Pagelle politici italiani: Meloni l'underdog, Renzi il gran cocchiere, Conte il redivivo

Ecco chi ha navigato a gonfie vele (e chi no) un anno burrascoso come non mai

Venerdì 30 Dicembre 2022 di Francesco Bechis
Meloni l'underdog, Renzi il gran cocchiere, Conte il redivivo: le pagelle dei leader politici italiani nel 2022

L'intramontabile, l'underdog, il camaleonte, il capitano (in rotta). Leader affermati, presunti, wannabe. Chiuso il 2022, è tempo di pagelle per i politici italiani. Ecco chi ha navigato a gonfie vele (e chi no) un anno burrascoso come non mai, tra pandemia, guerra, bollette e inflazione e l'ennesimo terremoto nei palazzi della politica.

Giorgia Meloni

È il suo anno, e chi direbbe il contrario? Underdog (copyright suo) dalla Garbatella a Palazzo Chigi dopo un lungo digiuno dal potere e dalle poltrone passate da un partito all'altro dai tempi del Loden Monti al governissimo Draghi.

Tutte, tranne quelle dietro ai banchi dell'opposizione in Parlamento, dove Giorgia e Fratelli d'Italia hanno pazientemente atteso in direzione ostinata e contraria mentre amici e rivali si davano il cambio nella stanza dei bottoni.

Prima donna, primo governo di destra. È una prima volta in tutto per la leader dei conservatori italiani. Anche, e questo è un triste primato, per la tempesta di autunno che ha accompagnato il suo trionfo alle elezioni: inflazione alle stelle, una guerra alle porte d'Europa, il Covid che ancora morde e il caro-energia sul groppo di famiglie e imprese. Un bagno di realtà che in quattro mesi di governo ha costretto ad archiviare tante delle promesse scandite durante la maratona elettorale finita con il trionfo del 25 settembre. Così è, lo sa e lo ammette Meloni che predica un giorno sì e l'altro pure prudenza e pragmatismo anche ai suoi alleati, Silvio e Matteo, finora rimasti nei ranghi ben più del previsto. E anche questo non è poco.

Enrico Letta

Anno da dimenticare. Non tutte le colpe della disfatta Pd alle elezioni "più importanti della storia repubblicana" (copyright suo) sono da addossare all'ex premier e segretario venuto (anzi tornato) da Parigi due anni fa per risollevare il Nazareno stordito dalle picconate renziane e dal canto delle sirene grilline. Ma soprattutto - questa la promessa - per trascinarlo via dalle correnti interne che dalla notte dei tempi trasformano assemblee, direzioni o anche semplici cene in casa dem in un ring di boxe. Missione non riuscita, per ora. Pesa una campagna elettorale scommessa sullo scontro frontale, e bilaterale, con Giorgia: rosso e nero, europeisti ed euroscettici. Doveva portare voti alla corazzata dem, ha tirato la volata all'avversario. Dopo il passo indietro di Letta, resta un partito alle prese con una crisi di identità e un Congresso che promette scintille. Una lancia da spezzare per il segretario uscente c'è: una posizione netta, chiara e mai ritrattata sul sostegno all'Ucraina invasa. Scelta scomoda, visti i tempi che corrono. 

 

Mario Draghi

Traghettatore. Un anno e mezzo a Palazzo Chigi. Febbraio 2021: il Colle chiamò. Missione (quasi) impossibile: trascinare il Paese via dalle secche della pandemia nel momento più drammatico, tra chiusure, coprifuochi e sistema sanitario al collasso. Saldare i pilastri della politica economica ed estera italiana un anno dopo, quando Vladimir Putin ha riportato la guerra in Europa. Farlo al timone della più ampia maggioranza parlamentare della storia repubblicana, senza cedere a veti, ricatti e giochi a rialzo fra partiti. Come da premesse - e al netto di una gestione dell'emergenza Covid-19 da parte del governo non sempre ottimale - SuperMario ha fatto whatever it takes per tenere insieme il Paese. Anche nell'anno iniziato con una tacita rinuncia alla guida del Colle più alto e proseguito, in estate, con la brusca interruzione del governo di unità. La politica si è ripresa i suoi spazi, come succede sempre. E l'ex premier di Città della Pieve non si è opposto, garantendo anzi una transizione ordinata con Giorgia che oggi è una delle ragioni del feeling tra il vecchio e il nuovo inquilino di Palazzo Chigi.

Matteo Salvini

Bicchiere mezzo pieno? Difficile trovarlo per il leader della Lega dopo un 2022 che si chiude con un flop alle urne di settembre (8%, meno 25 punti rispetto alle Europee del 2019) e un partito agitato dalle correnti e i malumori nordisti. Salvini resta in sella e nel ruolo defilato (ma in prima linea, da vicepremier) nel governo Meloni sembra aver trovato un'occasione per rimettere ordine a via Bellerio e ricostruire il rapporto con la base (o almeno provarci). Funzionerà? Si vedrà. Certo non basterà più il vecchio cavallo di battaglia dell'immigrazione, dossier saldamente in mano al ministro Matteo Piantedosi. Un solo test, nel 2023, non si può sbagliare: le regionali in Lombardia di febbraio. Nella battaglia all'ombra del Pirellone per rieleggere Attilio Fontana il "Capitano" si gioca tutto.

Silvio Berlusconi

Intramontabile. Piaccia o meno, il Cavaliere resta regista e protagonista della politica italiana. Dalla rivalsa giudiziaria alla rimonta popolare sui social, tra video e foto virali su TikTok (pardon: "Tik-Tok-Tak) Berlusconi ha risalito la china e ha garantito alla sua creatura, Forza Italia, un posto in prima fila nel governo dei conservatori. Certo l'8% alle urne di settembre non è un trionfo ma lo stop dell'amico Salvini ha aiutato ad attutire il colpo. Insomma, dopo un anno iniziato con un sofferto (ma previdente) passo indietro nella partita per il Quirinale, Silvio c'è e si fa sentire. Vorrebbe esserci anche di più e continua a ricordarlo ai suoi ("Una chiamata in più da Palazzo Chigi..."). 

Giuseppe Conte

Politica e pop-corn. È stato un anno in discesa per l'Avvocato al timone del Movimento Cinque Stelle. Lo davano per vinto, finito, soffocato dalle faide interne alla squadra grillina e dal protagonismo del suo Guru e fondatore Beppe Grillo. E invece? Tutto il contrario. Il Movimento è il terzo partito italiano (ma il sorpasso sui dem è già realtà nei sondaggi), si è perso per strada milioni di voti ma ha retto all'usura del palazzo e nel palazzo ci è rientrato in forze, diversamente da chi ne è uscito tentando altre esperienze. Complice un camale-contico revival del leader: via la pochette, ecco il collo alto in cachemire che ne ha fatto (qualcuno lo aveva previsto) un "riferimento dei progressisti" e il "papà" degli ultimi grazie alla bandiera del Reddito. Fin qui il Conte-3 che (a differenza del Conte 2 e 1) si scaglia contro le spese in armamenti e il sostegno all'Ucraina. E il Conte 4? Chi vivrà vedrà.

Matteo Renzi e Carlo Calenda

Doppia pagella per la coppia al timone dei centristi italiani. Di qui Renzi, gran cocchiere della politica italiana anche nel 2022 (e sul prossimo anno ci sono pochi dubbi). Protagonista nel risiko Quirinale, protagonista di questa calda estate che suo malgrado ha dato il colpo di grazia alla "sua" creatura, il governo Draghi. Un bel rischio, le urne, per un progetto politico, Italia Viva, che non ha ancora spiccato il volo, sondaggi alla mano. Ma la scommessa sul Terzo Polo e il passo di lato per cedere le redini a Carlo Calenda ha infine premiato il senatore di Rignano che a Palazzo Madama (e non solo) è tornato a dare le carte.

Di là Calenda per cui il 2022 è stato l'anno della svolta. Leader all'esordio, con la mano tesa a Renzi ha dato nuova linfa a un partito, Azione, che ora punta alla doppia cifra. Con il suo 8% a settembre il Terzo Polo si è confermato un perno importante della politica italiana anche se, stando ai numeri, si ferma per ora a quinto polo tra i partiti presentati alle urne. Opposizione pragmatica e non ideologica al governo Meloni, linea inflessibile su atlantismo e sostegno all'Ucraina così come contro l'assistenzialismo che porta voti facili. È la strada più ripida, ma potrebbe portare lontano.

Ultimo aggiornamento: 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA