Elezioni, Piccolotti e Di Biase, donne candidate e prese di mira: «Ma noi non siamo le mogli di»

Le due donne rispondono a chi le accusava di candidature sicure grazie ai loro mariti

Mercoledì 10 Agosto 2022
Piccolotti e Di Biase, la rivincita delle donne contro la polemica dei seggi bloccati: «Non siamo le mogli di»

Sono due donne con vent'anni di carriera politica e militanza alle spalle ma quando i loro nomi sono finiti tra le possibili candidature del centro-sinistra hanno causato molte polemiche. Il motivo? Sono entrambe mogli di politici di primo piano, e per questo sono state accusate di essere in pole position per un posto blindato, cioè sicuro per l'elezione, in virtù dei loro compagni. Elisabetta Piccolotti (moglie del segretario di Si Nicola Fratoianni e coordinatrice della Segreteria nazionale di Sinistra italiana) e Michela Di Biase (consigliera regionale nel Lazio per il Pd e moglie del ministro Dario Franceschini) non ci stanno. «Non siamo solo le mogli di...» è il messaggio che trapela da due post pubblicati a poca distanza l'uno dall'altro nei profili facebook delle due politiche, che contrattaccano accusando di mentalità maschilista e patriarcale chi ha criticato le loro candidature in quota "mogli". 

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Elisabetta Piccolotti «Un sistema sessista che riduce le donne a orpello degli uomini»

«Su di me solo putrido fango, una mentalità maschilista e patriarcale». Così Elisabetta Piccolotti ha sbottato su facebook dopo giorni di polemiche che la vedevano al centro di un patto per candidarla in Parlamento. 

«Il famoso collegio uninominale non era per Elisabetta Piccolotti: erano due, per Ilaria Cucchi e Aboubakar Soumahoro, e io ne sono davvero felice», ha scritto Piccolotti che ribadisce il suo impegno politico: «24 anni  tutti fuori dal parlamento e a prescindere dal mio matrimonio».

Poi si scaglia contro «un sistema maschilista e sessista, fondato sulla demolizione del valore e della storia delle donne e sulla loro riduzione ad orpello degli uomini».

Sulla sua possibile candidatura afferma che sottoporrà il suo nome all'assemblea del partito: «Deciderà l’assemblea nazionale del mio partito se sono utile o sono d’intralcio, se candidarmi e dove, come sempre è stato». «Decideranno loro e non due maschi in una stanza, e giudicheranno se il mio profilo è utile ad accrescere il consenso della nostra lista. È così che si fa nelle esperienze collettive: non io, ma noi», chiude.

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Michela Di Biase: «Non sono Lady Franceschini»

Anche Michela Di Biase, moglie di Dario Franceschini dopo giorni di silenzio ha affidato ai social una risposta al veleno contro chi ha polemizzato sulla sua candidatura: «Sono stata descritta come la “moglie di” o “Lady Franceschini”. Proprio contro questo atteggiamento misogino e maschilista ho sempre lavorato» scrive Di Biase. «Il Partito Democratico sia romano e regionale ha messo il mio nella rosa di nomi per le candidature alle prossime elezioni politiche, di questo sono orgogliosa e grata. Grata perché quella che da sempre è la mia comunità ha riconosciuto il mio lavoro ed il mio impegno di questi anni».

Ultimo aggiornamento: 18:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA