Pagelle per i magistrati, toghe sotto esame ogni quattro anni: dopo due bocciature si è rimossi dal servizio

Al Csm un dossier su ogni giudice con dati e numeri su sentenze e processi

Domenica 26 Novembre 2023 di Francesco Bechis
Pagelle per i magistrati, toghe sotto esame ogni quattro anni: dopo due bocciature si è rimossi dal servizio

I voti ai magistrati, come a scuola: “buono”, “discreto”, “ottimo”, “non positivo”, “negativo”.

I controlli e le sanzioni per verificare l’attendibilità e il risultato dei processi giudiziari, ridurre i tempi della giustizia-lumaca in Italia. E poi ancora, la stretta sulle toghe fuori ruolo, quelle prestate alla politica o che passeggiano per i corridoi del ministero di via Arenula, in attesa di un nuovo incarico. Non è vero che Giorgia Meloni ha messo da parte la riforma della Giustizia. Due decreti pronti ad approdare in Cdm all’inizio della prossima settimana sono lì a dimostrarlo. 

Condannato per le botte alla fidanzata, lei in aula: «Lo amo, lo perdono». Ma il giudice le vieta di abbracciarlo

È la riforma dell’ordinamento giudiziario, l’attuazione della legge Cartabia a cui da mesi chiede di provvedere l’Ue e serve a centrare gli obiettivi del Pnrr. In attesa della riforma costituzionale della separazione delle carriere, prende dunque il via un’altra piccola, grande rivoluzione: il “fascicolo del magistrato”. Il governo, sotto la regia del Guardasigilli Carlo Nordio, perfeziona il sistema di valutazione dell’operato dei magistrati da parte del Consiglio superiore della magistratura, che finora ha mostrato più di una falla nella sua attuazione pratica. È un passaggio politico delicato, che serve alla premier anche per placare le richieste di Forza Italia, in pressing sulle riforme della Giustizia. E rischia di agitare di nuovo le acque tra governo e magistratura. 

LE REGOLE

Quali sono le nuove regole per le toghe italiane? Il fascicolo, spiega un decreto legislativo visionato dal Messaggero, sarà «istituito presso il Csm». Conterrà numeri, dati e giudizi compilati dai vertici degli uffici giudiziari sull’attività delle toghe che ne fanno parte. La gestione dei procedimenti pendenti, «l’esito delle richieste o dei provvedimenti» resi nelle fasi del processo, i verbali delle udienze. Tutto questo servirà al Csm per la valutazione dei magistrati italiani. Con tanto di voti, promozioni e bocciature. Come avviene (o dovrebbe avvenire) oggi, il giudizio sull’operato delle toghe scatterà «ogni quattro anni», a partire «dalla data di nomina» del giudice e finirà solo dopo la settima valutazione (ovvero dopo almeno ventotto anni di carriera). Il decreto specifica i criteri su cui verteranno le “pagelle” dell’organo di autogoverno della magistratura. Sono quattro. La “capacità” del giudice, tradotta nel «possesso delle tecniche di argomentazione e di indagine», o ancora «la conduzione dell’udienza da parte di chi la dirige e la presiede». La “laboriosità”, cioè «la produttività, intesa come numero e qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici» e al «tempo di smaltimento del lavoro». Dunque il terzo criterio, la «diligenza», «riferita all’assiduità e puntualità nella presenza in ufficio, nelle udienze e nei giorni stabiliti» così come al «rispetto dei termini per la redazione, il deposito di provvedimenti o comunque per il compimento di attività giudiziarie». Infine il quarto parametro, «l’impegno», ovvero «la disponibilità per sostituzioni di magistrati assenti» e «la frequenza di corsi di aggiornamento». Valutata la presenza o meno di questi requisiti, ogni quattro anni sarà il Csm a tirare le somme, sfogliando i rapporti sull’operato dei giudici. Un primo giudizio sarà espresso dal Consiglio giudiziario, l’organo consultivo decentrato del Csm, che sulla base dei dati raccolti trasmette al Consiglio superiore “un parere motivato” sul giudice sotto esame. A questo punto il voto finale del Csm, controfirmato dal ministro, può fare la differenza nella carriera di un magistrato. Se al termine dei quattro anni la valutazione sarà positiva (divisa a sua volta in “discreta”, “buona”, “ottima”), il giudice avrà lo scatto di carriera e se previsto anche dello stipendio. 

I GIUDIZI NEGATIVI

Se il voto sarà «non positivo», il Csm procederà a un nuovo giudizio dopo un anno. Cosa succede se invece un magistrato viene “bocciato”? Dipende. Le conseguenze di un giudizio «negativo» variano dall’obbligo di frequenza di «un corso di frequentazione professionale» a misure più drastiche. Come l’assegnazione del magistrato «a una diversa funzione» nello stesso ufficio, l’esclusione da incarichi direttivi «fino alla sua prossima valutazione». L’esame si ripete dopo due anni, nel frattempo il giudice perde il «diritto all’aumento periodico di stipendio». Se il Csm conferma il giudizio negativo, il magistrato, che nel corso del procedimento potrà difendersi e chiedere di essere ascoltato, è «dispensato dal servizio». È un intervento che serve a rimettere ordine in una materia, la responsabilità disciplinare delle toghe, affrontata da tante riforme ma rimasta spesso sulla carta. C’è però anche una ratio politica. Se la riforma costituzionale della separazione delle carriere è stata messa in stand-by - un po’ per non cercare lo scontro frontale con i giudici, un po’ per dare priorità alle riforme bandiera di Lega e FdI, l’autonomia e il premierato - Meloni andrà avanti sulla riforma dell’ordinamento. Come da programma. 

Ultimo aggiornamento: 14:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA