Ue, il governo rischia sul Mes: pressing del premier con la sponda del Colle

Giovedì 16 Luglio 2020 di Marco Conti
Ue, pressing del premier con la sponda del Colle. Il governo rischia sul Mes

A giudizio del premier Giuseppe Conte anche ieri il Mes «non era all'ordine del giorno». Il Pd si adegua e vota contro la mozione di +Europa presentata da Riccardo Magi, sulla quale anche Italia Viva converge, e a favore quella con i 5S. Al Senato lo schema si ripete, ma stavolta si aggiunge - seppur a metà - FI che si astiene.

LO SCONTO
La maggioranza Ursula non tiene, o quanto meno si nasconde, e il voto ieri in Parlamento, seguito alle dichiarazioni del premier, non aiuta la trattativa sul Recovery fund che potrebbe concludersi già venerdì prossimo. Sarà un caso ma più a Roma si prendono le distanze dal Mes e più Bruxelles e Berlino danno ragione ai frugali del nord Europa e irrobustiscono le condizionalità del Recovery fund.

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La trattativa in Europa resta complicata e Conte lo spiega in aula dove chiede di chiudere l'accordo a luglio e tende una mano all'Olanda e ai frugali dicendo che l'Italia «sarà flessibile sui rebates», (gli sconti sui contributi al bilancio Ue) se si troverà un accordo che non sottoponga le richieste di aiuto ad una lunga serie di condizioni. I rigoristi del Nord non si fidano. Tra Quota100, reddito di cittadinanza, buoni vacanze, buoni monopattini, sostegni ai nonni e molto altro ancora, ritengono che l'Italia debba invece realizzare le riforme contenute nelle annuali raccomandazioni che invia Bruxelles e che i controlli debbano essere affidati al Consiglio dell'Unione europea. Ovvero ai Ventisette ministri dell'Economia o delle Politiche comunitarie. Ma anche i Paesi Bassi hanno i loro compiti da fare a casa e il rischio di tramutare in un suk le riunioni del Consiglio dell'unione è reale.

L'attesa per la riunione del 17 è fortissima. Si torna ai vertici in presenza, ma niente strette di mano e distanze anche negli incontri nei corridoi. Come di consueto prima di ogni trasferta a Bruxelles, Conte e i ministri Di Maio, Gualtieri e Amendola hanno incontrato al Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un giro di orizzonte sulle posizioni dei principali paesi europei e poi un augurio che il capo dello Stato ha fatto dicendo che quello di venerdì sarà un Consiglio europeo «decisivo per cui va ribadita la necessità che il passo deciso in avanti in direzione europeista e comunitaria mostrato in questi ultimi mesi non conosca battute d'arresto o addirittura retromarce».

Niente retromarce anche sulla fedeltà dell'Italia allo spirito europeo. Quindi niente diffidenze e fine dei tatticismi che hanno sinora costretto Conte, e il Pd, a far finta che il Meccanismo europeo di stabilità possa non essere utile al Paese anche se si prolunga lo stato di emergenza nazionale causa Covid.

Un equilibrismo faticoso, quello del presidente del Consiglio, che continu a rinviare pensando di poter risolvere la partita nella maggioranza a settembre quando dovrebbero essere pronti i piani di riforma sui quali si andrà a chiedere sostegno. Il condizionale è però d'obbligo visto il ritardo accumulato e l'assenza di una cabina di regia in grado di mettere insieme i progetti di riforma. Si va a rilento e, malgrado vi siano montagne di milioni da poter spendere, il governo sembra scontare non solo la fragilità della maggioranza, ma anche quell'innata sospettosità grillina per tutto ciò che evoca progetti, finanziamenti, appalti.
 

Ultimo aggiornamento: 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA