Meloni, il solco della continuità con il governo Draghi. E sceglie un’auto italiana

Colloquio di 100 minuti. Giorgia: occhi su di noi, non sbaglieremo

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Alberto Gentili
Meloni, il solco della continuità con il governo Draghi. E sceglie un’auto italiana

Per cento minuti Mario Draghi e Giorgia Meloni hanno parlato nello studio del presidente del Consiglio, al primo piano di palazzo Chigi. Da soli, senza alcun testimone. E non si ricorda un colloquio altrettanto lungo prima del passaggio della campanella. Quel rito che segna la fine e l’inizio del mandato da premier.
Draghi e Meloni, arrivata all’incontro a bordo di una italianissima Alfa Romeo a indicare anche nei simboli quell’italianità che sarà la bussola nella sua azione di governo, hanno scelto la formula del tete-à-tete.

Senza neppure la presenza dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (l’uscente) e Alfredo Mantovano (l’entrante), ammessi al colloquio solo negli ultimi minuti. Quelli dedicati al passaggio formale di consegne.

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Racconta, chi ha parlato con i due premier dopo l’incontro, che il lungo confronto è avvenuto nella formula della «persona esperta» (Draghi), che «dà consigli, informazioni, e soprattutto il quadro completo della situazione» del Paese, dell’emergenza energetica, della guerra in Ucraina, «alla giovane e sorprendente leader» (Meloni) che «mostra di essere ben preparata e consapevole», «informata sui dossier», e «intenzionata a seguire» in politica estera ed economica i suggerimenti del predecessore.

Da quel che filtra Draghi, che a Giorgia dal del tu e chiama per nome, non è entrato nel dettaglio della trattativa all’ultimo Consiglio europeo sull’emergenza energetica. Non ha parlato del feroce braccio di ferro, con la Germania e i Paesi del Nord, sul tetto al prezzo del gas. Ha preferito disegnare un quadro complessivo della situazione.

La partenza è stata sul posizionamento geopolitico dell’Italia. In primis sulla guerra in Ucraina e nei rapporti con Vladimir Putin. Qui l’ex presidente della Banca centrale europea ha fatto presente a Meloni che non ci devono essere incertezze: non bisogna in alcun modo generare dubbi nei partner della Nato e dell’Unione europea. Questo perché tutte le cancellerie internazionali osserveranno con la massima attenzione i passi iniziali del primo governo di destra-centro della storia repubblicana. «C’è molta curiosità in quel che farai», avrebbe chiosato Draghi. «Ne sono estremamente consapevole, so che non possiamo sbagliare una mossa. Gli occhi sono puntati su di noi», la risposta di Meloni.

I NODI ECONOMICI

Massima deve essere l’attenzione del nuovo governo, ha suggerito Draghi, anche sul fronte economico. Il premier uscente ha rivendicato di avere lasciato i conti in ordine. E ciò permetterà a Meloni di affrontare, «da una posizione di solidità», i rischi insiti nell’impennata dell’inflazione e del pericolo del riaffacciarsi della recessione. Ma, raccontano, l’ex presidente della Bce non ha consigliato a Giorgia interventi o comportamenti. E lei non ne ha chiesti. Non le ha detto di evitare lo scostamento di bilancio, né l’ha avvertita del rischio che un aumento del debito innescherebbe la reazione dei mercati finanziari. Queste cose la nuova premier ha mostrato di conoscerle già, di esserne consapevole.

Una buona parte del tete-à-tete è stata riservata a Pnrr. Meloni ha illustrato la scelta di affidare nelle mani del ministro Raffaele Fitto gli Affari europei, il coordinamento del Piano e dei fondi di coesione Ue. E Draghi ha elogiato l’iniziativa, facendo presente che in sede europea si è aperta la possibilità di utilizzare le risorse per la coesione non spese anche per fronteggiare l’emergenza energetica e sostenere famiglie e imprese strozzate dal caro-bollette. Con una raccomandazione: sul Pnrr, che in qualche parte si può ritoccare, vanno assolutamente evitati ritardi. Il rischio: perdere le varie trance di fondi e non spendere quelli già incassati. «Fitto è stato scelto proprio per evitarlo», la risposta, suonata più o meno così, di Giorgia.
Gli effetti della lunga chiacchierata si sono visti quando i due sono riapparsi nella sala dei Galeoni per il rito del passaggio della campanella. Sorrisi. Sguardi d’intesa. Stretta di mano e il gesto affettuoso di Draghi che, con la sinistra, ha stretto il braccio di Meloni. Come a volerla incoraggiare.

Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA