M5s, grillini contro Casaleggio e Conte lavora a una scissione incruenta

Venerdì 12 Marzo 2021 di Emilio Pucci
M5s, grillini contro Casaleggio e Conte lavora a una scissione incruenta

 «O c'è Rousseau o ci siamo noi». E' ormai un grido di battaglia quello dei parlamentari che non ne vogliono più sapere di Casaleggio.
Sollevazione generale, la richiesta è quella di un cambio di passo netto. Ed è stato conferito il mandato ai capigruppo Crippa e Licheri di riferirlo a Conte.

Ieri c'è stato un incontro dei vertici con l'ex presidente del Consiglio per ragionare sul da farsi. Il giurista pugliese è impegnato a sbrogliare la tela tra regole e organismi che rischiano sempre più di pregiudicare la vita del Movimento. L'obiettivo dell'ex premier è quello di semplificare i passaggi, ridare linfa ad una forza politica dilaniata dalle fibrillazioni interne. Ma prima di sciogliere la riserva Conte vuole risolvere proprio il nodo dell'Associazione.

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ARRETRATI


Il figlio di Gianroberto avrebbe chiesto una somma di un milione e duecentomila euro (compreso gli arretrati), secondo fonti parlamentari, per poter mantenere il server che comprende gli iscritti al Movimento. «Continua si sfoga un big' con l'arma del ricatto. Per fortuna aveva detto che la politica non si fa con i soldi». I rapporti sono talmente logori che anche chi in M5s punta a trovare una soluzione che potrebbe passare per una liquidazione o un contratto di servizio a condizioni vantaggiose è messo in minoranza. Grillo ha cercato una mediazione, così prova a fare l'ex presidente del Consiglio. Ma lo stop arriva dai gruppi. «Vuole solo alzare la posta, Con lui è finita, altrimenti ce ne andiamo noi», il refrain. Le strade sono destinate a dividersi. E non si esclude che avvenga un tribunale.

CONTRATTO SCADUTO


Sarebbero al lavoro già dei legali per consolidare la tesi che il contratto con Davide è scaduto da tempo e non è più valido. «Basta con questa tassa», il ragionamento di chi minaccia di alzare ancor di più le barricate. Il piano fatto pervenire a Conte è quello di procedere con una quota forfettaria da versare per strutturare il Movimento sul territorio. Superando appunto Rousseau. Anche l'exit strategy del ridimensionamento del presidente dell'Associazione viene bollata come impraticabile. La volontà è quella di tagliare i ponti con Casaleggio, impedirgli di entrare nella vita del nuovo Movimento.


L'ex presidente del Consiglio non vorrebbe uno strappo lacerante. La partita è ancora in corso, Casaleggio ha comunque dalla sua parte il database con l'elenco degli attivisti. «Per eleggere Conte capo politico M5s bisogna passare da un voto su Rousseau», ha spiegato ieri Sabatini, «e non si può chiedere un voto e non pagare chi lavora. Ed ancora: «Serve un accordo di partnership che si basi su un progetto condiviso, su ruoli ben definiti e profondo rispetto reciproco. Ma soprattutto è necessario che ci sia una piena adesione a quelli che sono i principi e i valori della democrazia partecipata». Un ragionamento che viene respinto dalla classe dirigente del Movimento. In realtà i pentastellati sono preoccupati più che altro per la navigazione dell'esecutivo.
Anche la componente governista' è più perplessa per come si sta muovendo palazzo Chigi. Troppa lentezza nel preparare il dl sostegni e distanze con la Lega sulle priorità da portare avanti. Anche se cambierà l'inquilino della sede del Nazareno M5s punta a conservare l'asse con il Pd e con Leu. Conte e tutto il gruppo dirigente considerano Letta come la continuazione della gestione Zingaretti e non prevedono scossoni sul tema delle alleanze. Del resto ieri, «con il via libera di Grillo» è arrivato l'ok di Crimi all'ingresso del Movimento nella giunta regionale del Lazio. «L'obiettivo ha spiegato quest'ultimo è realizzare un programma condiviso». La «scelta sarà anche sottoposta al voto degli iscritti non appena sarà possibile». E quel «non appena sarà possibile» in tanti lo interpretano come un messaggio a Casaleggio.

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Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA