Meloni: «Pnrr non basta. Cautela sulle autonomie». Il premier: Next Generation Ue non calcola impatto della guerra

Il premier riallaccia la discussa riforma al presidenzialismo: «Quadro più ampio»

Martedì 6 Dicembre 2022 di Mario Ajello
Meloni: «Pnrr non basta. Cautela sulle autonomie». Il premier: Next Generation Ue non calcola impatto della guerra

I tempi della riforma sull’autonomia differenziata si allungano. Perché il capo del governo - come ha detto ieri - è convintissima che il nuovo assetto regionalista vada accompagnato a una più generale riforma dello Stato, imperniata sul presidenzialismo. Del resto autonomismo e presidenzialismo, nel programma elettorale del centrodestra, erano stati connessi e intrecciati indissolubilmente. Giorgia Meloni insomma invita tutti, anche la Lega, alla cautela. «Non servono fughe in avanti», spiega il capo del governo in video-collegamento con il primo festival delle Regioni organizzato a Milano: «Realizzeremo l’autonomia in tempi rapidi e in un quadro più ampio di riforme, tutte fondamentali per rafforzare l’attuale assetto dello Stato».

Ovvero viene ribadita proprio l’accoppiata autonomia-presidenzialismo. Un tandem che richiede approfondimenti particolarmente accurati e così la riforma federale, di per sé, non può considerarsi all’ordine del giorno. 

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«L’obiettivo - incalza Meloni - è una maggiore responsabilizzazione per tutti, Regioni, Province e Stato, ma l’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano: noi lavoreremo per una sua attuazione virtuosa, vogliamo assicurare coesione nazionale». Parole molto chiare rispetto a chi intende in maniera nordista e non al servizio dell’interesse generale questo che sarebbe un cambiamento profondo del sistema statuale e territoriale della Penisola. Che non a caso anche i presidenti regionali del centrodestra nel Mezzogiorno chiedono di trattare con molta delicatezza, per non aggravare le diseguaglianze del Paese. 

Meloni è anche intervenuta, nella stessa occasione, sul cruciale dossier del Pnrr. Su cui avverte i partner europei: «Il Next Generation Ue è evidente a tutti che non è più sufficiente. Perché non poteva tenere in considerazione l’impatto che la guerra in Ucraina ha avuto sulle nostre economie. Bisogna fare di più oggi a livello Ue, partendo dal caro energia». Una strategia politica comune chiede il capo del governo italiano a Bruxelles, perché soltanto la piena condivisione di un problema e delle soluzioni da approntare a suo parere può riuscire a fronteggiare un’emergenza imprevista che complica la vita dei cittadini di ogni Paese. 

Il discorso sull’Europa e quello sul futuro degli assetti italiani s’intrecciano, e riecco Meloni sull’autonomia: «La maggiore autonomia che ciascuna Regione potrà chiedere nell’ambito di quanto previsto dalla Costituzione è finalizzata a fare riforme per migliorare l’efficienza dei loro servizi, non a creare disparità tra i cittadini». Dunque, l’auspicio del governo è quello di muoversi in un quadro unitario e che «l’autonomia differenziata possa costituire per i territori una sfida, un giusto stimolo per colmare le diversità infrastrutturali, sanitari e sociali che purtroppo esistono». 

Da questo punto di vista, quello delle diseguaglianze, la riforma del Titolo V della Costituzione, voluta dal centrosinistra nel 2001 per accarezzare elettoralmente le istanze nordiste, si è rivelata negativa. Meloni da lì parte per il suo ragionamento: «Occorre correggere le storture su cui oggi si basa il rapporto tra Stato e Regioni» perché la riforma del 2001 su molte materie invece di semplificare ha aumentato la conflittualità tra poteri dello Stato. E il contenzioso è cresciuto ulteriormente negli ultimi anni». Proprio per questo, «prima di fughe in avanti serve un confronto su collaborazione e competenze. Il governo vuole lavorare a una nuova forma di collaborazione: ricordo le critiche mosse da molti presidenti di Regione per il mancato coinvolgimento su varie materie e anche le critiche che io stessa ho mosso sul coinvolgimento mancato di un Parlamento che si ritrovava a votare un testo appena consegnato». 

 

IL POOL

Il governatore pugliese, Michele Emiliano, è il primo ad applaudire le parole di Meloni. Ma è diffusa e trasversale l’esigenza di un regionalismo equilibrato e non di un’autonomia che divida. 
E sulla linea Meloni, anche Antonio Tajani, che in veste di vicepremier annuncia la decisione di creare nel governo un gruppo di lavoro composto da ministri a proposito dell’autonomia. Ma di un’autonomia non divisiva. E Tajani puntualizza sul ruolo della Capitale: «Naturalmente, insieme alla riforma dell’autonomia, servirà una riforma che preveda per la città di Roma, come è scritto nel testo approvato dalla Camera nella scorsa legislatura, una diversa realtà. Per fare in modo che questa metropoli possa avere come tutte le altre capitali poteri diversi da quelli di una singola citta».
 

Ultimo aggiornamento: 12:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA