Sottosegretario Ferro ieri la Francia ha bacchettato ancora l'Italia per la gestione dei migranti annunciando conseguenze «gravi». Cosa pensa del dietrofront di Parigi?
«Il fatto che la Francia si sia dovuta fare carico dell'accoglienza di una nave di una ong serve ad aprire una seria riflessione sul fatto che la gestione dei flussi migratori deve riguardare tutta l'Ue e non soltanto l'Italia.
Come risponde il governo italiano alle loro accuse?
«L'Italia ha fornito in pieno supporto umanitario, soccorrendo i migranti e dando loro assistenza sanitaria. Le persone fragili e vulnerabili sono scese dalle navi. E' giusto che però che chi predica solidarietà sappia metterla in pratica, non pretendere che a farsene carico sia solo l'Italia, che ha sempre accolto tutti. La solidarietà non può prescindere dal rispetto delle regole. Non c'è alcuna umanità nel fare sbarcare dei migranti e lasciarli al loro destino, senza una possibilità di reale integrazione, spingendoli verso una nuova povertà, spesso verso lo sfruttamento o l'illegalità».
Il timore è che a minare il sostegno di Parigi siano vicende di politica interna. Si può ancora collaborare?
«Non entro nelle dinamiche interne della politica francese, ma è chiaro che il governo ha sofferto le dure reazioni dell'opinione pubblica. È semplice parlare di accoglienza quando le navi delle ong arrivano sulle coste italiane, ma poi la tensione sale quando la prima nave si dirige verso la Francia. Il tema dell'immigrazione deve essere affrontato nell'ottica della collaborazione non solo con la Francia, ma con l'Europa e i paesi del nord-Africa».
Gli arrivi non si fermeranno. Il Viminale terrà lo stesso atteggiamento d'ora in poi?
«Continueremo con la linea della fermezza. Se vogliamo evitare le morti nel Mediterraneo dobbiamo fermare la partenza delle carrette del mare, stroncare l'attività degli scafisti che trafficano esseri umani, facendo una selezione di fatto tra chi può permettersi il costo della traversata e chi no. Purtroppo, come confermato dall'agenzia Frontex, l'attività delle navi ong che fanno la spola tra le coste africane e quelle europee non fanno che favorire le partenze, di fatto portando a termine il lavoro dei trafficanti. Noi siamo pronti a soccorrere i naufraghi, non essere il porto d'approdo per quelli che sembrano viaggi organizzati per favorire l'arrivo di migliaia di migranti economici clandestini. Una situazione che mette in crisi anche la nostra capacità di accogliere».
Si discute della modalità scelta per ottemperare al sostegno dei fragili. Il sistema degli sbarchi selettivi continuerà?
«È un sistema che punta a dare accoglienza e assistenza sanitaria a chi ha bisogno di aiuto per le sue condizioni di salute o più in generale per il suo stato di vulnerabilità. Degli altri è giusto che si faccia carico, anche per le richieste di asilo, lo stato di primo accesso, che è quello di bandiera della nave che ha prestato i soccorsi».
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