Così Matteo Renzi si prepara tra amministrative, elezione del Colle e politiche 2023: «Al momento nessun incontro con Letta»

Venerdì 26 Marzo 2021 di Mario Ajello
Così Matteo Renzi si prepara tra amministrative, elezione del Colle e politiche 2023: «Al momento nessun incontro con Letta»

Essere determinante nella partita Quirinale (Marta Cartabia for President?) dove la sua pattuglia di deputati e senatori peserà, e non poco. Ma prima, fare un po’ da ago della bilancia nel voto amministrativo. E queste sono le prime due partite di Matteo Renzi.

La terza, la più importante, quella in cui si giocherà la sopravvivenza o meno di Italia Viva, è nel 2023.

O Renzi riuscirà a presentarsi alle elezioni politiche con un raggruppamento di centro comprensivo di parte di Forza Italia e attrattivo per quel mondo liberale e riformista sparpagliato tra Bonino e Calenda - ma i rapporti di Matteo con entrambi sono difficili - oppure il vero progetto che ha in testa l’ex premier, quello di essere in piccolo il Macron italiano che spariglia e innova, non riuscirà e Renzi nella prossima legislatura rischierà di essere poco influente. 


«Guardate che ho sette vite», dice Matteo agli amici che ogni tanto, timidamente, provano a dubitare dei suoi progetti. Quello nuovo si chiama Primavera delle idee - verrà supportato dal libro che Renzi sta finendo si scrivere e con cui girerà l’Italia in tour nei prossimi mesi - e consiste in questo stando a quanto il leader spiega ai suoi tra un viaggio all’estero e l’altro: «Porre questioni di merito, proporre innovazioni e temi al governo Draghi, essere costruttivi per l’Italia».  I sondaggi starebbero premiando questa strategia, come dimostra la super media di Youtrend in queste ore: in due settimane Italia Viva è passata dal 2,4 al 3,1 per cento.


Dunque quel «resto in Italia Viva» detto oggi nell’intervista al Messaggero va inteso anche, o soprattutto, come intenzione di non rientrare nel Pd, ora che alla guida c’è Enrico Letta, da lui detronizzato nel 2014 da Palazzo Chigi, e che però Renzi dice di preferire per cultura e per approccio Nicola Zingaretti. Il quale agli occhi di Matteo era ormai a rimorchio dei grillini, in una concezione «strategica», «strutturale», «organica» e quant’altro di un’alleanza che il senatore di Scandicci aveva concepito invece solo come momentanea: per evitare o allontanare le elezioni anticipate alla fine del primo governo Conte e non per prepararne un’edizione rafforzata dopo il rinnovo del Parlamento, nel 2023. Il «resto in Italia Viva» di Renzi non significa però che vi resteranno alcuni del suo cerchio magico che diffidavano della strategia del leader - rivelatasi però vincente - nel passaggio dal governo Conte al governo Draghi e ciò ha creato qualche malcelato strascico nel partito. Al punto che secondo il Nazareno, dopo il ritorno nel Pd del senatore Comincini, qualche big renziano della Camera starebbe sommessamente bussando alle porte dem che non subito ma con il tempo potrebbero aprirsi ai figliol prodighi che verranno ricompensati con un collegio sicuro nel 2023 o prima se si voterà anticipatamente.

 
Una certa impazienza o diffidenza per il modo in cui Letta sta scegliendo gli interlocutori con i quali incontrarsi e confrontarsi, da Calenda a Conte, Renzi la sente. Si sarebbe aspettato dal nuovo segretario Pd un minore entusiasmo, invece Letta ha parlato addirittura di voler costruire «un’avventura affascinante», nei confronti del movimento 5 stelle. Sta di fatto che «al momento non è fissato alcun incontro con Letta», dice Renzi e aggiunge al nostro giornale: «Non ho alcun problema personale a incontrarlo. Ci farà sapere lui».

 
Nessuna chiusura insomma al rapporto con il Pd. Anche la condivisione, se è possibile, di qualche candidato sindaco e la richiesta, da parte della Boschi, di avere in corsa almeno in una città di quelle in cui si vota a ottobre di un aspirante primo cittadino con casacca Italia Viva sostenuto dai dem. Occhio a Bologna. Italia Viva sarebbe pronta a sostenere con il Pd la candidatura di una donna: o l’europarlamentare dem Elisabetta Gualmini o la sindaca di San Lazzaro, Isabella Conti. Riuscirà la trattativa amichevole? Sennò, si potrebbe realizzare un altro piano, ma di tipo aggressivo nei confronti del Pd e magari anche distruttivo per quel partito che potrebbe in questo caso perdere Bologna la sua città simbolo. Ovvero?  Una grande alleanza centrista - ma perché no, dicono alcuni, perfino aperta anche alla Lega - sul casiniano Galletti, ex ministro molto conosciuto e radicato a Bologna e possibile nuovo Guazzaloca, e in questo cartello Italia Viva si mescolerebbe non al centro sinistra ma al civismo e al centrismo e il rischio che il Pd resti al palo c’è ed è forte. 


Ecco, Italia Viva è piccola ma potenzialmente distruttiva per i dem. Quindi va presa con le molle, come dicono al Nazareno, dove Renzi è amato al minimo. Matteo teme che con i grillini il nuovo segretario dem voglia in fondo zingarettare, sia pure con un altro passo o con un altro stile del predecessore, in vista delle elezioni amministrative d’autunno. Perciò a Roma il leader italovivista ha subito messo uno stop: guai a fare accordi, anche sottobanco, cioè per il secondo turno, con la Raggi. Renzi vuole stare nel centrosinistra allargato insomma, purché non ci siano i grillini. E questo paletto, che vale per le amministrative, varrà ancora di più per le politiche del 2023. Il vero terno al lotto di Matteo. 

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