La tesi è sempre la stessa: la Germania, finanziando le Ong che «traghettano i migranti» verso i porti italiani, sta tirando la corda. Ma dopo l'ultima mossa tedesca che ha annunciato un rafforzamento dei controlli alle frontiere con Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera e Austria i toni si alzano, lo scontro è ormai frontale. E nel mirino finisce Olaf Scholz a cui la settimana scorsa la premier Meloni aveva inviato una lettera chiedendo maggiore collaborazione e stigmatizzando l'operato del governo di Berlino. Crosetto, ministro della Difesa, non usa mezzi termini: «Coerente e geniale», ironizza chiamandolo in causa. «Si cerca di bloccare l'immigrazione in una parte d'Europa e se ne agevola il trasporto in un'altra», la riflessione.
Per dirla con le parole del capodelegazione di Fratelli d'Italia-Ecr al Parlamento europeo, Fidanza «si deve uscire da questa ipocrisia. C'è in Germania una coalizione di Governo molto divisa con i liberali che vogliono una stretta e i Verdi che vogliono sempre più accoglienza. Non credo che tocchi all'Italia pagare il prezzo politico di queste divisioni interne al governo tedesco».
Le trattative nell'Ue sul tema dei migranti intrecciano la partita delle elezioni europee. Uno snodo importante sarà il vertice dei leader europei che si terrà a Granada il 5 ottobre. Roma ha la sponda di Parigi, sta lavorando a un piano insieme alla Francia per prevedere investimenti in Africa e rimpatri immediati, sotto l'egida delle Nazioni unite. Intanto è stallo riguardo il negoziato sul Patto Ue sulla migrazione dopo lo stop imposto dall'Italia con il ministro degli Interni Piantedosi che al Consiglio Affari Interni del 28 settembre a Bruxelles ha chiesto tempo per approfondire il testo di compromesso presentato, con l'ok di Berlino, dalla presidenza spagnola. «La riforma della politica europea in materia di migrazione e asilo non è ancora fuori pericolo. Il governo semaforo non deve fare altri giochi politici, ma deve fare la sua parte per raggiungere un accordo entro la fine dell'anno», l'affondo anche del presidente del Ppe, Weber.
Il responsabile del Viminale (ieri ha rimarcato l'operazione di sicurezza da parte delle forze tunisine che hanno bloccato 62 tentativi di partenze illegali) oggi sarà a Ventimiglia per un vertice sull'ordine e la sicurezza pubblica. Si lavora, come annunciato dall'esecutivo qualche giorno, all'apertura di un centro di permanenza e rimpatrio nella città al confine costiero tra Liguria e Francia. Ma proprio sulla costruzione di nuovi Cpr i presidenti di Regione continuano a manifestare perplessità. «Ce l'ho nella mia regione, è quello di Gradisca premette il presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga -, e serve a rimpatriare chi ha precedenti, ma non sono la panacea a tutti i mali, risolvono una parte del problema. Serve un interventismo europeo».
I GOVERNATORI
Sulle barricate il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini: «Non servono. C'è il rischio di creare nuove tendopoli. Si è vista l'inconsistenza di slogan e di promesse che crollano di fronte al raddoppio degli sbarchi. Bisogna andare in Ue a trattare e non dire prima gli italiani». «Il governo Meloni è molto presente su tutti i tavoli. Non abbiamo mai avuto un'Italia così assertiva nei tavoli europei», la replica di Fdi che attacca quella parte di magistratura «politicizzata» che ha bloccato il dl Cutro e quelle «sinistra immigrazionista italiana ed europea che ostacola in ogni modo la lotta all'immigrazione illegale portata avanti dal governo Meloni».