Covid, Antonelli (Cts): «Rischio terza ondata con il picco dell'influenza»

Sabato 21 Novembre 2020 di Graziella Melina
Covid, Antonelli (Cts): «Rischio terza ondata con il picco dell'influenza»

Per evitare che il numero dei contagi ricominci a crescere, bisogna continuare a rispettare le misure restrittive anche a Natale. Massimo Antonelli, direttore del dipartimento di Anestesia e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Cts lo dice chiaramente: «Pensare che si torni a una situazione precovid è impossibile.

Non sarebbe neanche responsabile. Che facciamo, migliorano la situazione epidemica grazie alle misure più stringenti che sono state prese e poi corriamo il rischio di far ripartire l’epidemia con i festeggiamenti di Natale?»

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L’ipotesi di consentire maglie più larghe la prima metà di dicembre per stringere poi per Natale può funzionare?
«Ci sarà sicuramente l’opportunità, specie se la curva epidemica tende a mitigarsi come incomincia a fare, ad avere un minimo di allentamento con la possibilità di trascorrere con una maggiore normalità il periodo che ci porta alle feste. Certamente non possiamo entrare nell’ordine di idee di fare veglioni o feste a Capodanno in piazza, o a Natale una riunione familiare di 20 persone. Assolutamente no, riproporrebbe gli schemi che hanno portato la seconda ondata».

Con le misure restrittive previste l’Rt scenderà? 
«È quello che sta accadendo, anche se non in modo decisivo. Potremo sentirci più sereni, come dice il presidente dell’Iss Brusaferro, nel momento in cui vedremo l’Rt che scende al di sotto dell’1. Per il momento non ci siamo ancora».

Se non si rispettano queste misure anche a Natale c’è il rischio di far risalire i contagi?
«Credo che il presidente del Consiglio non abbia alcuna intenzione di essere intrusivo nella privacy delle famiglie, però c’è la raccomandazione ad evitare quello che si è dimostrato un veicolo di contagi proprio nelle riunioni o nelle feste. I report scientifici dimostrano che attraverso le riunioni e l’assembramento si è prodotta una diffusione dei positivi. Il problema è quello di mantenere la massima attenzione e avere un comportamento prudente in questa fase che ci ha costretto a dover applicare misure più stringenti. Altrimenti vorrebbe dire tornare indietro in modo irresponsabile».

Secondo lei si rischia una terza ondata?
«Stiamo andando verso il picco influenzale. Dipende da quanta popolazione ha potuto vaccinarsi e da quando arriverà il picco. Di solito è a metà o a fine gennaio. Avremo una somma delle due cose: la persistenza del virus più o meno mitigata e la partenza del picco influenzale. Questa situazione potrebbe tornare ad affollare i pronto soccorso». 

Lei esclude un nuovo lockdown?
«Bisogna aspettare. Potrebbe esserci il rischio di vedere di nuovo pronto soccorso e terapie intensive affollati perché le patologie virali si sommano. La gravità dell’influenza dipende dalle persone che vengono colpite, quelle con polipatologie e fragili possono avere anche un certo grado di mortalità. Sono considerazioni da mettere in conto per poi adattarsi a quello che accade, prevenendolo ove possibile».

Bisogna stare attenti ancora per molto.
«Certo. Anche perché molte persone immaginano che con il vaccino si possa essere tutti liberi. Ma non è così. Per riuscire a vaccinare miliardi di persone servono mesi, ammesso che basti. Quindi inevitabilmente avremo la popolazione mista fra quelli che hanno acquisito immunità e quelli che circolano senza. E poi bisognerà vedere a chi verrà somministrato per primi il vaccino. Certamente, a seconda dei fattori di rischio, verrà dato al personale sanitario e a quelli che svolgono compiti sociali importanti, come le forze dell’ordine oltre che alle persone più fragili».

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Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA