La camera di consiglio è durata due giorni, dopo l'udienza fiume nella quale gli avvocati di medici e infermieri No vax, ma anche docenti che per mesi sono stati sospesi dal lavoro e dallo stipendio, hanno parlato di «ricatto di Stato». Dopo due anni di manifestazioni e slogan, è stata la Consulta a decidere, mettendo un punto fermo sulla materia dei vaccini anti-Covid, salvando l'obbligatorietà introdotta dal governo Draghi nel 2021 per alcune categorie professionali - operatori sanitari, professori, forze armate - con l'obiettivo di contrastare la diffusione della pandemia, e dichiarando valide le relative sanzioni per chi non si adeguava.
LE QUESTIONI Al centro della causa, le misure che i No vax hanno contestato nei mesi passati nelle piazze di tutta Italia e che sono state rifiutate da quasi 2 milioni di italiani che, pur rientrando nelle categorie vincolate, hanno preferito subire la sospensione dal lavoro e dallo stipendio, rivolgendosi poi ai giudici e ai tribunali amministrativi. E alla Consulta sono arrivati i diversi dubbi sollevati dai tribunali di Brescia, Catania e Padova, dal Tar della Lombardia e dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Sicilia: dalla legittimità dell'obbligo alla proporzionalità delle sanzioni, soprattutto con riferimento ai lavoratori a distanza, fino alla sicurezza dei vaccini. La Corte, però, ha respinto tutte le questioni.
LA DECISIONE La Consulta ha ritenuto «non irragionevoli, né sproporzionate», le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull'obbligo vaccinale del personale sanitario. Le questioni relative all'esclusione della corresponsione dell'assegno di mantenimento a chi sia stato sospeso per essersi rifiutato di sottoporsi al vaccino sono state ritenute «non fondate». Una decisione che vale sia per il personale sanitario, sia per quello scolastico. Non è invece stata affrontata nel merito, perché ritenuta «inammissibile per ragioni processuali», la questione relativa all'impossibilità, per gli operatori sanitari che non si erano vaccinati, di svolgere l'attività lavorativa anche se non avevano rapporti con il pubblico.
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I PRECEDENTI La decisione della Corte Costituzionale non è una novità: già nel 2018 la Consulta si era pronunciata a favore dell'obbligo vaccinale, a patto che si verificassero tre condizioni: il miglioramento della salute dell'individuo e della collettività, il fatto che le conseguenze fossero tollerabili, la previsione di un equo indennizzo in caso di danni collaterali e non prevedibili. Per sapere i dettagli della nuova decisione sarà necessario attendere il deposito delle motivazioni. Nel frattempo insorge in mondo No vax, con il leader Stefano Puzzer che nonostante la sentenza dichiara: «L'obbligo lo decidono le persone, non una Corte costituzionale non legittimata a decidere per il nostro futuro». Due giorni fa, mentre nell'aula era in corso l'udienza, davanti alla Consulta si sono riuniti alcuni manifestanti provenienti da tutta Italia - una cinquantina in tutto -, con tricolori stretti al collo, cartelloni e felpe con scritte inneggianti alla libertà. Intanto è arrivata la stima di quanti italiani hanno deciso di non rispettare l'obbligo vaccinale: tra gli over 50 sono 1.693.294. In 808.958, appartengono alla fascia di età tra i 50 e i 59 anni, nella quale, complessivamente, l'adesione alla campagna per la prevenzione del Covid è stata molto alta: 90,50%. Una percentuale che sale tra gli ultraottantenni: in 4.402.891 - poco più del 95% - hanno deciso di vaccinarsi.
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