Mattarella: stessi diritti al Nord
e al Sud, rivedere ruolo delle Regioni

Mercoledì 5 Agosto 2020 di Diodato Pirone
Mattarella: stessi diritti al Nord e al Sud, rivedere ruolo delle Regioni

Il compimento dei 50 anni delle Regioni nel mezzo di una pandemia e di una gigantesca crisi economica consentono una riflessione non banale su queste strutture. Davvero servono le Regioni? Funzionano nel loro ruolo di gestione di un segmento sociale importante come la Sanità? E aiutano lo Stato centrale nella missione di ridurre gli squilibri economici della società italiana?


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Regioni

Come accaduto in tante altre occasioni ieri è stato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, a porre questi temi sul tavolo del dibattito politico e a fornire indicazioni preziose ed equilibrate.
Mattarella ricevendo i presidenti regionali al Quirinale è entrato subito nel vivo. «L’esercizio dell’autonomia - ha detto Mattarella - si conformi a esigenze di solidarietà e di perequazione finanziaria tra i diversi territori, riconoscendo allo Stato il ruolo di garante dell’uniformità dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali sull’intero territorio nazionale. Esigenza accresciuta dalla consapevolezza dell’aumento intervenuto nel tempo del divario di sviluppo tra i territori e segnatamente tra il Nord e il Sud del Paese, con il conseguente incremento delle diseguaglianze tra le condizioni dei cittadini».




Il Presidente della Repubblica ha sottolineato che se le Regioni vogliono avere un ruolo anche nelle decisioni strategiche sull’uso delle risorse europee garantite dal Recovery Fund europeo debbono chiaramente partire eliminando la tentazione di organizzare il più classico assalto alla diligenza. «Ci si muove nell’ambito dell’articolo 5 della Costituzione», ha scandito Mattarella. Questo significa che tutti devono avere gli stessi diritti. 

 

Una sfida per tutti


Per il Capo dello Stato le Regioni come tutti gli italiani si trovano di fronte a «un appuntamento da non perdere per incidere sui nodi strutturali con riforme e investimenti strutturali, con il recupero di ritardi decennali». 
I presidenti di Regioni e Province autonome, guidati da Stefano Bonaccini, si erano riuniti in mattinata in un hotel del centro di Roma, per la prima volta non in videoconferenza da mesi. Poi sono saliti al Colle per presentano il loro Piano per l’Italia in vista del Recovery Plan che il governo elaborerà per la ricostruzione e Mattarella ha riconosciutto che il contributo delle Regioni è «prezioso». Ma ha chiesto , appunto, «un utilizzo equo, efficace ed efficiente delle risorse». 

Mattarella ha parlato davanti al ministro delle Autonomie Francesco Boccia - che ha partecipato all’incontro con le Regioni - e a gran parte dei 21 governatori e presidenti di Province autonome (tra gli assenti Nicola Zingaretti del Lazio). «In questi 50 anni le Regioni si sono affermate come componente fondamentale dell’architettura della Repubblica», ha detto il capo dello Stato. 

In un documento presentato al capo dello Stato e illustrato da Bonaccini come presidente della Conferenza delle Regioni si parla tra l’altro di rafforzamento di sanità e scuola per un Paese più giusto, di rivoluzione verde e difesa del territorio. «Il documento che presentiamo ci unisce tutti, dal Nord al Sud», ha sottolineato il governatore dell’Emilia Romagna.

Per Mattarella è condivisibile il concetto di «moderna e unitaria concezione del sistema delle autonomie territoriali che rifugga da ogni centralismo sia statale sia regionale».

Ma che ci sia molto da registrare su questo concetto lo sottolineano le recentissime polemiche sui trasporti pubblici con il ministero della Salute che ha disposto la permanenza del distanziamento e quattro Regioni che lo hanno revocato. «È importante - ha chiodato Mattarella - che la soggettività politica delle Regioni si sviluppi non in contrapposizione con l’indirizzo politico statale ma in chiave di confronto e di cooperazione».
Ma passare dalle parole ai fatti sarà difficilissimo.

Ultimo aggiornamento: 14:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA