Meloni-von der Leyen, vertice per le risorse su Recovery e migranti

Per frenare i flussi, rimpatri europei e finanziamenti ai Paesi dell’Africa

Lunedì 9 Gennaio 2023 di Alberto Gentili
Meloni-von der Leyen, vertice per le risorse su Recovery e migranti

Non è un vertice formale, perciò non sono previste conclusioni ufficiali. Eppure, quando oggi pomeriggio Ursula von der Leyen varcherà il portone di palazzo Chigi, la presidente della Commissione europea troverà ad attenderla Giorgia Meloni con in pugno una serie di dossier scottanti. A partire dalla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) figlio del Recovery fund e dalla richiesta di un intervento «concreto» dell'Ue sul fronte dei migranti.
La premier italiana, che sarà affiancata nel colloquio con von der Leyen dal ministro agli Affari europei, Sud e Pnrr Raffaele Fitto, fin dall'inizio ha dimostrato di tenere in massima considerazione i rapporti con l'Ue.

Tant'è, che la sua prima visita ufficiale è stata a Bruxelles e subito dopo ha voluto scrivere e approvare una manovra economica rispettosa dei dogmi di bilancio. Ora, però, c'è da convincere la presidente della Commissione a rivedere il Pnrr da 230 miliardi.

Alessio D'Amato: «La Capitale è il motore dell'Italia: deve avere risorse e poteri speciali»


La tesi italiana: il Piano «è ormai vecchio», è «stato scritto per rispondere alla pandemia prima della guerra in Ucraina». Dunque «va aggiornato», tenendo soprattutto presente «il rincaro delle materie prime di almeno il 35%». Rincaro che ha fatto lievitare di almeno 25 miliardi la spesa destinata alle opere pubbliche (120 miliardi totali in origine). Ebbene, Meloni chiederà alla presidente della Commissione di coprire questi costi aggiuntivi, utilizzando i circa 10 miliardi di fondi strutturali non spesi dall'Italia nel periodo 2014-21. E di aggiungervi i 9 miliardi circa previsti dal RePower Ue, il piano studiato da Bruxelles per aiutare le imprese a fronteggiare la dipendenza energetica dalla Russia. Oppure, in alternativa, Meloni e Fitto chiederanno a von der Leyen di accettare una sforbiciata all'elenco delle opere pubbliche inserite nel Pnrr, in modo da dirottare i risparmi sugli interventi ritenuti «irrinunciabili». Sul tavolo ci sarebbe anche la richiesta di far slittare a dopo il 2026 la realizzazione delle infrastrutture. Ma questa strada appare sbarrata.
Von der Leyen - a Roma per la presentazione al Quirino del libro di discorsi di David Sassoli La saggezza e l'audacia e anche per incontrare Romano Prodi - secondo fonti europee non dovrebbe alzare muri durante il colloquio che dovrebbe durare più o meno un'ora. La Commissione, partita molto prudente, nelle ultime settimane ha maturato un approccio più dialogante. Anche perché l'Italia non è più il solo Paese a chiedere modifiche al proprio Pnrr: Spagna e Portogallo si sono accodati.

Meloni, le prossime tappe del governo: dalle riforme a Pnrr, le priorità nel 2023


IL NODO MIGRANTI
Decisamente più complesso il dossier dedicato ai migranti. In un'Europa dove stanno prevalendo gli interessi dei singoli Paesi e la parola «solidarietà» è diventata impopolare, non è facile per la Commissione spianare la strada alle richieste italiane. Però il tema è nell'agenda del Consiglio Ue dell'8 e 9 febbraio e Meloni spera di strappare qualche impegno affinché «l'Italia non sia lasciata più sola». Come? Con i rimpatri dei migranti economici gestiti direttamente dall'Unione e un «ruolo di responsabilità» per i Paesi che finanziano le navi Ong. Più un piano di finanziamento sul «modello-Turchia» (Ankara ha incassato finora 5 miliardi) per gli Stati nordafricani che si impegnano a frenare le partenze dalle loro coste. Non è invece più «attraente» per Roma il modello della redistribuzione su base volontaria dei migranti. Perché finora «non ha funzionato», come dice un'altra fonte di governo.
Da parte sua, Von der Leyen si presenterà a palazzo Chigi proponendo un Sistema di preferenze generalizzate (Spg) per i Paesi d'origine che cooperano, concedendo tariffe agevolate per i loro prodotti d'esportazione.
Nell'incontro ci sarà poi spazio per fare il punto sul sostegno economico e militare all'Ucraina, con Meloni determinata a garantire alle imprese italiane un ruolo importante nella ricostruzione del Paese dopo la fine della guerra. E per la risposta da dare agli Stati Uniti dopo l'Inflaction reduction act: il piano di incentivi alle aziende statunitensi che rischia di danneggiare pesantemente quelle europee. Come? Con un regime agevolato per gli aiuti di Stato e un fondo di sovranità a protezione dell'industria Ue.
 

Ultimo aggiornamento: 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA