Meloni-Mattarella, il messaggio del Colle: niente strappi con l’Europa, Recovery da centrare

Per il Quirinale un faccia a faccia molto positivo all'insegna della collaborazione istituzionale

Sabato 1 Aprile 2023 di Mario Ajello
Meloni-Mattarella, il messaggio del Colle: niente strappi con l’Europa, Recovery da centrare

L’obiettivo è enorme: quello di rendere operativo il percorso del Pnrr, senza strappi, e cogliere così la grande occasione per l’Italia. E la sintonia istituzionale tra Quirinale e Palazzo Chigi è il metodo più adatto a fare gli interessi del Paese. Il succo del pranzo tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, visto dal Colle, è questo. 
E quel clima di «cordialità e collaborazione» evidenziato dagli uffici della presidenza della Repubblica sta a significare che non si è trattato di un incontro per esercitare, da parte di Mattarella, qualche forma di moral suasion su una legge o su un altra. È normale che il Capo dello Stato inviti a pranzo il capo del governo – l’appuntamento era in agenda da dieci giorni – e se alle pendici del Quirinale c’è chi è pronto a parlare di rottura Mattarella-Meloni su qualcosa (dal codice degli appalti alla norma fiscale inserita nel decreto bollette), sopra il Colle non è questo l’umore e si fa notare: quando il Capo dello Stato fa qualche critica la esprime pubblicamente, come nel caso dell’eccesso di decreti (rilievo subito riportato da Meloni ai presidenti delle Camere con piena soddisfazione presidenziale).

E anche nel governo confermano: al Colle quando non piacciono le cose ce le dice. 

Meloni due ore da Mattarella: Pnrr, migranti e codice appalti tra i temi

Pranzo lungo perché i temi sul piatto sono tanti (soprattutto internazionali: piace a Mattarella la posizione del governo di pieno sostengo all’Ucraina invasa) e perché la sintonia sul Pnrr è considerata da entrambi in cima alle priorità e «non si può sbagliare». Neanche nella maniera di approcciarsi in questo alla Ue, dove infatti il ministro Fitto sta tentando non una interlocuzione muscolosa ma c’è ancora da lavorare e bene su questo fronte. Se ai tempi di Napolitano e Berlusconi a parlarsi tra presidenza della Repubblica e Palazzo Chigi erano per lo più le eminenze grigie (Gaetano Gifuni e Gianni Letta), adesso invece il confronto, oltre che tra i rispettivi uffici e i servizi legislativi, è direttamente tra Mattarella e Meloni e i faccia a faccia servono ad affinare il rapporto istituzionale. 

RICOSTRUZIONE

Meloni ha detto che il governo sta cercando di mettere in sicurezza tutto quello che si può per quanto riguarda il Pnrr (nessuna critica a Draghi, a riprova dei buoni rapporti che Mattarella ben conosce tra Giorgia e l’ex premier) e il Capo dello Stato ha insistito sul «tutti alla stanga» (espressione d’origine degasperiana) ossia nell’assicurarsi che il governo stia ben impostando le cose e le relazioni con Bruxelles. E dunque, il «non si può sbagliare». E in questo rientra anche la strategia italiana sulla ricostruzione ucraina. Mattarella ha chiesto ragguagli proprio sulla conferenza di Roma per la ricostruzione di quel Paese martoriato (vi parteciperà non il presidente Zelensky ma il premier di Kiev) e l’importanza del protagonismo economico e civile dell’Italia in quell’area, una volta che si arriverà chissà quando alla pace, è una questione su cui i due hanno convenuto e si aspettano molto dall’appuntamento del 26 aprile nella Capitale. 

E allora, i tempi di attuazione del Pnrr, il nuovo codice degli appalti, la politica internazionale (il 5 aprile la Spagna comincia la sua presidenza semestrale dell’Europa), la gestione dei migranti, il fisco: su tutto questo, Mattarella ha più ascoltato e Meloni ha più parlato (e rassicurato: «Noi non siamo il governo dei condoni fiscali»). Il presidente della Repubblica si è fatto fare una panoramica dell’attività internazionale di Meloni e una road map dei suoi viaggi nel mondo: fine aprile a Londra, il G7 in Giappone dal 19 al 21 maggio e poi giugno quando il capo del governo dovrebbe andare da Biden negli Stati Uniti. E così, il faccia a faccia tra il Capo di Stato e il capo del governo è servito a mettere a punto, da qui ai prossimi mesi cruciali, ciò che l’Italia deve aspettarsi da se stessa: un cammino ordinato nel quale o si fa sistema dal punto di vista istituzionale o si resta in mezzo al guado e non conviene a nessuno.

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