Manovra, Salvini sfida Tria e attacca i grillini sul Reddito

Mercoledì 7 Agosto 2019 di Giusy Franzese
Manovra, Salvini sfida Tria e attacca i grillini sul Reddito

Assicura: «Questo non è un tavolo parallelo a quello di Palazzo Chigi. Non c'è nessuna sovrapposizione». Ma in realtà, al suo tavolo, le 45 sigle convocate in rappresentanza delle parti sociali, hanno sentito elencare una serie di misure degne di una vera e propria contromanovra. Fatta anche «in deficit», perché è «impensabile fare una manovra coraggiosa a costo zero», a meno di non voler fare «il gioco delle tre carte». È un Salvini d'attacco, quello che ieri ha ricevuto le parti sociali al Viminale, il giorno dopo il tavolo ufficiale del premier Conte a Palazzo Chigi. Un Salvini che sfida Conte, ma soprattutto il ministro dell'Economia Giovanni Tria. E anche l'alleato Di Maio. Un Salvini nella sua forma più smagliante anche contro l'Europa, alla quale - dice - «chiederemo più flessibilità». Un Salvini che continua a tenere una scarpa dentro e una fuori al governo, con le sue nemmeno tanto velate minacce di far cadere tutto: «Elezioni anticipate? Lo vedremo a breve, anche prima di settembre».

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Sindacati e rappresentanti di organizzazioni datoriali, cooperative e alleanze varie, se lo sono sentiti chiarire subito: «La mia manovra evidentemente è molto diversa da quella del ministro Tria. È il tempo delle decisioni, non del tirare a campare. Se vuoi fare una manovra coraggiosa non la fai a costo zero, altrimenti sei mago Merlino». E ancora: «Chiunque parli di manovra come gioco delle tre carte non fa parte del nostro progetto d'Italia. Non vogliamo una manovra dove metto dieci miliardi da una parte, togliendoli dall'altra». Al suo fianco i fedelissimi Giorgetti, Bongiorno, Garavaglia, Centinaio, Bussetti, Durigon e anche il contestato ex sottosegretario Siri, annuiscono. Tre gli obiettivi che la manovra Salvini si prefigge: più investimenti, più opere pubbliche, taglio delle tasse. Dove prendere i soldi? «Ridiscuteremo i vincoli europei» dice convinto, dimenticando che il governo in un recente passato ha dovuto ben presto rinunciare allo stesso ambizioso proposito. Ma tant'è. «I dogmi di Bruxelles non sono sacri. Sono pronto ad andare a contrattare la flessibilità necessaria con lEuropa per spendere su questi obiettivi» ribadisce, anche se non si capisce con quale ruolo, visto che in genere tocca al ministro dell'Economia e al premier. A ogni modo, chiarisce Salvini, l'Italia «di certo non può stare sotto il 2% di deficit».

IL MENÙ
Il menù delle misure della sua manovra, d'altronde è ricco di portate: c'è la flat tax, come noto, anche se ieri Salvini - di fronte a Confindustria e i sindacati che gli hanno fatto notare l'importanza del taglio sul costo del lavoro - ha aperto ad altre possibilità. «A noi interessa che un bel pò di gente paghi meno tasse. Poi non sono innamorato delle formule: se si chiama flat tax, se si chiama taglio del cuneo, se si chiama aumento delle detrazioni o detassazione dei premi di produttività a singoli e non a livello aziendale, questo lo valutano i nostri esperti». Naturalmente c'è da evitare l'aumento dell'Iva. Ma c'è anche il capitolo tasse sulla casa: «Lavoriamo per l'eliminazione della Tasi che cuba un miliardo e per una riorganizzazione completa della tassazione sulla casa», che comprende anche l'abolizione dell''Imu sugli immobili inagibili, sfitti o occupati abusivamente. Tra gli «interventi che non possono aspettare», Salvini cita poi «2,5 mld per le scuole, o per i ponti». Sulle risorse occorrenti per il tutto, il vicepremier non si pronuncia. Dice qualcosa di più il viceministro Garavaglia: «Pensiamo a 10-15 miliardi di riduzione tasse. A partire dal superamento del bonus Renzi. Per superamento si intende la trasformazione in decontribuzione». Non mancano le frecciatine all'alleato Cinquestelle. Il salario minimo? «Abbiamo registrato un no unanime da tutte le sigle presenti al tavolo. È una misura da regime socialista» riferisce Salvini. Anche il reddito di cittadinanza entra nel mirino del capitano: «In alcuni casi la mancanza di manodopera qualificata è stata attribuita all'introduzione del Reddito di cittadinanza, perché sarebbe più comodo non fare che fare». E infine il decreto Dignità: «Tutte le sigle hanno mosso rilievi al decreto Dignità. Su questo ci facciamo carico di chiedere delle modifiche».
 

Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA