«Sul Mes il negoziato è in corso e mi pare evidente che alcuni strumenti dell’Unione europea vadano aggiornati alla luce del nuovo scenario geopolitico». Parola di Giorgia Meloni.
Mes, le mosse del governo
Una prima apertura alla ratifica del Mes in sede europea il governo Meloni in realtà l'aveva fatta a gennaio, quando le istituzioni comunitarie avevano fatto visita al presidente del Consiglio proprio per sondarne le intenzioni. Bisogna “verificare possibili correttivi”, insieme agli altri Stati, per rendere il Mes “uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie” – aveva detto la Meloni. Sottolineando che dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e le nuove difficoltà economiche che sono seguite, lo strumento va insomma ripensato per adattarlo alla nuova situazione.
Le aperture
Da allora piano piano si è arrivati all’aperturismo odierno e sulla ratifica del Mes è pronta la retromarcia. Anche se da palazzo Chigi parlano di trattative in corso. Sono stati i crac di Silicon Valley Bank e poi di Credit Suisse a riportare in auge il tema Mes. La vicenda ha infatti fatto immediatamente scattare in Europa un rinnovato pressing sull’Italia perché ratifichi il meccanismo europeo.. Come ha lasciato intendere il direttore esecutivo Pierre Gramegna, il nuovo strumento servirebbe infatti proprio ad affrontare gli effetti di una potenziale crisi degli istituti di credito dell’Eurozona. “Le turbolenze – ha detto – mostrano l’importanza della ratifica della riforma del Mes perché permetterebbe di avere il backstop per il Fondo di risoluzione unico che servirebbe proprio da paracadute nel caso in cui le banche europee dovessero far fronte a una crisi”.
Dunque il negoziato è in corso. E il governo è pronto ora a trovare un’intesa per la ratifica, anche in virtù dei problemi che sta trovando sul fronte del Pnrr, dove rischia di dover rinunciare a circa metà delle risorse messe a disposizione dall’Europa a causa dell’inefficienza del sistema politico, burocratico e industriale italiano.
Meloni si conferma così, nel cambiare strategia quando infatti la spingono a questo, un capo di governo pragmatico. Anche a costo di dover rinnegare la retorica usata in questi anni dalla destra, prima di entrare nella stanza dei bottoni.