Elezioni politiche 2022, Meloni da sola o asse con la Lega? Gli scenari in caso di rottura con Berlusconi

Ecco gli scenari in caso di strappo nel vertice di oggi del centrodestra a Montecitorio

Mercoledì 27 Luglio 2022
Elezioni politiche 2022, Meloni da sola o asse con la Lega? Gli scenari in caso di rottura con Berlusconi

Quello di oggi, per il centrodestra potrebbe essere il giorno del compromesso oppure della rottura definitiva. Perché nel vertice fissato per il pomeriggio,  prima di mettere a punto una comune  strategia in vista delle elezioni, Salvini, Berlusconi e Meloni dovranno sciogliere alcuni nodi che hanno causato non poche frizioni tra di loro nei giorni scorsi.

Silvio Berlusconi frena Giorgia Meloni: «Con te candidata premier la coalizione perde voti»

Nodo premier

Innanzitutto la questione della premiership.

La leader di Fratelli d'Italia chiede che a esprimere il nome del prossimo presidente del Consiglio sia il partito che prende più voti. Regola valsa in passato ma su cui oggi il Cav  sembra mettersi di trasverso - perché  «il tema  - come ha detto in un'intervista - non mi appassiona», o perché teme  - secondo le malelingue, di perdere voti con il nome di Meloni a Palazzo Chigi. Ma la leader di FdI, nonostante la posizione più cauta della Lega, non ha perso tempo per alzare la posta in gioco: «Se non dovessimo riuscire a metterci d’accordo su questo, non avrebbe senso andare al governo insieme». 

 

Non meno controverso il capitolo del collegi. Qualche giorno fa, la deputata romana - sempre in virtù di una vecchia consuetitudine invalsa tra alleati  - ha sottolineato che il suo partito vale il 50% della coalizione nei sondaggi e che quindi da qui bisogna partire per la distribuzione dei posti nelle Camere. Ma Salvini e Berlusconi frenano e rilanciano sulla media ponderata dei risultati delle ultime Politiche ed Europee. 

Ed infine, il patto anti-inciucio: l'accordo che esclude ogni possibile accordo con partiti come il Pd o il M5s. Ma che sopratutto impegna i partiti della coalizione a non fare più governi al di fuori di quelli di centrodestra. 

Per Meloni tanti possibili eletti: servono candidati. Blindati Lollobrigida e Rampelli

Carfagna attacca Forza Italia: «Ha destituito il premier più ascoltato e prestigioso d'Europa»

Se già c'è chi incorona quella di centrodestra come la coalizione vincente, in virtù del vantaggio concesso dai meccanismi della legge elettorale, non è detto però che questa coalizione nasca sul serio o duri a lungo. Già il 17 maggio e i big dei tre partiti  finirino per litigare sulle amministrative. E oggi che si incontreranno a Montecitorio (non più in ville private come richiesto da Meloni), insieme con i 'centristi' di Udc e Noi con l'Italia c'è l'ipotesi che non si riesca a trovare quadra. O che i mal di pancia siano rimandati a dopo le elezioni, con ogni partito a indicare il proprio candidato prima del 25 settembre, cosicché il verdetto finale giunga dalle urne.

L'incognita della rottura 

Colma di insidie e punti interrogativi appare invece l'ipotesi della spaccatura. Sia che Fratelli d'Italia corra da sola, sia che si allei con la Lega. Nel primo scenario il blocco centrosinistra, grazie all'alleanza con i centristi, potrebbe sperare di vincere. La prova di leadership della Meloni, già incoranata dai sondaggi, con molta probabilità troverebbe riscontro anche nei seggi conquistati in Parlamento. Ma non basterebbe per governare, o esporrebbe la politica romana a nuovi compromessi post- elezioni che potrebbero essere solo con gli ex alleati a destra. Con la Lega, a mescolare sovranismo e spinte governiste, e FI,  al suo fianco, come partito più moderato a destra. Ma con l'incognita soprattutto per i collegi del nord: è lì che la leader romana ha gettato, da mesi, la rete e non a caso è Milano la città che ha scelto ad aprile per la conferenza programmatica, in stile quasi convention americana. Si teme dunque che il suo partito lanci adesso un'opa sui collegi del profondo nord, contendendoli ai leghisti. 

Nel caso della creazione di un blocco sovranista tra FI e Lega, costretta riposizionarsi al centro sarebbe Forza Italia. Prospettiva che molti considerano come un vicolo cieco per il Cav, dato che molte degli esponenti che orbitano al Centro provengono prprio da Forza Italia, come il governatore ligure, Giovanni Toti. Oppure già stanno imbastendo accordi a sinistra, come Azione. Per giunta, sempre dal Centro sono giunte le più aspre critiche al leader di FI, reo di non aver votato la fiducia al premier Draghi. 

Ultimo aggiornamento: 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA