Corsa al Colle, Mattarella bis o Draghi: tutte le ipotesi

Lunedì 9 Agosto 2021 di Mario Ajello
Corsa al Colle, Mattarella bis o Draghi: tutte le ipotesi

Il tam tra i parlamentari già in vacanza e quelli ancora rimasti a Roma ma per poco, racconta che tra le tante ipotesi - compresa quella di un Mattarella bis da lui non voluto e non cercato ma quando la patria ti chiama in ginocchio si può finire per fare come Napolitano che riluttantemente accettò - si sta facendo sempre più strada questa: mandare Mario Draghi sul Colle nell’elezione di febbraio. Corollario: con il premier asceso al più alto incarico della Repubblica, poi una figura per sostituirlo a Palazzo Chigi, un personaggio draghista e trasversale, tecnico-politico ma non partitico,  sarà lo stesso SuperMario a trovarlo».

Questo lo scenario che ci aspetta? 

Corsa al Colle, lo scenario

 


Big e peones dei partiti, soprattutto dentro il Pd ma anche nei 5 stelle e tra i forzisti che agitano il nome di bandiera di Berlusconi sul Colle ben sapendo che è impossibile, si dice anche se Marta Cartabia avesse dimostrato maggiore capacità politica nella conduzione delle trattative per la legge sulla giustizia, che ha dovuto impugnare Draghi giorno per giorno con il suo surplus di professionalità, il tandem Colle-Palazzo Chigi sarebbe stato più o meno già pronto: con l’attuale premier al Quirinale e alla presidenza del consiglio la prima donna in quella carica nella storia italiana, ossia appunto la Cartabia. O magari toccherà a lei, alla ministra della giustizia, succedere a Sergio Mattarella? Ogni ipotesi è possibile e i giochi parlamentari sono ancora tutti da fare. 

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Ma quella che sta prendendo forza, per poi magari sfarinarsi perché la scelta per il Colle si fa alla fine e in extremis e mai all’inizio del match più imprevedibile della politica italiana, è l’opzione Draghi. Nel caso, come suo successore-continuatore e emissario a Palazzo Chigi potrebbe andare l’attuale ministro dell’economia, Daniele Franco. Così - si vocifera nelle conversazioni tra parlamentari in vacanza ma già con la testa alla vera partita politica del 2022 - Draghi governerebbe da due poltrone, quella del Colle (siamo pur sempre in un Paese tendenzialmente presidenzialistico a giudicare dall’ultimo decennio - e quella del governo sia pure indirettamente e tramite moral suasion e altri modi più o meno felpati ma sempre rispettosi della Costituzione di esercitare il peso importante che il Colle ha nelle questioni di Stato e di conduzione politica della cosa pubblica. Draghi va al raddoppio del suon potere? Metterla così, è un modo molto maccheronico - e oltretutto assai prematuro perché il gioco sarà lungo e articolato in un Parlamento che rischia di essere ingovernabile dai partiti - di porre la questione. Ciò che è certo, però, è che l’Europa sarebbe contenta e rassicurata di vedere il suo pupillo Mario, ex presidente della Bce, ancora più forte di prima. 

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Naturalmente, mancano ancora sei mesi alla scelta. Ma c’è chi assicura, vantando buone entrature nel Colle, che nel contratto di ingaggio di Draghi sei mesi fa come premier e salvatore della patria ci sarebbe stata questa clausola: combattere il Covid, garantire la buona impostazione del Recovery Plan rassicurando l’Europa e il mondo sulla serietà italiana e poi Draghi, una volta esaurito il doppio compito, sarebbe diventato presidente della Repubblica. La sua affermazione dell’altro giorno è stata, magari troppo maliziosamente letta anche in questa chiave: «Cerco di fare al meglio il premier, poi vedremo. L’orizzonte è nelle mani del Parlamento...».

 

Un modo per ingraziarsi i partiti?  Draghi non ne ha bisogno, eppure non che parlare bene di essi. I quali - per esempio la Lega e Fratelli d’Italia ma anche Conte per M5S - hanno tutto l’interesse a mandare Draghi sul Colle, convinti che senza più premier si voterebbe subito. In elezioni che Salvini e Meloni credono di vincere, insieme ma da rivali, in volata e che Conte vuole anticipate per spendersi quel tanto o poco di popolarità che gli è rimasta da quando era premier e per non far logorare il movimento stellato in questo quadro di governo nel quale i grillini stanno sempre più a fatica, vedendosi smontare le loro vecchie riforme ed è il caso della legge Bonafede adesso e forse del Reddito di cittadinanza poi.


I quirinabili comunque sono tanti: Casini è ben messo perché trasversale e perché è la prima scelta di Renzi (Italia Viva 49 parlamentari pesanti) il quale nei giochi di Palazzo è di gran lunga il migliore. Ma anche Gentiloni, molto più di Veltroni e di Franceschini, potrebbe essere la carta che spunta alla fine e vince. Oppure tanti altri, a cominciare dal Mattarella bis. Non partecipa al gioco Prodi - gli sono rimaste impresse le coltellate dei 101 franchi tiratori - se non per dire così alcuni giorni fa: «In un passaggio guidato e non traumatico, la salita di Draghi al Quirinale sarebbe una garanzia importante». 
Per ora però si tratta solo di scenari che si moltiplicano, si affastellano e si elidono a vicenda - uno dice addirittura: Brunetta for President! - ma se SuperMario deciderà di essere lui il prescelto avrà per la sua eventuale ascesa  al Colle una via in discesa.

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 05:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA