Pd, via libera alla nuova carta dei valori (ma il vecchio statuto rimane valido). Il ritorno “a casa” di Articolo Uno

Alla fine, per evitare spaccature, prevale il compromesso: via libera al nuovo testo che comunque «non sostituisce» ma si «affianca» a quello vecchio

Sabato 21 Gennaio 2023 di Andrea Bulleri
L'assemblea nazionale dem approva il nuovo regolamento per le primarie del 26 febbraio

A sinistra, ma non troppo. Si potrebbe riassumere così il nuovo manifesto dei valori del Pd, a cui l’assemblea nazionale di oggi era chiamata a dare il via libera (che arriva a metà pomeriggio, con 8 contrari e 22 astenuti). Un bilancio riveduto e corretto degli ultimi 15 anni, secondo i sostenitori della nuova carta; una svolta a sinistra che cancella in fretta e furia il tentativo di costruire un partito riformista a vocazione maggioritaria, ribattono invece i critici, molti dei quali esponenti dell'area che sostiene Stefano Bonaccini. Alla fine, per evitare spaccature, prevale il compromesso: via libera al nuovo testo che comunque «non sostituisce» ma si «affianca» a quello vecchio.

E che  rimane aperto a possibili contributi futuri del gruppo dirigente che uscirà dalle primarie del 26 febbraio.

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La soluzione, insomma, è decidere di non decidere, per evitare di compromettere un'unità che, ripete Letta dal palco dell'Antonianum (dove per quasi 8 ore va avanti l'assemblea nazionale dem), deve venire «prima di tutto». Troppo alto il rischio di mettersi a litigare perfino sul nuovo manifesto, elaborato da una commissione di 80 "saggi" convocata ad hoc. E che fa capire l’aria che tira già dal titolo, “Il filo rosso”. Il documento, venendo incontro alla richiesta dell'ala sinistra dem,  non a caso spazza via ogni riferimento al neoliberismo e alla “flessibilità” del lavoro, concetti a cui apriva la vecchia carta del 2007. Abbracciando, invece, la lotta «contro precariato, sfruttamento, lavoro nero e lavoro svolto in condizioni non sicure». 

I punti

Benvenuto (o bentornato) anche allo «Stato regolatore e innovatore in grado di far risaltare la capacità trasformativa delle imprese”, mentre 15 anni fa la mano pubblica doveva solo «fissare le regole per il buon funzionamento del mercato» e «non interferire nelle attività economiche». E addio, allo stesso tempo, a ogni riferimento sul «mercato aperto», un tempo ritenuto «essenziale per la crescita». Indietro tutta, così come sulla vocazione del partito "maggioritario" che fu il perno della stagione di Walter Veltroni. E poi stop ai tentativi di cambiare la Costituzione nella parte che riguarda la forma di governo: ora la Carta va applicata così com'è, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti sociali. 

Grande attenzione, infine, al tema dei cambiamenti climatici e della transizione green: «Non possiamo più permetterci ritardi o tentennamenti - si legge - né nella transizione verso un mondo senza combustibili fossili, né nel rafforzamento delle tutele sociali». 

Le polemiche

Alla fine, incassate le polemiche sul ritorno a sinistra, la soluzione di compromesso fa sì che in extremis il documento preveda un riferimento alle imprese, «patrimonio essenziale del Paese». Ancora troppo poco, per l'ala riformista del Pd. Che infatti ottiene di non veder del tutto accantonato il vecchio statuto del 2007. Archiviata la partita sulle regole e le modifiche statutarie (anche per consentire il ritorno dei fuoriusciti di Articolo Uno), la priorità per una parte dei dem è quella di tornare a parlare di temi. «Mai più intrappolati in discussioni incomprensibili fuori da qui - esordisce Bonaccini - Del nome me lo chiedono solo i giornalisti, non ho trovato un cittadino, un elettore che ponesse il problema di cambiare nome ma tanti di cambiare politiche, classe dirigente e di ascoltare la base».

 «Dobbiamo capire come si è rotta la connessione sentimentale con chi non stiamo più rappresentando, tornare a dare speranza con una direzione chiara e comprensibile - traccia la rotta Elly Schlein - La sfida congressuale è quella di ricucire le fratture. Ma più che le fratture tra di noi ci interessa ricucire le fratture con i mondi di
riferimento che non si sentono più rappresentati, i lavoratori, l'accoglienza, il terzo settore, la scuola». 

Ultimo aggiornamento: 20:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA