Meloni, missione in India e Emirati per ricucire i rapporti e dire addio alla via della Seta

L'Italia vuole cioè proporsi come un partner affidabile cavalcando la corsa al made in India lanciata da Modi

Mercoledì 1 Marzo 2023 di Francesco Malfetano
Meloni, missione in India e Emirati per ricucire i rapporti e dire addio alla via della Seta

Riannodare i fili a Est. Consolidare nuovamente la presenza italiana sia nell'Indo-pacifico che in Medio Oriente dopo anni di relazioni diplomatiche congelate o al ralenti. È la missione a cui si dedicherà da oggi Giorgia Meloni quando, in serata, sbarcherà prima a Nuova Delhi e poi, venerdì, ad Abu Dhabi. In India la premier sarà l'ospite d'onore della principale conferenza sulla sicurezza dell'area, il Raisina Dialogue. Un onore che è il gancio trovato dall'Italia per riproporsi come protagonista in un mercato - la difesa - oggi particolarmente attrattivo a quelle latitudini (Nuova Delhi ha annunciato investimenti aggiuntivi di 211 miliardi per i prossimi anni). Non a caso, ricevuta assieme al ministro degli Esteri Antonio Tajani al Rashtrapati Bhavan per un vertice bilaterale, la premier siglerà un memorandum of understanding con il primo ministro indiano Narendra Modi.

Un protocollo d'intesa che sostanzialmente mette la parola fine alle tensioni provocate dal caso marò e all'irrigidimento dei rapporti diplomatici causato dalle presunte tangenti versate da Leonardo al governo indiano. Dopo la scadenza dell'ultimo accordo nel 2019, ora «si ricucirà una relazione interrotta costruendo una nuova cornice legale all'azione italiana nel Paese». In particolare stabilizzando la presenza nel Paese di Fincantieri e Leonardo. 

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L'Italia vuole cioè proporsi come un partner affidabile cavalcando la corsa al made in India lanciata da Modi e sfruttando l'ampia necessità indiana di sorveglianza nel Kashmir (al confine con il Pakistan), nel Ladakh (per l'azione della Cina) e lungo le centinaia di migliaia di chilometri di coste. Obiettivo che, se centrato, assesterebbe un quasi colpo di grazia all'ormai morente via della Seta cinese. In tal senso la mossa italiana è su più livelli. In primis consentirebbe all'India - futura terza economia mondiale - di "assaltare" il mercato africano oggi quasi monopolizzato da Pechino, sottraendogli un'area di influenza. In secondo luogo, con il benestare statunitense, si favorirebbe la strutturazione militare di un attore regionale che può potenzialmente arginare le azioni cinesi nel Pacifico. E, infine, l'avvicinamento di Nuova Delhi all'Italia segnerebbe un passo in avanti significativo nel portare il Paese - finora sempre astenutosi durante le votazioni più importanti sul conflitto ucraino - un po' più vicino alla parte di Kiev.

IL MEDIO ORIENTE

La visita negli Emirati Arabi Uniti è invece ancora più "diplomatica". Ad Abu Dhabi infatti Meloni sbarcherà con l'intento di stabilire un rapporto fiduciario diretto con il presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan, rimediando al «disastro diplomatico» causato dall'allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio ai tempi del governo Conte. Come ricorda chi, ai vertici dell'esecutivo attuale, ha lavorato perché la visita della premier andasse in porto, «l'Italia è stata letteralmente cacciata dal golfo Persico dopo che, con una risoluzione populista, Pd e M5s decisero di stoppare le esportazioni di armi negli Emirati quando Abu Dhabi già non partecipava più alla guerra in Yemen». Un incidente che culminò con lo "sfratto" dalla base italiana all'aeroporto emiratino di Al-Minhad. Sullo sfondo del tentativo di rilanciare la presenza italiana nel Golfo però, ci sono le più articolate manovre con cui Meloni e il suo governo stanno provando ad aumentare l'influenza di Roma in Nord Africa. In un clima di fiducia reciproca con bin Zayed, l'Italia può ad esempio spingere affinché l'emiro tenga a bada le milizie a lui vicine in Libia, o sostenga in maniera più significativa le disastrate economie di Tunisia o Egitto. Tutti tasselli fondamentali per stabilizzare l'area di partenza delle rotte migratorie o per far decollare quel "piano Mattei" con cui l'Italia vuole trasformarsi nell'hub energetico dell'Europa.

 

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