Meloni, una doccia fredda: la rabbia verso gli alleati. Presto un vertice per la candidatura in Sicilia

Dopo l’exploit del suo partito al primo turno, nei ballottaggi arrivano le sconfitte. Presto un vertice per la candidatura in Sicilia. Timori per le troppe divisioni

Lunedì 27 Giugno 2022 di Mario Ajello
Meloni, la lunga marcia: obiettivo Palazzo Chigi

L’entusiasmo del primo turno, la doccia fredda del ballottaggio.

Giorgia Meloni continua ad essere entusiasta del boom di Fratelli d’Italia in queste elezioni nei voti di lista, sorpasso sulla Lega ovunque e grande slancio in prospettiva 2023, ma non si aspettava la debacle di ieri sera dell’intera coalizione, da Verona a Catanzaro, passando per Parma e Piacenza, Cuneo e Alessandria, e male ovunque il centrodestra. Una preoccupazione, quella di Giorgia, che è in chiave prossime politiche: se l’alleanza non si riprende, se le divisioni non vengono superate, se le gelosie non smettono di tarpare le ali al centrodestra e se ogni volta nelle città di perde, si perde male - ancora sono dolorose le disfatte a Roma, Napoli e Milano mesi fa - e non si trovano candidati all’altezza e una classe dirigente affidabile agli occhi dei cittadini, la lunga marcia della Meloni verso Palazzo Chigi dopo le prossime Politiche diventa più ardua e rischia di bloccarsi. Naturalmente, anche se adesso non è il momento di scatenare le ire ma tra poche ore lo sarà, FdI accusa la lega per il super-flop e il Carroccio imputa a FdI la pulsione divisiva e perdente per tutti. Un anno di guerriglia interna all’alleanza, così si ragiona nella sede di Via della Scrofa, produce un risultato così devastante. 

 

La Meloni, forte del successone del suo partito due settimane fa, aspettava la vittoria a Verona, e almeno in altre due città simbolo di questa tornata, per mettere la ciliegina sulla torta. Invece, niente di niente. «Se continuiamo così, c’è da stare molto attenti...», queste le prime reazioni in casa FdI, dove l’allarme è il seguente: «Dobbiamo fare chiarezza, molta chiarezza, nella coalizione. Così non si può andare avanti e serve dare ai cittadini una impressione di coerenza e di compattezza». Dunque, Giorgia tornerà a chiedere a Salvini e a Berlusconi di lasciare il governo Draghi. E si propone come nuovo collante dell’alleanza. Ma la performance generale di ieri rischia di esacerbare ancora di più gli animi nel centrodestra e non di placarli. A meno che, e questo è l’auspicio di Giorgia, il tonfo terribilissimo di Salvini, il vero super-sconfitto di queste elezioni, non lo spinga finalmente a fare il grande passo di mollare il governo Draghi. Ma lo farà? La destra ci spera ma ne dubita. «Dobbiamo vederci, Salvini, Berlusconi e io, nei prossimi giorni per il vertice della chiarezza», è il programma della Meloni. Urge risolvere anzitutto la grana della candidatura a presidente regionale siciliano a ottobre. Volete o non volete, cari colleghi, Nello Musumeci? Non lo volete? Io non mi impunto, ma abbiamo pronto Raffaele Stancanelli e se rifiutate anche lui significa che avete una preclusione contro qualsiasi nome di FdI e allora sarà rottura anche in Lombardia (scordatevi il bis di Fontana) e dappertutto. Questa disfatta, in cui Giorgia perde molto meno di Salvini, rischia di rendere ancora più precario insomma il centrodestra come lo abbiamo conosciuto finora.

MESI DI BURRASCA

L’unico punto fermo per la leader di FdI è solo FdI. Che è il primo partito italiano, e pretende dai partner la garanzia del non inciucio ossia la garanzia che non faranno mai più alleanze fuori dal centrodestra: «Noi mai con il Pd», ha detto ieri. E ancora, nella controffensiva della chiarezza, la Meloni pretende una posizione netta, un no tondo e forte, da parte degli alleati, sulla legge elettorale proporzionale che lei considera il grimaldello per impedirle di vincere e di governare sull’onda dell’attuale 25,5 per cento attribuito a FdI nel sondaggio di ieri Wilpoll-Sole 24 ore. 
«Disuniti si perde»: questa la cruda lezione che la Meloni trae dai ballottaggi. Perciò fino alla fine Giorgia ha fatto il tifo per Sboarina a Verona. Che calcisticamente, come si sa, è un campo in cui le grandi squadre perdono gli scudetti. Per questa partita andata malissimo, la leader di FdI è pronta a dare la colpa agli sgambetti dei compagni di squadra (e loro se la prendono con lei) e da qui in poi la Meloni sarà, nei loro confronti, ancora più esigente. I metereologi della politica prevedono mesi di burrasca nel centrodestra.

Ultimo aggiornamento: 14:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA