Salva Stati, Giorgetti: «Di Maio coerente ma questi non se ne vanno nemmeno con una bomba atomica»

Mercoledì 4 Dicembre 2019 di Simone Canettieri
Salva Stati, Giorgetti: «Di Maio è coerente, ma questi non se ne vanno nemmeno con una bomba atomica»

«Quale idea mi sono fatto dell'informativa di Conte sul Salva Stati? Diciamo che l'ho ascoltato con molta attenzione...». E poi, Giancarlo Giorgetti, cosa ha pensato al termine del dibattito? Il premier ha tirato in ballo la Lega dicendo che voi del Carroccio eravate a conoscenza di tutte le trattative, quindi adesso è inutile stracciarsi le vesti e gridare alla sovranità nazionale tradita. «Beh, sono rimasto perplesso - dice ancora - forse il premier ha omesso qualche piccolo particolare...».

Il deputato Giorgetti, numero due della Lega, braccio destro di Matteo Salvini, nel passato governo era sottosegretario alla presidenza di Palazzo Chigi. Non proprio un passante alle sedute del Consiglio dei ministri e ai vertici di maggioranza. «Certo, ricordo benissimo tutti i passaggi di quella decisione, comprese le riunioni che il premier dice di essersi segnato in agenda. Se è per questo anche noi. Il problema di Conte è semplice: ora deve far cambiare idea a uno dei suoi alleati».

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Attenzione: dunque ha ragione Di Maio a salire sulle barricate pronto a minare il governo purché, per citare il grillino, «il Salva Stati non sia uno stritola Stati»? «Allora è semplice: il 19 giugno abbiamo votato in Parlamento una risoluzione sul Mes. Conte ha detto che si conformerà a quella. Cosa vogliamo di più?», dice Giorgetti con sorriso sardonico. Un modo per dissimulare rabbia e delusione, ma anche la tipica facia di chi le ha viste tutte.

«Di Maio - continua l'ex sottosegretario di Palazzo Chigi - ha ragione: è coerente con quanto decidemmo nel passato governo e il presidente del Consiglio era, guarda che caso eh, proprio Conte. Ecco perché dico che la ricostruzione che ha fatto il presidente mi ha fatto sorridere: è priva di passaggi politici». E quindi la Lega si schiera con il M5S sul Mes? «Anche qui, piano con le conclusioni, andiamo per ordine. Noi siamo all'opposizione, adesso, e facciamo la nostra battaglia, ci mancherebbe. Ma basta rileggere quella famosa risoluzione del 19 giugno».

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IL TESTO
Basta fare una semplice ricerca su Google. Al punto 11, il testo presentato alla Camera dai capigruppo Francesco D'Uva (M5S) e Riccardo Molinari (Lega) e poi approvato dall'allora maggioranza impegnava il governo a proposito del Mes «a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti». E poi subito dopo, al punto 12, di «promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell'unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto package approach».

Giorgetti dunque fa capire che a Conte andò bene quella sintesi politica. E che ripete con tono scherzoso «Di Maio ha ragione, su questa cosa eh, non parlo in generale...».
Il braccio destro di Salvini è convinto che alla fine una mediazione si troverà e che non sarà il Mes il detonatore di questa maggioranza che si azzuffa di giorno e si sbrana di notte. «Nemmeno con una bomba atomica questi li mandi via, figuriamoci».

Però quest'asse sovranista tra la Lega e il M5S fa venire in mente possibili ritorni di fiamma. O no? «Sul Salva Stati Di Maio non ha mai cambiato posizione, lo aveva scritto anche nel programma». Ma è davvero impossibile un riavvicinamento tra voi e i grilini? «Ma no, ma non lo so dai». E' più facile che il suo Southampton (Giorgetti è molto tifoso del club biancorosso) vinca la Premier League? «Siamo quartultimi, intanto pensiamo a salvarci».
 

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