Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno: «L’emergenza migranti è competenza degli Stati»

Il ministro dell’Interno: «Grande attenzione alle periferie e ai disagi dovuti dal caro-energia. Gestiremo le proteste di piazza con equilibrio»

Domenica 23 Ottobre 2022 di Mario Ajello
Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno: «L’emergenza migranti è competenza degli Stati»

Ex capo di gabinetto di Salvini al Viminale, prefetto di Roma e ora Matteo Piantedosi è il nuovo ministro dell’Interno.

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Lei conosce bene i dossier di questo dicastero. Quali le priorità che si trova adesso a gestire?

«Si comincia dall’esigenza di rilanciare il ministero dell’Interno come organo che garantisca il rispetto della legalità in una cornice di tutela dei diritti civili e di una adeguata considerazione delle diverse sensibilità che spesso s’incrociano nell’attuazione delle politiche di legalità.

Voglio dire che non metteremo le dita negli occhi di nessuno. Le faccio un esempio. Da prefetto di Roma, abbiamo affrontato le occupazioni abusive. Riuscendo a restituire ai legittimi proprietari i loro edifici e allo stesso tempo modulando l’esercizio della forza pubblica. A seconda se ci siamo trovati di fronte gli Spada, i Moccia e altre famiglie criminali, oppure davanti a povera gente a cui il diritto alla casa va garantito. Le dita negli occhi, insomma, solo a chi se le merita. Questa sarà la nostra linea dal Viminale». 

Questo metodo verrà applicato anche contro l’immigrazione clandestina che resta una questione gravissima? 

«È un paradigma che dovrà valere su tutto. Dobbiamo continuare a riaffermare l’esigenza che i flussi migratori devono essere affidati all’intervento degli Stati e alla loro capacità di governare questo fenomeno, e non all’azione dei trafficanti e neanche a quella dello spontaneismo sia pur umanitario. Proprio mentre le sto parlando, mi è arrivata la notizia che dopo un salvataggio della Guardia di Finanza in seguito al rovesciamento di un barcone al largo di Lampedusa una coppia di persone ha denunciato la scomparsa di una neonata che era al loro seguito. Ecco perché insisto sull’indispensabilità che i flussi vengano governati dagli Stati. È fondamentale rafforzare tutte le iniziative possibili di partenariato con i Paesi di nascita e di transito dei flussi. Questo partenariato va inserito in una cornice di condivisione con i Paesi europei. Oggi mi incontrerò alla Nuvola dell’Eur, a margine dell’evento con Mattarella e Macron organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, con il mio collega ministro francese Darmanin. A partire da questa opportunità, miriamo a sviluppare quella strategia e quella cornice di cui stiamo parlando». 

Altra priorità?

«Il rafforzamento delle procedure di controllo sui fondi del Pnrr, per evitare infiltrazioni criminali ma allo stesso tempo questi controlli non dovranno intralciare la velocità dell’uso dei fondi nei tempi previsti. Supporteremo anche i Comuni, che sono i principali beneficiari di questi fondi, nella programmazione e nella gestione dei progetti. Questo approccio consolida la tradizionale vocazione del ministero dell’Interno ad essere di supporto alle autonomie territoriali». 

Come verrà fronteggiato il fenomeno delle scritte brigatiste, dei manichini appesi a testa in giù, delle risorgenti forme di violenza politica? 

«Sono per ora fenomeni apparentemente isolati. Ma la crescente frequenza degli stessi ci segnala che dobbiamo stare attenti ai riflessi della presumibile crescita del disagio socio-economico. Penso per esempio alle bollette energetiche bruciate sulle piazze. È chiaro che la cura sistemica saranno i provvedimenti economici che prenderà il governo per mitigare la crisi. Quanto a noi, siamo pronti a gestire con equilibrio le manifestazioni di protesta». 

Esiste il pericolo di un risorgente terrorismo? E come combatterlo? 

«Mi pare prematuro parlare di un nuovo terrorismo. La guardia naturalmente la teniamo alta. E farò affidamento sulle analisi che gli ottimi specialisti del ministero mi forniranno periodicamente». 

Possiamo stare tranquilli che non ci saranno tagli finanziari nell’ordine pubblico? 

«Non sono in agenda e non sono nelle corde di questo governo. Gli investimenti nella sicurezza costituiscono un importantissimo fattore di sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Più in generale, mi è sembrato di cogliere che le ultime politiche finanziarie anche europee abbiano preso atto che investire e non tagliare è il metodo più adatto a combattere la crisi».

Che cosa significa continuità di azione tra il ministro dell’Interno uscente e quello nuovo?

«Significa per esempio che intendo sviluppare un’iniziativa a cui aveva già dato l’avvio il ministro Lamorgese. Riguarda i rave party. Serve una norma che ci consenta di agire più efficacemente sul fronte della deterrenza, anche prevedendo la confisca di tutto il materiale utilizzato per la loro organizzazione. Se avremo nuovi strumenti di intervento, probabilmente il fenomeno è destinato a ridursi».

Lei a Roma ha fatto tanto. Che cosa resta da fare? 

«Intanto sarò presto a Milano e a Napoli, per affrontare con le autorità di quelle città i problemi dei rispettivi territori. Quanto a Roma, avrà presto un prefetto all’altezza della situazione ma il ministro dell’Interno avrà modo di occuparsi molto da vicino della Capitale. Proverò dal Viminale a rilanciare l’attenzione alle periferie. C’è ancora da combattere per eliminare l’intreccio tra degrado e fenomeni criminali. È questo intreccio che rende precaria e fragile la quotidianità dei cittadini della Capitale».

Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA