Meloni al congresso Cgil: «No al salario minimo e al Reddito, estendere contrattazione collettiva. La ricchezza la creano le aziende non lo Stato»

La premier è intervenuta a Rimini al congresso nazionale della Cgil

Venerdì 17 Marzo 2023 di Mario Ajello
Meloni al congresso Cgil: «No al salario minimo e al Reddito, estendere contrattazione collettiva. La ricchezza la creano le aziende non lo Stato»

Giorgia Meloni entra al congresso Cgil non da una porticina laterale.

E di nascosto. Come gli aveva consigliato la polizia. Entra dall’ingresso principale come tutti, e “se fischiano, fischiano”, dice ai suoi scendendo dall’auto. Lo striscione  d’accoglienza è questo: «Meloni: non in nostro nome. Cutro: strage di Stato». Ma gli unici fischi che partono sono quelli dei balneari, con bandiere nere su cui c’è scritto “No aste”. Contestano le norme sulla concorrenza. E alcuni dicono: «Siamo di destra».

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L'incontro

Ma ecco Meloni che  sale sul palco colorato di rosso  antico. Landini è visibilmente preoccupato. Nel retropalco le ha detto «Grazie Giorgia per aver accettato l’invito. Qualche dissenso ci sarà ma niente di che». E lei: «Maurizio, no problem: gente come noi è abituata a queste cose». Poi Meloni si siede in prima fila. Landini dal palco dice: «Ora la parola al capo del governo. Giorgia Meloni l’abbiamo invitata noi, adesso ascoltiamola e rispettiamola. Ci porta le sue idee e le sue proposte».  E scatta l’applauso. Forte. Convinto. Una trentina di sindacalisti ultra-rossi, per lo più canutì, barbuti e vecchiotti, si alzano dalle sedie, e escono in corteo dalla sala per protesta cantando Bella Ciao, alzando il pugno chiuso e grifando slogan”: «Ora è sempre Resistenza». Gli altri li guardano, commiserandoli: «Quattro matti che c’è l’hanno con Landini per motivi di potere interno». Ed è così. Ma il settarismo ancora alberga nel sindacatone. E non è bella la scena - si usano per motivi politici e ideologici il valore dell’umanità e il richiamo ai bambini vittime a Cutro - dei peluche che vengono piazzati  sui banchi dei delegati. Ci sono Peppa Pig, Paperino e Topolino. Protesta evitabile ma quella dei pugni chiusi che lasciano la sala indispettisce veramente, anche molti dei presenti.

«A me Meloni fa schifo», «Mi mette i brividi», «Ha fatto morire i bambini in mare», «Questa è una fascista», dicono quelli che abbandonano la sala. Ma mentre parlano così e imbastiscono la sceneggiata, sono inseguiti da commenti così. «Siete degli  imbecilli!», dice Nunzia del sindacato dei pensionati ai contestatori. E si avvicina un’altra donna, Nella Milazzo, federazione servizi turismo e commercio, e protesta contro i protestanti: «Smettetela. La dobbiamo rispettare.  Lei è il primo ministro, per noi rappresenta il governo è a lei che dobbiamo rivolgerci per avere cura del lavoro». Un katanga  della Fiom agita un peluche come fosse un manganello: «Meloni deve ringraziarci che non glielo sbattiamo in testa», dice lasciando la sala. Ma Assunta De Caro, contrattazione sociale Piemonte: «Ma la volete finire con questo spettacolo che fa male solo a noi stessi? Meloni rappresenta le istituzioni. Punto. Ascoltiamola se vogliamo essere ascoltati». 

Lei sfoggia subito il suo approccio pop: «Le contestazioni?  Ci sono abituata da quando ho sedici anni, e non mi spaventa. Guardate, io sono in Cavaliere al merito nel campo dei fischi e dei buu. Ne ho ricevuti a migliaia. Ringrazio tutta la Cgil dell'invito anche chi mi contesta con slogan efficaci, ho visto pensati sgradita: non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica», aggiunge poi commentando una frase riportata su un vestito che la nota influencer ha indossato al festival di Sanremo».

 

Sorridono quelli della Cgil, c’è chi mormora: «Ad avercela una così a sinistra…». Per ora si sono accontentati di Schlein. Quando Meloni parla dei rischi della violenza politica, e ricorda “l’assalto dell’estrema destra alla sede della Cgil”, scatta l’applauso. Lei sa come trattare questo popolo. Non nasconde la sua riforma del fisco, anzi la illustra e difende, che non piace al sindacato ma va nel merito. Non provoca e glielo riconoscono: “Tra lei e Calenda - parola dei big intorno a Landini  -  Giorgia tuta la vita”. Parla di cose di merito dal palco, dice che ascolta “senza pregiudizi le proposte del sindacato e il nostro in questi mesi è stato un confronto vero”. In cambio ottime più che rispetto, addirittura complimenti: “È una professionista vera”. Poi lascia il congresso e lo fa da una porta laterale come le ha detto la polizia. E il gruppetto di contestatori che la aspettano fuori la perdono di vista. E devono pure sorbirsi la ramanzina dei compagni: “Siete patetici”.

Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA