Partito sindaci, ecco perché il Pd punta alle liste territoriali (e i primi cittadini pronti a scendere in campo)

Il "progetto" pd: candidati solo di piccole città, altri a supporto campagna

Martedì 26 Luglio 2022
Partito sindaci, ecco perché il Pd punta alle liste territoriali (e i primi cittadini pronti a scendere in campo)

Una cordata di sindaci per coinvolgere le realtà locali e trainare liste territoriali in vista delle prossime elezioni politiche. Sarebbe questo il progetto del Pd per fare la differenza alle prossime elezioni. Una rete territoriale, ben radicata, legata al partito ma che raccolga anche i civici. Una rete che potrebbe prevedere sia la candidatura di alcuni primi cittadini sia una lista legata all'amministrazione locale di riferimento con la possibilità di avere in alcuni collegi anche il nome del sindaco come 'sponsor'.

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Un progetto che sfrutta civismo e territorio e parte da un dato già consolidato, i tanti sindaci dem sparsi sul territorio impegnati ad amministrare. Un piano d'azione che potrebbe essere al centro dell'incontro in programma per domani mattina alle 12 tra il segretario Enrico Letta e una delegazione di sindaci dem.

 

La posizione dei sindaci

Come ribadito dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci, e coordinatore dei primi cittadini dem, i sindaci saranno «fondamentali» perché quelli riformisti e progressisti «attualmente sono il 70%», una forza territoriale superiore alla destra. Idea accolta con favore da molti. Per il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, alle prossime elezioni politiche «serve una lista civica nazionale che si affianchi, nella coalizione di centrosinistra, alle liste del Pd e degli altri partiti». Lo stesso messaggio arriva da Torino: «La proposta avanzata dal segretario Letta di una discussione con i segretari regionali e dei territori per arrivare a una proposta di lista» sembra un meccanismo «molto interessante», commenta il sindaco Stefano Lo Russo, aggiungendo inoltre che si dovrebbe seguire lo schema Torino del 2021.

In alcuni casi i sindaci, oltre che essere l'ossatura della campagna territoriale, potrebbero candidarsi.

I nomi in campo

Pochi i nomi per ora anche se, considerato che la legge impone ai sindaci delle città con più di 20mila abitanti di dimettersi prima di candidarsi, a correre per le politiche potrebbero essere più che altro primi cittadini dei piccoli centri. Se i sì ancora non sono arrivati ufficialmente, ad essere messi nero su bianco sono stati primi dinieghi. La sindaca Pd di Ancona, Valeria Mancinelli, il cui mandato scade nel 2023, ha detto esplicitamente che non si candiderà «nonostante le tante richieste a noi sindaci», e dello stesso avviso il suo omologo fiorentino: «Ringrazio coloro che mi hanno chiesto di candidarmi al Parlamento, ma il bellissimo lavoro che dobbiamo portare avanti per la nostra città richiede il mio massimo impegno», ha precisato sui social Dario Nardella. Il 'claim' è sposato anche da Giorgio Gori. Il sindaco di Bergamo ha infatti detto che non intende candidarsi. Anzi, considera «impensabile» dimettersi dalla carica di sindaco per correre alle politiche. «Per candidarmi dovrei dimettermi nei prossimi giorni: questo è assolutamente impensabile», ha tuonato Gori. Per i sindaci, oltre all'incandidabilità, il problema è anche il Pnrr e i progetti da portare avanti, un impegno col territorio difficile da accantonare. La chiamata alle armi nel perimetro locale è sottolineata anche dal presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ha smentito le voci di una sua candidatura ma rilancia: «Si sta qui, si combatte, si lotta» aggiungendo che però non farà mancare il suo sostegno al Pd nella campagna elettorale.

Il sindaco di Milano

«Pronto a fare una lista nazionale? No, sto solo cercando di dare una mano, è chiaro che Letta è il segretario di un partito che per me è un riferimento, non essendo il mio partito, ed è un amico da tanti anni, quindi più che altro volevo capire la situazione. Io non sarò parte di questa partita ma questo l'ho detto molte volte. Da qua a disinteressarmi per un momento così delicato per questo Paese ce ne passa». Lo ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala, davanti alle telecamere di Fanpage.it e Fattoquotidiano.it dopo l'incontro a Roma con il segretario del Pd Enrico Letta e Luigi Di Maio, leader di Ipf e ministro degli Esteri.

Ultimo aggiornamento: 19:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA