Conte, le grandi manovre di Renzi: un dem al posto del premier. Ma Zingaretti fa muro

Mercoledì 29 Aprile 2020 di Emilio Pucci
Conte, le grandi manovre di Renzi: un dem al posto del premier. Ma Zingaretti fa muro

Vacilla la tregua tra il premier Conte e Renzi. «Voteremo la fiducia sulle misure economiche e non vogliamo aprire crisi in questo momento così difficile. Ma il governo non può calpestare ancora la Costituzione», premette il leader di Italia viva. Tradotto: lo showdown ci sarà dopo il decreto aprile. L'ex presidente del Consiglio ha cambiato schema. Un primo assaggio ci sarà già domani quando al Senato, nell'informativa di Conte sulla Fase due, prenderà la parola e lancerà una sorta di aut aut al premier. «Cambi passo, altrimenti non potremo più seguire la sua linea», il messaggio. Il primo alt sarà ed è condiviso da buona parte della maggioranza sull'uso dei dpcm. Il secondo sulle ripartenze. «Basta tenere il Paese agli arresti domiciliari», la premessa.

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Ma la novità è un'altra. Siamo tornati ai tempi del pre-coronavirus. Alla tentazione delle mani libere. Il senatore di Scandicci, però, non pensa più ad un governo di unità nazionale. Per un governissimo occorre che Salvini e Meloni abbandonino le battaglie anti-Ue e comunque questo il refrain - non si può andare avanti così, basta aspettare che il centrodestra diventi «moderato». Allora il piano B' è un esecutivo guidato da un uomo Pd il nome che viene fatto circolare è quello di Franceschini - al posto di Conte. Perché per usare le parole di un big renziano la fase della ricostruzione deve gestirla un politico, non un tecnico o un giurista.

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L'attacco di Renzi proprio sulla Costituzione è stato una ferita per l'Avvocato del popolo. Ed è stato sferrato con la consapevolezza che nei gruppi parlamentari dem c'è fibrillazione: dal dl aprile («il Parlamento non è la buca delle lettere», si sfoga un big del Nazareno) alla volontà di cambiare il Dpcm («se ciò che ha fatto Conte lo avesse fatto Berlusconi saremmo tutti in piazza oggi», ha detto ieri Renzi). L'obiettivo di diversi dirigenti democratici è emendarlo in qualche modo. Un'operazione che metterebbe Conte in difficoltà. Ma è una strategia che trova lo scudo del segretario Pd Zingaretti. Da una parte si ragiona al Nazareno ci sono le forze responsabili che crescono nei sondaggi, dall'altra i populisti che arretrano. «Renzi non ha nulla da perdere e bluffa, la sua è solo illusione, non c'è alternativa a questo governo», assicurano ai piani alti del Pd. Insomma, pur tra i mal di pancia (c'è un fronte che va da Marcucci a Borghi che chiede di macronizzare' la crisi sanitaria, ovvero far ripartire le aziende a seconda dei dati del contagio) la copertura del Pd c'è. E c'è anche quella M5S. Tuttavia il fronte che potrebbe sgretolarsi tra i rosso-gialli potrebbe essere proprio quello pentastellato.

CENTRODESTRA DIVISO
A giugno dovrebbe arrivare a palazzo Madama il voto sul pacchetto degli aiuti Ue (Recovery fund, Bei e fondo salva-Stati). «E al Senato M5s potrebbe perdere molti pezzi», il convincimento dei renziani che comunque assicurano che non verrà portata avanti alcuna manovra fino a quando non si metterà perlomeno in sicurezza il Paese. E andranno considerate pure due variabili: la prima appunto quella del contagio, la seconda la fiducia a Conte che arriva dai massimi vertici istituzionali. Ma in Iv non si esclude alcuno scenario. «Non vorrei che Conte in un futuro prossimo leggesse brutte sorprese sul tabellone in Aula», sottolinea Anzaldi. Oggi comincia la partita sul Def e sullo scostamento del deficit al Senato. Per quest'ultima servono 161 voti ma non si prevedono scossoni, visto che anche l'opposizione dirà sì.

Tuttavia se la maggioranza traballa anche il centrodestra non se la passa bene. Lega, FI e Fratelli d'Italia al di là delle divisioni sulla mozione di sfiducia a Gualtieri e sull'uso della piazza (Salvini ha bacchettato il flash mob di FdI a palazzo Chigi) - hanno tentato la strada della risoluzione comune sul Def. Ma i lumbard vogliono inserire anche lì uno stop al Mes, da qui ulteriori divisioni. Forza Italia è divisa: c'è chi vorrebbe in un momento di debolezza di Conte alzare il tiro e sottolinea che «ora non ci possiamo staccare da Salvini» e poi c'è l'ala dialogante, quella che vorrebbe rispondere all'appello di Zingaretti alla concordia oppure dialogare con Renzi.

 
 
 
 
 

Ultimo aggiornamento: 09:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA