Migranti, le Regioni rosse rifiutano l’emergenza: «No ai centri di rimpatrio»

Sfida all’esecutivo: i quattro governatori dem non firmano l’ordinanza di Curcio

Domenica 16 Aprile 2023 di Francesco Bechis
Migranti, il Pd sfida il governo: asse tra governatori e sindaci dem contro lo stato di emergenza

Scontro aperto. Il Pd sfida il governo sui migranti. Quattro regioni a guida dem - Puglia, Campania, Toscana ed Emilia-Romagna - non hanno firmato lo stato di emergenza dichiarato ieri pomeriggio con un’ordinanza della Protezione civile. Mentre un asse di sindaci democratici si schiera contro la stretta del centrodestra sulla protezione speciale. C’è la firma di Elly Schlein dietro alla manovra a tenaglia degli amministratori contro le politiche migratorie del governo. 
 

LO SCONTRO

È questo il terreno su cui va in scena la prima vera mossa della segretaria, finora rimasta dietro le quinte più del previsto, contro la premier Giorgia Meloni. Nel primo pomeriggio, quando la leader del governo è appena rientrata dal viaggio in Etiopia sulla scia del “Piano Mattei”, Schlein benedice l’operazione dei sindaci di Roma, Napoli, Bologna, Milano, Firenze, Torino che in una lettera si schierano contro il “decreto Cutro”. 
Un provvedimento, scrivono Gualtieri, Manfredi, Lepore, Sala, Nardella e Lo Russo, che rimette mano «all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia».

I sindaci condannano la gestione «emergenziale» dell’accoglienza e soprattutto l’eliminazione della protezione speciale che nei giorni scorsi ha visto saldarsi l’asse Lega-FdI, una «lesione dei diritti individuali» e una «condanna all’invisibilità dei cittadini stranieri». Quasi in contemporanea prende forma il secondo boicottaggio. E cioè la scelta dei quattro governatori dem - Giani, Bonaccini, Emiliano e De Luca - di negare il consenso allo stato di emergenza sui migranti annunciato nell’ultimo consiglio dei ministri. Nell’ordinanza del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che ieri ha nominato ufficialmente il prefetto Valerio Valenti come commissario straordinario le quattro regioni dem mancano all’appello. E dunque, fanno sapere i presidenti, non ospiteranno sul loro territorio un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) che il governo inizialmente voleva costruire in ogni regione per velocizzare le procedure di rientro dei migranti che non hanno diritto all’asilo o la protezione sussidiaria, 45mila negli ultimi cinque anni. Un numero che certamente crescerà una volta entrata in vigore l’eliminazione della protezione speciale. 


I fondi per lo stato di emergenza - finora sono stati stanziati cinque milioni di euro, entro sei mesi dovrebbero salire a a venti - devono piuttosto essere spesi per potenziare il sistema dei Cas, i centri di prima accoglienza dei comuni, e il Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) del Viminale, chiedono in coro sindaci e governatori Pd. E le distanze con gli amministratori del centrodestra sembrano abissali a sentire il governatore del Veneto Luca Zaia che propone piuttosto di dichiarare «uno stato di emergenza europeo». Dal governo confermano: nessun dietrofront. Ieri la Lega ha tuonato contro «l’assurdo no ideologico delle regioni rosse a una migliore gestione degli sbarchi». Mentre il leader Matteo Salvini ha sferrato un nuovo affondo alla protezione speciale: «Toglie diritti a chi scappa dalla guerra». Il decreto Cutro approderà oggi alla Camera. Sono più di 350 gli emendamenti, da Palazzo Chigi non metteranno la fiducia per permettere fino all’ultimo di limare i dettagli. 

 

 

 

IL PIANO
In maggioranza comunque la quadra è stata trovata. FdI ha fatto sua la stretta leghista sulla protezione speciale. Sia pure con qualche accortezza per non ignorare le indicazioni del Quirinale che però ha già fatto sapere di non voler farsi trascinare nello scontro politico. Intanto il piano per l’emergenza prende forma. La struttura commissariale di Valenti si avvarrà di una trentina di tecnici. Gestirà gli hotspot e le strutture di accoglienza nei comuni e potenzierà «il servizio continuativo di trasporto marittimo e aereo» dai punti di approdo dei migranti, specie a Lampedusa dove l’hotspot è ormai al collasso e sarà affidato alla Croce rossa italiana. 


Nell’ordinanza della Protezione civile è poi prevista un’accelerazione sulle gare di appalto per la costruzione dei Cpr ospitati dalle sedici regioni italiane. Una tagliola sulla burocrazia, dalle valutazioni di interesse archeologico alla possibilità di ricorrere a procedure negoziate, non così diversa da quella entrata in campo per il Covid e la campagna vaccinale. Oggi come allora sul filo dell’emergenza. 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA