Migranti, asse con Scholz: telefonata tra Meloni e il cancelliere. Fondi Ue ai Paesi africani

La telefonata tra Meloni e il cancelliere Scholz: prove di dialogo anche sul Patto di stabilità

Martedì 21 Marzo 2023 di Francesco Malfetano
Migranti, asse Italia-Germania: fondi Ue ai Paesi africani

Più fondi ai paesi di partenza e un primo sostegno dei Ventisette alla strategia di Roma contro i trafficanti. Giorgia Meloni si prepara alla trasferta che giovedì la porterà al Consiglio europeo e - al netto delle dichiarazioni che questa mattina porterà al Senato e domani alla Camera per ribadire il sostegno a Kiev e la flessibilità di bilancio - tesse la sua tela internazionale per non tornare a mani vuote sul dossier migranti.

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L’obiettivo è evitare che l’aver ottenuto l’inserimento della rotta mediterranea nelle conclusioni dell’ultimo vertice di Bruxelles, non resti (ancora) poco più di annuncio.

Un impegno che ha portato ieri ad una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che, spiegano fonti vicine alla premier, sarà seguita da colloqui anche con i governi più coinvolti dall’emergenza. In primis quello greco di Kyriakos Mītsotakīs. In forse invece il confronto con Pedro Sanchez ed Emmanuel Macron. «A Parigi sembrano avere altro a cui pensare» si vocifera a palazzo Chigi, non senza qualche sorriso, riferendosi alla “quasi sfiducia” incassata ieri. 


LA SPONDA
L’obiettivo, così come è stato con Scholz, resta ottenere una sponda «efficace» - e quindi almeno un passaggio nelle conclusioni del vertice - quando Meloni chiederà ai Ventisette sia di accelerare con accordi e finanziamenti con i Paesi di partenza, sia un maggior impegno nelle operazioni di controllo, soccorso, e rimpatrio. Una missione che se da un lato parte in salita data l’assenza all’ordine del giorno del tema migranti, dall’altra è stata già in parte avallata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. In una lettera inviata ieri ai leader Ue, von der Leyen non ha solo fatto il punto su quanto realizzato a partire dallo scorso 9 febbraio, quanto sembra aver recepito - sottolineano fonti di governo - le iniziative di Roma per una riforma complessiva sul tema dei migranti e una più espansiva sugli aiuti finanziari. Tant’è che, citando il «terribile naufragio di Cutro, la presidente invoca «una soluzione equa e duratura», «possibile solo attraverso un approccio europeo e bilanciato». E infatti nel testo trova spazio un impegno di spesa aggiuntivo rispetto ai 500 milioni di euro già stanziati a favore dei paesi di partenza. Ci saranno ad esempio 110 milioni «addizionali ai 208 già impegnati per la cooperazione anti-trafficanti». 

 


Gli stessi temi che in mattinata Meloni ha affrontato con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, incontrato negli uffici di FdI a Montecitorio, per avere un quadro aggiornato degli sbarchi e fare il punto sulla «bomba ad orologeria» rappresentata dalla Tunisia. E così, per sbloccare i finanziamenti del Fondo monetario internazionale la premier lavora per compattare la Ue, in modo da esercitare un pressing più efficace su Washington. «Bisogna capire come si può affrontare e risolvere la situazione tunisina con una forte azione europea - ha spiegato infatti ieri il vicepremier e titolare della Farnesina Antonio Tajani a margine del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri a Bruxelles - I fari sono stati ormai accesi sulla realtà di questo Paese: c’è una questione non solo di stabilità, ma anche migratoria, che ci preoccupa molto, perché la frontiera tra Libia e Tunisia è sempre più fragile e rischiamo di vedere nuovi flussi di migranti partire dalla Tunisia». 


PATTO DI STABILITÀ
Tornando a Scholz però, nel corso della telefonata a cui ha assistito il ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto, si è anche parlato del Patto di stabilità. Berlino è infatti una delle cancellerie da convincere che senza flessibilità nell’uso dei fondi europei e con il via libera gli aiuti di Stato, si arriverebbe ad una guerra di sussidi che pur favorendo chi ha maggiore agibilità fiscale (come la Germania), affosserebbe l’Eurozona. Il negoziato è complicato e tutt’altro che in discesa ma l’Italia non esclude di utilizzare la ratifica del Mes come «clava» nelle trattative, godendo della posizione di forza di essere la sola tra i Ventisette a non averlo ancora fatto.
In Aula oggi e a Bruxelles giovedì però, verrà soprattutto ribadito il sostegno all’Ucraina. Dopo che i ministri degli Esteri Ue hanno varato ieri un piano da 2 miliardi di euro di munizioni per Kiev, Meloni inserirà il punto nelle dichiarazioni, incassando il parere positivo della maggioranza (con qualche precisazione da parte della Lega), dal Terzo polo e, con qualche distinguo, dal Pd targato Elly Schlein. Discorso diverso per il M5S, fermo sul “basta armi”.

 

Ultimo aggiornamento: 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA