Draghi oggi si dimette? Mattarella prepara le elezioni, probabile un discorso: sarà un appello alla responsabilità

Verso il voto il 25 settembre o il 2 ottobre: da evitare l’esercizio provvisorio di bilancio

Mercoledì 20 Luglio 2022 di Francesco Malfetano
Crisi di governo, Mattarella prepara le elezioni. Probabile un discorso: sarà un appello alla responsabilità

Non resta che il voto. Né «la richiesta degli italiani» né «la responsabilità» a cui Mario Draghi ha provato a inchiodare i partiti sono stati sufficienti ad evitare che il governo crollasse. Ieri sera, terminato il voto al Senato, il premier era già pronto a presentarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni. Tuttavia il passaggio è slittato ad oggi, perché Draghi ha deciso di attendere che termini anche la discussione a Montecitorio prima di recarsi al Colle. Solo a quel punto la gestione della crisi sarà passata ufficialmente tra le mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A differenza di quanto accaduto giovedì scorso però il Capo dello Stato non potrà che prendere atto della decisione di Draghi e, con la consueta formula, inviterà quindi il Governo «a curare il disbrigo degli affari correnti».

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Il discorso

Una comunicazione che, a dispetto della parola fine posta sui governi Conte I e II, stavolta Mattarella potrebbe voler tenere personalmente. A quanto si apprende, infatti, per mettere ordine in una situazione tanto delicata quanto caotica, il Presidente starebbe lavorando ad un discorso. Un intervento che ovviamente non ha alcun intento politico, ma sarà volto ad esprimere «rammarico» per come si è realizzato l’epilogo del governo di alto profilo che lui stesso aveva caldeggiato 17 mesi fa.
Tra le parole del Capo dello Stato però risuonerà anche una sorta di richiamo «alla responsabilità» indirizzato alle diverse forze politiche. Il riferimento è in primo luogo alla necessità di garantire la continuità dell’azione amministrativa del governo senza impantanarlo alle Camere nel consueto gioco di rimbalzi tra Camera e Senato. Da qui in avanti infatti l’attuale esecutivo potrà ancora approvare decreti-legge (per esempio per gestire le urgenze dovute agli scenari economici di questi mesi) anche se non potrà esaminare nuovi disegni di legge. Faranno eccezione però quelli imposti da obblighi internazionali e comunitari (un eventuale nuovo invio di armi all’Ucraina ad esempio). Bisogna però precisare che si tratta di prassi, non esistono infatti istituti giuridici relativi ai cosiddetti affari correnti. Diversi costituzionalisti però hanno già escluso che possano ricadere in questa fattispecie i decreti attuativi necessari all’ottenimento della nuova tranche di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza

La responsabilità a cui farà appello Mattarella, sarà tuttavia richiesta anche ai partiti che usciranno vittoriosi dalle urne. L’obiettivo di qualsiasi governo successivo a questo, dovrà comunque restare la realizzazione delle riforme chieste dall’Europa per modernizzare il Paese e ottenere i fondi del Pnrr. 
Lo step successivo alle comunicazioni è il mandato esplorativo che Mattarella assegnerà alla presidente del Senato Elisabetta Casellati e al presidente della Camera Roberto Fico. Un passaggio in questo caso puramente formale che condurrà allo scioglimento delle Camere nel giro di qualche giorno. 
In ogni caso - salvo improbabili ripensamenti notturni che coagulino una nuova maggioranza di unità nazionale attorno a Mario Draghi - nessuna soluzione alternativa alle dimissioni e allo scioglimento delle Camere, spiegano fonti autorevoli, verrà presa in considerazione. Né le ipotesi dei cosiddetti “poteri forti” per i prossimi due mesi nelle mani del premier dimissionario, né la formazione di un nuovo esecutivo tecnico per arrivare al termine della legislatura. Non resta, appunto, che tornare alle urne per definire una nuova maggioranza e dare vita ad un nuovo esecutivo.

La macchina del voto

Una macchina che ha bisogno di cautela e rapidità per essere avviata. Da un lato infatti serve calibrare con attenzione le date e il calendario. Dall’altro c’è bisogno di accelerare per evitare che il nuovo governo che sostituirà quello dimissionario, arrivi in carica troppo a ridosso delle scadenze per la redazione di una legge finanziaria efficace. E cioè che possa incappare nel cosiddetto esercizio provvisorio da parte di Bruxelles.

Alla luce di tutto ciò, e degli almeno 60-70 giorni necessari per arrivare alle urne a seguito dello scioglimento, le date considerate più plausibili sono il 25 settembre o il 2 ottobre. Sulla prima pesa la festa ebraica del Rosh Hashanà. Una ricorrenza importante che, però, inizierebbe la sera del 25. Vale a dire che, con il consenso della comunità ebraica italiana, si potrebbe ugualmente autorizzare il voto in questa data perché i seggi sarebbero ovviamente aperti fin dal mattino. 
L’ultima parola, calendario alla mano, spetterà in ogni caso al ministero dell’Interno. 

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA