Bollette, Salvini chiama Draghi e lancia il "modello Macron". Cos'è e come funziona

Il governo francese è già intervenuto con decisione per fermare l'impennata a gennaio

Domenica 28 Agosto 2022 di Francesco Bechis
Bollette, Salvini chiama Draghi e lancia il «modello Macron». Cos'è e come funziona

Matteo Salvini cita Emmanuel Macron. Succede anche questo a un mese dalle elezioni italiane. Dalla Calabria, dove è in tour elettorale, il leader della Lega propone un patto ai partiti per fermare il caro-bollette e invita il premier Mario Draghi a seguire l'esempio del presidente francese. «Copiamo Macron, non un sovranista, Orban, Trump ma il più europeista, il più atlantista, anche il più elegante: diamo soldi subito alle aziende energetiche perchè mettano un tetto al prezzo delle bollette», la proposta. 

«Su luce e gas facciamo un armistizio, pace - dice Salvini - Noi abbiamo quantificato in 30 miliardi di euro le risorse necessarie per bloccare gli aumenti delle bollette.

Mi aspetto che Renzi, Letta, Calenda, Conte - dando per scontato che gli amici Silvio e Giorgia siano d'accordo - vogliano concordare sul fatto di portare questa proposta in Consiglio dei ministri».

Il segretario del Carroccio chiede a Draghi di convocare un tavolo con «le parti sociali, sindacati e Confindustria, Confcommercio» per intervenire subito contro l'impennata dei prezzi energetici, altrimenti, avvisa, «rischiamo una strage». L'iniziativa trova l'accordo dei partiti, da Carlo Calenda, «vediamoci domani», l'invito ai leader, a Enrico Letta, «le iniziative che prenderà il governo Draghi siano le più determinate e tempestive», rincara.

Salvini insiste sull'esempio francese. «Diamo mandato pieno al govenro in carica per fare esattamente quallo che ha fatto Macron», spiega. «Noi abbiamo quantificato in 30 miliardi di euro" le risorse necessarie "per bloccare gli aumenti delle bollette. Mi aspetto che Letta, Renzi, Calenda, Conte" accettino la proposta». Ma in cosa consiste, esattamente, il «modello Macron» che il leader della Lega tira in ballo?

IL MODELLO MACRON

Il governo francese è già intervenuto con decisione per fermare l'impennata delle bollette a gennaio, quando la tempesta dei mercati energetici europei era già iniziata. Il provvedimento, annunciato dal ministro dell'Economia Bruno Le Maire, ha introdotto un tetto del 4% all'aumento delle bollette francesi per quest'anno.

Per farlo, l'Eliseo ha dovuto intavolare una trattativa con Edf (Élecriticité de France), il colosso dell'energia francese partecipato all'83% dallo Stato conclusa con lo stanziamento di una «ricompensa» da due miliardi di euro. Per mandare in porto l'operazione, il governo francese ha usato due leve. Da una parte un drastico taglio della tassa interna sull'elettricità, passata da 22 euro per megawattora (mWh) a 50 centesimi (una mossa che è costata ben 8 miliardi di euro alle casse dello Stato). Dall'altra la richiesta a Edf di vendere ai suoi concorrenti più energia nucleare e a un prezzo fissato dallo Stato, 46 euro al mWh, di molto inferiore a quello di mercato (250 euro al mWh). 

La tagliola del governo francese ha dato i suoi frutti: a febbraio la bolletta dell'elettricità non è aumentata del 35% come era stato previsto ma si è fermata a un aumento del 4% fissato dallo Stato. Un risultato rivendicato da Macron nella campagna per la rielezione alla presidenza dove non ha mancato di presentarsi come il presidente che ha salvato famiglie e imprese dai rincari-monstre del gas.

Non tutti però hanno fatto i salti di gioia. Tra i primi a non apprezzare l'intervento proprio Edf, che oggi stima le perdite totali dovute al tetto imposto dal governo in circa 9,7 miliardi di euro. Una diatriba che adesso si è spostata nelle aule di tribunale: il gigante del nucleare ha infatti deciso di fare causa allo Stato chiededo un maxi-risarcimento da 8.3 miliardi di euro. Macron, da parte sua, ha già fatto sapere di voler riportare interamente sotto il controllo dello Stato Edf.

COSA FARÀ IL GOVERNO ITALIANO

A Palazzo Chigi il coro della politica italiana per un intervento tempestivo a difesa di famiglie e imprese è arrivato netto. Ma fonti del team di Draghi interpellate dall'Adnkronos frenano:  «i tempi sono prematuri per un intervento già settimana prossima», fanno sapere dall'entourage del premier. «Sicuramente, probabilmente nella giornata di martedì, si terrà una riunione per fare il punto, ma è arduo pensare a un intervento già nei prossimi giorni, non ci sono i tempi tecnici 'per far di conto'», aggiungono. In sostanza - questo l'avviso da Palazzo Chigi - prima di capire quante risorse ci sono per finanziare le misure di sostegno in scadenza, ad esempio il taglio delle accise sui carburanti, bisogna attendere il gettito fiscale di agosto, spiega l'Adnkronos. La linea del governo, peraltro, resta nettissima sulla richiesta di uno scostamento di bilancio avanzata da un fronte politico trasversale: non si può fare. 

Quanto ai provvedimenti da mettere in campo, il governo stima tra i 10 e i 15 miliardi di euro le risorse necessarie che potrebbero prendere forma con un nuovo decreto o un emendamento al decreto aiuti bis. Tra gli interventi allo studio dell'esecutivo un opiano di risparmi energetici e l'acquisto di gas da parte dello Stato da rivendere poi a prezzi calmierati.

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