Oggi la direzione del Pd. La tempesta interna e forte, e Nicola Zingaretti sta cercando di ricucire con i renziani, che sono sul piede di guerra dopo la vicenda di Lotti e della sua autosospensione per la vicenda Csm. “Non dobbiamo litigare tra di noi, ma fare tutto insieme una grande opposizione a Salvini e ai 5 stelle che stanno portando l’Italia nel baratro”. Questo il modo del segretario, ma le pulsioni autodistruttive della sinistra, come si sa, sono più fieri di qualsiasi altra cosa. In più non è stato ancora trovato il tema forte - il lavoro? l’ambiente? - che possa fare fa perno al rilancio del bel dialogo con i cittadini. In una fase in cui, forse, si sta andando alle elezioni a settembre. E poi c’è in altra questione cruciale, che alleggia sulla direzione di oggi e che ancora non si sa come sciogliere. È quella del che cosa vogliamo essere. La sintetizza molto bene l’ex ministro Arturo Parisi. Così: “Non basta dire nuovo Pd, ora Zingaretti indichi una strada. Un Pd costola di sinistra di una coalizione di forze politiche, o un Pd casa di tutti i riformisti alternativo al progetto perseguito nei fatti da Salvini?”. Non è una questione di lana caprina, si tratta di decidere uno schema di gioco e di farlo sicuro: perché è non sicuro a settembre, le elezioni non saranno molto tardi e i dem hanno urgenza si attrezzarsi.
Ultimo aggiornamento: 11:20
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