Ora la Meloni la faccio io. Elly Schlein si gode la tribuna dell’opposizione e si vede a occhio nudo che le piacerebbe imitare la baldanza e l’efficacia dell’attuale premier quando Giorgia battagliava dai banchi della minoranza contro i governi degli altri. Meloni con giacca scura, Anti-Meloni con giacca chiara, stile radical-vintage un po’ Wes Anderson: già il colpo cromatico racconta il bipolarismo al femminile.
E intanto si sente comoda la neo segretaria dem nella collocazione che fu di Giorgia e prova a infierire: «Signora Presidente, ora al governo c’è lei, basta nascondersi». Ma Meloni non si nasconde affatto, anzi sfoggia verso la rivale quel suo tono, proprio forgiato in anni di opposizione, che è incalzante: «Non credo, come sta sostenendo lei, che sia una soluzione giusta il salario minimo. È molto più efficace abbassare le tasse sul lavoro». Le rispettive tifoserie chiedono più sangue, nel primo scontro pubblico tra le due donne della politica italiana, e ogni tivvù avrebbe voluto ospitare questa specie di talk show ma se lo è aggiudicato l’aula di Montecitorio.
Alla fine del duello, Elly va a mangiare alla buvette una magnifica rosetta romana prosciutto e formaggio (chiaramente in ossequio alla spilla viola che porta al bavero: contro le degenerazioni alimentari), si beve una CocaCola non diet e non bio, e i papaveri dem a cominciare da Orlando le vanno a dire quanto è stata brava («Meloni non sapeva che pesci prendere», «L’hai stesa») e magari lo pensano ma di sicuro la vezzeggiano per avere un posto nella nuova segreteria. Mentre il circuito mediatico cerca di ingraziarsi in Transatlantico Flavio Alivernini, il portavoce di Schlein - «Caspita quanto siete bravi, se vi facciamo domande buone venite ospiti in Rai?» - che quando lavorava con la Boldrini non veniva tenuto in gran conto.
Prima di salire sul ring, per un pareggio annunciato o forse per una lieve sconfitta, Elly si rivolge così ai suoi compagni: «Non mi interessa fare lo scontro tra due donne.
Il botta e risposta è rapido, come da prassi nei question time, tra le due donne. «Dove adesso c’è lei tra qualche anno si sarai tu», incitano Elly i suoi fan, un po’ frettolosi magari. Meloni indossa la sua classica corazza da guerriera d’aula: sorriso pronto, toni incalzanti, piglio da premier da trincea (modalità: e allora il Pd?) e apre le mani e fa una smorfia come a dire «boh…» quando l’altra la attacca così: «Le sue risposte non ci soddisfano». L’Anti-Giorgia rinfaccia a Giorgia di aver detto in passato che il salario minimo è solo «uno specchietto per le allodole» e Giorgia reagisce ridicendo in sostanza la stessa cosa.
L’INIZIO DEL DERBY
Da una parte la confidenzialità romana così tipica di Meloni anche in occasioni istituzionali, dall’altra la difficoltà di una svizzera-americana ad entrare nella parte di una lottatrice da emiciclo. Comunque lasciando il Transatlantico, Schlein si fa i complimenti per questo inizio del derby con Giorgia: «Come antipasto è andato bene». Ma più della rosetta col prosciutto cotto avrà bisogno da ora in poi di qualche dose massiccia di carne di tigre.
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