Migranti, Meloni: «Francia e Spagna? Questioni interne». È già sfida per le Europee

Il premier non vuole farsi coinvolgere nelle polemiche: vogliono regolare i loro conti

Giovedì 11 Maggio 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, Meloni: «Francia e Spagna? Questioni interne». È già sfida per le Europee

 Schivare i colpi fino quando è possibile, provando - per ora - a non cedere alle provocazioni. Nel giorno in cui la Francia rilancia i suoi affondi anti-meloniani e anche il governo spagnolo palesa la propria appartenenza ai critici dell’azione della leader di FdI, Giorgia Meloni entra in quella che ai vertici del suo partito chiamano «modalità Zen». 
In questa fase l’obiettivo della premier è infatti non farsi trascinare in un gioco polemico al rialzo che punta dritto alle elezioni europee del 2024. Tant’è che da Praga, dove ieri ha incontrato il primo ministro Petr Fiala e il presidente della Repubblica Petr Pavel, evita di alzare i toni dopo il doppio affondo sferrato da Stéphane Séjourné - presidente del partito di Emmanuel Macron - e dalla ministra del Lavoro e vicepremier spagnola Yolanda Díaz. «Credo che si utilizzi la politica degli altri governi per regolare i conti interni - spiega Meloni ai giornalisti - Non mi sembra una cosa ideale sul piano della politica e del galateo, però ognuno fa le scelte che vuole fare». 
Stessi toni poi utilizzati per parlare a Parigi («Queste dichiarazioni così aggressive fatte a favore di telecamera mi sembra che parlino all’opinione pubblica francese») e Madrid («Il ministro del Lavoro spagnolo parla di precarietà, ma mi pare si conosca molto poco la situazione, visto che l’Italia ha appena segnato il suo record storico come numero di occupati e il suo record storico di contratti stabili»).

BLOCCHI DI PARTENZA

A Palazzo Chigi del resto, questo genere di attacchi erano attesi, come fossero i blocchi di partenza della campagna elettorale per le Europee.

Tant’è che se anche tra i fedelissimi della premier c’è chi ventila la possibilità che sia stato commesso un «errore tattico» a lasciar passare così presto la concretezza dell’intesa “anti-socialista” tra i Conservatori europei guidati dalla premier e il Partito popolare di cui il vicepremier Antonio Tajani è uno degli esponenti più importanti, le dichiarazioni di ieri sono ancora considerate poco più che «scaramucce». 

Più che altro assumono una rilevanza perché non consentono più a Macron di tenersi fuori dalla mischia. «È come se Meloni avallasse una delle “sparate” di Vittorio Sgarbi» si ragiona tra chi segue il dossier per l’esecutivo. In altri termini la versione per cui è solo il suo ministro dell’Interno Gérald Darmanin ad essere fuori controllo non regge più. Le parole di Séjourné portano anche la firma dell’Eliseo. E iniziano a dare forma a quella partita a scacchi in cui si trasformeranno i prossimi vertici internazionali. Non a caso, prima che l’8 giugno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella possa atterrare a Parigi, a Roma sono tutti convinti che arriverà un segnale distensivo tra Meloni e Macron. L’occasione è con ogni probabilità il consiglio d’Europa a Reykyavik la prossima settimana o il vertice del G7 di Hiroshima, in Giappone, al via il 19 maggio. Una foto e qualche giorno di silenzio saranno più che sufficienti. Prima ovviamente di riprendere proprio da dove si erano lasciati. Ovvero da un secondo attacco frontale al governo, stavolta proprio nel giorno in cui Meloni fa visita ad uno dei più fedeli alleati con cui ha in mente di costruire la prossima maggioranza dell’Europarlamento. 

 

I SOVRANISTI

Fiala è infatti una delle punte di diamante del circolo sovranista su cui la premier può contare per ricevere appoggio al Consiglio europeo. Ieri infatti nelle dichiarazioni congiunte i due oltre che sull’Ucraina («Stiamo scommettendo sulla vittoria ucraina e su un futuro di libertà») hanno espresso totale vicinanza nel contrastare lo stop ai motori termici a partire dal 2035 («La transizione verde - ha detto Meloni - deve essere economicamente e socialmente sostenibile e non mossa da intenti utopici o ideologici ma pragmatica»), nel sostegno al progetto italiano di trasformare la Penisola in un hub energetico europeo e, infine, nel continuare a puntare l’attenzione sulla dimensioni esterna delle migrazioni. Un asse già solido che Meloni ha tutta l’intenzione di rendere più determinante a Bruxelles ancora prima di sferrare il suo “attacco” elettorale ai socialisti. Macron e lo spagnolo Pedro Sanchéz sono avvisati. 

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