Pd, Zingaretti finisce nel mirino. Lui: chiacchiere. Assist di Conte

Lunedì 22 Giugno 2020 di Simone Canettieri
Pd, Zingaretti finisce nel mirino. Lui: chiacchiere. Assist di Conte

Non vuole rispondere. Per non aprire un dibattito - ora - sul futuro del Pd. La consegna del silenzio come scelta politica, per far cadere cioè le critiche del sindaco Giorgio Gori alla sua leadership, le richieste di un congresso anticipato, certi «voci di dentro» poco incoraggianti per il futuro. Per molti, le prove di un assalto al quartier generale in una seconda fase. Ma a fine serata Nicola Zingaretti cambia strategia. E fa trapelare due concetti. Prima bolla come «chiacchiericcio» questo nuovo fronte che rischia di logorarlo, poi fa sapere di aver ricevuto «con grande piacere centinaia di messaggi». Tutti con lo stesso tenore: «Vai avanti». 

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Intanto, da Villa Pamphilj, ecco l’assist del premier Conte al segretario del Pd: «Ha le idee molto chiare ogni volta che abbiamo un confronto». E le parole ostili arrivate addosso al leader del Nazareno dai suoi compagni di partito? «Che ci sia stata qualche notazione critica avviene in tutte le famiglie. Nel Pd, come negli altri partiti, trovo una forza consapevole del momento che stiamo attraversando», è la blindatura del premier, e a doppia mandata. D’altronde, l’argomento potrebbe coinvolgerlo.

Un asse che spinge Zingaretti a un commento pubblico sugli Stati Generali appena terminati. Un’occasione per rivendicare il ruolo dei dem («Fulcro della svolta europeista e principale forza di rinascita del Paese»), ma anche per mandare un messaggio interno. Che suona così, come la canzone di Vasco Rossi: «Eh già, io sono ancora qua». 

Eppure, le critiche di Gori, in qualche modo, hanno aperto se non una breccia almeno un dibattito sul futuro del Partito democratico. Il vicesegretario Andrea Orlando ironizza sull’«astuzia» tattica del sindaco di Bergamo e tra i due sono scintille su twitter. La sindrome autolesionista che ha caratterizzato e usurato tutte le guide dei partiti di sinistra è dietro l’angolo, fa capire il numero 2 del Nazareno. 

Gori non riceve il sostegno nemmeno da Base riformista, cioè la corrente a cui fa riferimento, anche se i suoi esponenti parlano di «tempi sbagliati» scelti da Gori. Anche se il leader di Bs e ministro della Difesa Lorenzo Guerini tiene a precisare due aspetti: il congresso non ci sarà adesso, però «non perdiamoci in polemiche che non servono, ma non liquidiamo questioni di merito che è bene affrontare». Dunque sì il dibattito sì, ma senza chiasso. Con l’europarlamentare Irene Tinagli che aggiunge: «Non credo sia il momento di riaprire la corsa alla leadership Pd, ma i temi sollevati da Giorgio Gori sono rilevanti, specie la necessità di una linea più incisiva su imprese e crescita».

Nessuno dei collaboratori più stretti di «Zinga» riesce a scacciare il retropensiero che certi attacchi, alcuni distinguo velenosetti, arrivino anche con la soddisfazione di un altro ex segretario: Matteo Renzi. Le prove non ci sono, ma gli sfoghi dei collaboratori del segretario sì. Per esempio, c’è chi ricorda come il Pd nell’ultimo anno abbia subito due scissioni (Renzi e Calenda) tenendo comunque nei sondaggi e come, allo stesso tempo, in dieci mesi di esperienza giallorossa sia ormai chiaro a tutti chi guida l’esecutivo tra i dem e i grillini. «Altro che subalternità», si sfogano al Nazareno. Le parole di Gori, controluce, sembrano aver lasciato un segno. E messo in moto anche possibili candidature alternative, magari da fantapolitica. Con domande del tipo: e se l’anti-Nicola fosse un altro governatore come Bonaccini? 

Qualcosa nei sotterranei del partito forse si muove. O forse no. Tuttavia Andrea Marcucci, capogruppo del Pd in Senato, non ha problemi a dire che non si è può mettere in discussione la segreteria del partito, ma «adesso le priorità sono altre». 

La partita non è finita, comunque. Anzi forse deve ancora iniziare: a settembre ci saranno le elezioni in sei regioni. Un bilancio poco lusinghiero per il Pd potrebbe far ripartire la discussione, magari con altri toni. Salvo altre priorità, come appunto un peggioramento dei dati economi del Paese: l’arrivo della recessione. 
 

Ultimo aggiornamento: 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA