superiori ai 500.000 euro (appena 23 persone), passando per tagli intermedi del 25, del 30 e del 35%. Il sacrificio è enorme, anche se riguarda una platea piccola di sole 24.000 persone. Ma più che i risparmi per le casse dell'Inps (239 milioni complessivi in tre anni) la misura per il governo giallo-verde ha un valore simbolico.

L'ANTICIPO
Certamente quota 100, pur nella sua dotazione di risorse ridotte causa trattativa con Bruxelles (per il 2019 sono stanziati 3,9 miliardi, contro i 6,7 previsti inizialmente) è una misura che renderà felice tante persone che, per i più svariati motivi, non vedono l'ora di andare in pensione. E poco conta se con la reintroduzione delle finestre bisognerà attendere tre mesi (oppure sei se le domande fossero superiori alle stime). Secondo i calcoli del governo saranno circa 315.000 (l'85% di chi maturerà i requisiti) i lavoratori che nel 2019 approfitteranno dell'opportunità. Non sono previste penalizzazioni sull'entità dell'assegno pensionistico, salvo il fatto che ormai tutti hanno il contributivo (almeno pro-quota) e quindi andare prima in pensione significa meno contributi e in proporzione un assegno più basso. Sul piatto opposto della bilancia però c'è il fatto che si percepirà l'assegno pensionistico per più anni. C'è in realtà un paletto che forse potrebbe fare da deterrente per alcuni: il divieto di cumulo con reddito da lavoro oltre i 5.000 euro per tutti gli anni di anticipo della pensione.
 
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