Meloni, Putin e l'appello all'unità: «Compatti contro la minaccia imperialista, difendiamo tutti l'Italia»

Dura presa di posizione sulla Russia

Sabato 1 Ottobre 2022 di Andrea Bulleri e Alberto Gentili
Meloni, la Russia e l'appello all'unità: «Compatti contro la minaccia imperialista, difendiamo tutti l'Italia»

Tempo di unità. Sa bene, Giorgia Meloni, che il momento in cui si accinge a sedersi a Palazzo Chigi è complicato. E che per riuscire avrà bisogno di tutto il sostegno possibile. Anche di chi non l'ha votata. Perché se come appare scontato un governo Meloni nascerà entro fine mese, «sarà il governo di tutti gli italiani».
La campagna elettorale è finita, e adesso, insiste la premier in pectore, è arrivato il momento di «unire». «La propaganda di demonizzazione contro di noi ha inasprito gli animi e diviso gli italiani. Noi lavoreremo per unirli, perché questo non è il tempo di polemiche strumentali o di divisioni, ma quello della responsabilità». Una parola, responsabilità, sempre più ricorrente nel dizionario di Meloni. Investita di un compito tale (lei stessa non lo nasconde) da far tremare le vene ai polsi. Per questo la parola d'ordine è compattezza. «Il nostro obiettivo al governo sarà quello di rappresentare e difendere gli interessi e i diritti di tutti i cittadini», ribadisce.
Un appello che sa anche di risposta agli attacchi che le sono piovuti addosso dopo la notizia, diffusa dalla stampa spagnola, di una vicenda penale che anni fa aveva riguardato il padre Francesco, andato via di casa quando Giorgia (che con lui avrebbe poi troncato ogni rapporto) aveva solo un anno.

Tra chi sceglie di cavalcare la polemica c'è la giornalista Rula Jebreal, contro cui piovono le critiche sia del centrodestra (parole «vergognose e farneticanti») che del centrosinistra. Intanto lei, Meloni, annuncia querele. E aggiunge: «Tra le tante cose che non valgono per me c'è anche il detto le colpe dei figli non ricadano sui padri».

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È anche in questa logica che va letto l'appello a mettere da parte divisioni in favore dell'unità. Unità che, nella visione di Meloni, comincia dal posizionamento internazionale dell'Italia, che su questo non può permettersi di mostrare divisioni.
Una linea che si può riassumere così: mai con Vladimir Putin, sempre al fianco di Volodymyr Zelensky assieme a Europa e Stati Uniti. Meloni fin dall'inizio della campagna elettorale, a dispetto dei tentennamenti e degli scivoloni filo-russi di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ha garantito il rispetto della linea euro-atlantica sulla guerra in Ucraina. Sanzioni e sostegno militare inclusi. E, adesso che è a un passo da palazzo Chigi, la premier in pectore continua sul sentiero tracciato da Mario Draghi.
La prova è la durissima nota con la quale la leader di Fratelli d'Italia ha accolto il discorso con cui Putin ha annunciato il passaggio sotto Mosca delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia: «La dichiarazione di annessione alla Federazione Russa di quattro regioni ucraine dopo i referendum farsa svoltisi sotto violenta occupazione militare non ha alcun valore giuridico o politico», afferma Meloni, «Putin dimostra ancora una volta la sua visione neo imperialista di stampo sovietico che minaccia la sicurezza dell'intero continente europeo. Questa ulteriore violazione delle regole di convivenza tra Nazioni da parte della Russia conferma la necessità di compattezza e unità delle democrazie occidentali». «Grazie a Meloni per la sua posizione chiara e di dura condanna di Putin», ha fatto sapere Zelensky.

 


Insomma, non ci sarà spazio nella politica estera del governo di centrodestra, per posizioni terziste. In più, come dimostra lo scambio di messaggi tra Meloni e il presidente ucraino avvenuto martedì, la premier in pectore intende ritagliarsi un ruolo di interlocutrice privilegiata con Kiev. Tant'è, che è molto probabile un viaggio di Meloni nella capitale ucraina nelle settimane successive all'insediamento a palazzo Chigi.
LA CRISI ENERGETICA
Guerra a parte, Meloni è descritta «molto preoccupata» per la crisi energetica. Tant'è, che a sera lasciando Montecitorio dichiara: «Mi sto occupando delle bollette, quella è la mia priorità». Ed è allarmate per la scelta della Germania di destinare 200 miliardi al sostegno di imprese e famiglie contro il caro-energia. «Dopo questa mossa l'Ue non esiste più», dice un esponente di spicco di FdI. E spiega: «Se Berlino rinuncia alla solidarietà e alla collaborazione che dovrebbe informare le mosse dei partner europei e attinge al suo enorme spazio di bilancio, mette in grave difficoltà gli alleati: l'Italia è la seconda manifattura europea, ma non ha fondi per fare altrettanto...». E ieri, al Consiglio straordinario dei ministri dell'energia, non è avvenuta proprio per le resistenze tedesche e dei Paesi frugali quella «risposta immediata e comune a livello europeo» invocata il giorno prima da Meloni, che ha sentito il ministro Roberto Cingolani e la presidente dell'europarlamento Roberta Metsola.
Eppure, nonostante le frizioni sul fronte del gas, il cancelliere socialista tedesco Olaf Scholz ieri ha lanciato segnali distensione verso Roma: «Non vedo alcun quadro esplosivo. Conto sul fatto che anche il futuro governo italiano si atterrà alle regole europee, che ci siamo dati insieme: gli italiani sono chiaramente europeisti, e il presidente Mattarella anche». Risposta del braccio destro di Meloni, Guido Crosetto: «Apprezzo il giudizio positivo del cancelliere. E' ovvio che il futuro governo rispetterà le regole europee». Segue avvertimento: «Il futuro governo pretenderà altrettanto rispetto da parte di tutti i Paesi europei. Senza figli e figliastri». Chiaro il riferimento alla Commissione Ue che non intende frenare il piano da 200 miliardi varato da Berlino.
 

Ultimo aggiornamento: 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA