M5S alla manifestazione anti-casta con l'auto blu. E Di Maio oscura Taverna

Domenica 16 Febbraio 2020 di Simone Canettieri
M5S alla manifestazione anti-casta con l'auto blu. E Di Maio oscura Taverna

ROMA La piazza «contro la casta dei vitalizi» attende l'arrivo messianico dei ministri M5S che si fanno scaricare dalle auto blu dietro Santi Apostoli e poi, cinturati dalle scorte, fanno due passi a piedi per entrare nel retropalco, inseguiti dalle telecamere. Nonostante il paradosso, l'aria è molto vintage. Musichetta degli albori: «Non siamo un partito/non siamo una casta/siamo cittadini punto e basta».

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Dal palco Paola Taverna urlerà parole come «riscatto» e «orgoglio» per chiudere anche con un «ciao mamma, ci vediamo a casa». Nelle retrovie la solita scena della caccia «al giornalista venduto e buffone»: Filippo Roma delle Iene viene insultato, spintonato e alla fine scortato al sicuro dalla polizia. Ma a rendere tutto come una volta (eccetto i voti) è un cartello che teoricamente stona un po', un bel po', con lo spirito del tempo: «Insieme siamo una forza: no alle alleanze». Ovvero: mai con il Pd alle prossime regionali. Pensiero gentilmente fornito dagli attivisti campani all'ingresso. Di sicuro Taverna e lo staff del Senato che avevano in cura l'evento dicono di «non saperne nulla», come conferma anche il capogruppo Gianluca Perilli.

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I veleni interni fanno ricadere la mossa intorno al mondo più vicino a Luigi Di Maio, protagonista dell'evento. Il ministro degli Esteri parla intorno alle 16 e appena sale sul palco la folla lo interrompe per intonare l'Inno di Mameli tra la folla: «Questa piazza ama l'Italia».
 



E poi difende Alfonso Bonafede: «Dopo tanti ministri opportunisti finalmente abbiamo un ministro della giustizia tutto d'un pezzo e dobbiamo difendere la riforma della prescrizione». Il tabù è rotto. Ha vinto il richiamo della foresta. Sicché Di Maio, l'ex capo politico che forse non se n'è mai andato, scende a fine evento tra i 4mila attivisti adoranti: «Luigi, una foto; Luigi, un bacio; Luigi, non mollare». La raccomandazione generale era: ragazzi non è una piazza contro il governo, si parla solo dei vitalizi dei parlamentari che potrebbero ritornare. Ma alla fine ci sono i manifesti con Matteo Renzi in versione Banda Bassotti e soprattutto questo messaggio chiaro sulle alleanze alle prossime regionali, ben stampato in centinaia di cartelli. La linea appunto di un bel pezzo di Movimento, soprattutto quello vicino a Di Maio e Davide Casaleggio, assente così come Beppe Grillo. Non è un caso che che tutto quel pezzo di galassia pentastellata filo-Pd qui non parli. Roberto Fico è assente e manda un messaggio, così come Virginia Raggi. Nella scaletta non sono previsti gli interventi dei ministri Federico D'Incà e soprattutto di Stefano Patuanelli, il riformista della compagnia.

IL CONVITATO DI PIETRA
Ah, ecco: il nome del premier «Giuseppe Conte» non verrà mai citato da nessuno dei big davanti alla piazza. D'altronde a Santi Apostoli i sogni dei protagonisti cozzano con la realtà: si vorrebbe tornare ai vecchi tempi in termini di consenso elettorale, ma allo stesso tempo fare finta di non stare al governo con il Pd e Matteo Renzi. E allora non rimane che intonare «onestà-onestà» e ribadire che «noi siamo una forza che non si può abbattere», come sottolinea Taverna, l'unica a parlare due volte, a concedersi il discorso più lungo di tutti a puntare moltissimo su questo evento come lancio per la sua futura leadership «seppur collegiale».
 
 

Peccato che i cartelli anti-Pd e soprattutto il ritorno di Di Maio rovinino un po' la festa alla vicepresidente del Senato. Dagli abbracci e dalle foto si capisce che al di là dei vitalizi sono partite le manovre (e le guerricciole) in vista del congresso. O meglio di questi Stati generali che si allungano e si allontanano come una molla: una volta forse si faranno prima del referendum del 29 marzo, un'altra volta forse dopo. Di fatto l'asse tra «Luigi» e «Alfonso» è un fatto a favor di fotografi che ne immortalano un lungo abbraccio. Bonafede: «Vogliamo rivendicare il nostro diritto a essere M5S». E quindi «giù le mani dal reddito di cittadinanza», dicono i cartelloni. «Basta con il virus della casta», c'è scritto sulle mascherine indossate dai più arditi che giocano sul coronavirus.

Se è per questo c'è anche Pierpaolo Sileri, il viceministro della Sanità appena atterrato in Italia dopo il blitz a Wuhan per riportare in Italia il giovane Niccolò: «Possiamo anche stringerci la mano e baciarci, eh», risponde a chi gli fa i complimenti, ma a debita distanza. E a proposito di lontananze, batte un colpo dall'Iran Alessandro Di Battista: «Sono con voi contro questo stomachevole privilegio». E a fine mese ritornerà anche lui in Italia per iniziare a giocarsi la sua partita.

Nel frattempo c'è il capo politico Vito Crimi: «Nessuno tocchi quello che il M5S ha fatto finora», dice chiudendo la manifestazione.
Per strade diverse tutti i protagonisti se ne vanno alla spicciolata prima delle 17. I ministri e i big si disperdono nelle stradine del centro storico di Roma. Un sabato di lotta alla casta, prima di rientrare nelle autoblu.

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA