Manovra, mancano due miliardi. ​Si punta sull'evasometro

Lunedì 4 Novembre 2019 di Luca Cifoni
Manovra, mancano due miliardi. Si punta sull'evasometro

Fino a 2 miliardi da trovare per il 2020: se la maggioranza vorrà rivedere in Parlamento le tasse più contestate del disegno di legge di bilancio, avrà il compito non agevole di reperire maggiori entrate o minori spese alternative, per mantenere più o meno intatto il profilo della manovra impostata da Roberto Gualtieri. Il quale, come è tradizione per i ministri dell'Economia, non contesta certo la libertà delle Camere di modificare la manovra ma chiede di non cambiare i saldi, che del resto sono quelli su cui si basa il confronto con l'Unione europea.

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Il gettito atteso da plastic tax, sugar tax, nuova tassazione delle auto aziendali (nella versione già rivista in chiave ecologica) e da vari balzelli minori è riepilogato nella Relazione tecnica che accompagna il provvedimento destinato all'esame del Senato. La quale elenca pure altre entrate che servono a completare il quadro già in parte definito nel decreto fiscale trasmesso a Montecitorio.

È il caso ad esempio della norma con la quale, nelle intenzioni del governo, dovrebbe finalmente entrare nel vivo l'uso dell'archivio dei rapporti finanziari per le analisi di rischio anti-evasione. Si tratta di una novità studiata con l'intento dichiarato di superare le obiezioni mosse in questi anni dal Garante della privacy riguardo alla cosiddetta banca dati dei conti correnti. In particolare le relative informazioni saranno psudonimizzate, ovvero trattate utilizzando nomi diversi da quelli effettivi dei contribuenti. Il mascheramento dei dati personali dovrebbe permettere ad Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza di analizzarli e incrociarli con quelli di altri database, e di identificare in modo più efficace le situazioni in cui c'è rischio di evasione. Ad esempio sarà possibile escludere i contribuenti per i quali l'amministrazione finanziaria sa, da altre informazioni in suo possesso, che i comportamenti del contribuenti sono giustificati e quindi non sono sospetti. Una volta completati le analisi il meccanismo tecnico permette di tornare ad abbinare i dati alla persona fisica e a procedere con gli eventuali controlli.

I CONTROLLI
La Relazione tecnica parte da circa 4 miliardi di euro derivanti da attività di controllo e di ravvedimento per stimare un possibile miglioramento dell'11 per cento, che porterebbe a regime ad un aumento della riscossione di 460 milioni. A cui se ne aggiungono circa 69 derivanti da versamenti spontanei dei contribuenti, sulla base del principio per cui ogni euro destinato ad attività di prevenzione e contrasto dell'evasione ne può generare altri 0,15 di versamenti spontanei dei contribuenti. Per prudenza, quest'ultima voce non è inclusa nel gettito aggiuntivo ufficialmente stimato, che avrà un andamento progressivo: 125 milioni in più nel 2020, 251 l'anno successivo, appunto 460 nel 2022 quando l'effetto atteso dovrebbe essere pieno.

La maggiore efficacia dell'attività di controllo dipenderebbe da una serie di fattori, tra cui la possibilità di intervenire in modo più puntuale sulle frodi e la valutazione del rischio di insolvenza (che permette di ridurre o graduare le azioni nei casi in cui le possibilità di effettivo recupero sono basse). Tornando alle tasse più o meno verdi introdotte con questa manovra, la fatte più grossa è rappresentata dalla plastic tax, che vale 1,1 miliardi il prossimo anno e circa 1,7 a regime negli anni successivi; tenendo conto del fatto che il prelievo dovrebbe essere applicato a partire dal prossimo mese di aprile, con la prima rata riscossa da luglio.

Non sarà facile trovare soluzioni alternative. Parte da aprile (e i primi versamenti sono attesi da maggio) anche la cosiddetta sugar tax, ovvero l'imposta da 10 euro per ettolitro sulle bevande analcoliche: i 234 milioni attesi per il prossimo anno diventeranno a regime 275. Per quanto riguarda l'inasprimento della tassazione sulle auto aziendali, il previsto maggior introito di 332 milioni è destinato a crescere per stabilizzarsi a regime a circa 360 milioni l'anno. Ci sono poi due novità apparentemente minori ma non prive di conseguenze. La prima è l'aumento delle accise su carbone, gas naturale e gasolio usati dalle imprese per produrre energia elettrica: nel 2020 porterà un maggior gettito di 106 milioni (atteso poi in leggero calo).

Ma oltre alle aziende andrà a colpire anche gli impianti da riscaldamento a carbone e lignite usati da privati: una modalità ormai poco diffusa ma non ancora scomparsa.
La seconda riguarda i buoni pasto: la norma prevede di incrementare la quota tassata su quelli cartacei per ridurla invece se il formato è elettronico: ma nel primo caso il maggior prelievo Irpef è di 74 milioni, nel secondo la riduzione di soli 18, con un beneficio netto di 56 milioni per il bilancio dello Stato. Non sarà indolore per i contribuenti neppure la decisione di riconoscere dal prossimo anno le detrazioni Irpef (escluse quelle per spese sanitarie) sono in caso di pagamento tracciabili: si stima che una quota di cittadini continuerà comunque ad usare il contante. Di conseguenza il gettito aumenterà di 868 milioni nel 2021 e di 496 nel 2022. Infine la stretta sugli ammortamenti dei concessionari autostradali vale 341 milioni di euro.

Ultimo aggiornamento: 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA