M5s, Luigi Di Maio e Casaleggio sotto attacco: scissione dopo il voto in Emilia

Venerdì 10 Gennaio 2020 di Simone Canettieri
Davide Casaleggio

I fronti sono due, Camera e Senato, e si ricongiungono in serata in un’assemblea convocata per discutere di ben altri scenari di guerra. Al centro invece ci finisce sempre la crisi del M5S, della sua leadership rappresentata da Luigi Di Maio. Ma la faglia è più profonda perché a Palazzo Madama un documento mette in discussione anche la gestione di Rousseau e quindi l’operato della “creatura magica” Davide Casaleggio.

Come annunciato da Il Messaggero ieri la giornata è stata contraddistinta dagli addii di altri due deputati M5S: Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri che approdano al gruppo Misto per andare a ingrossare le fila di Eco, il progetto lanciato dall’ex ministro Lorenzo Fioramonti. 

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M5S, attacco a Di Maio e Rousseau: documento dei senatori. De Toma e Silvestri al Misto
M5S, fuga di altri tre parlamentari. I senatori ora chiedono: «Di Maio ceda il timone»

L’aria di fuggi fuggi, complice il caos sulle restituzioni e i provvedimenti per i morosi, è molto forte. Tanto che, nonostante i grandi sforzi di persuasione messi in campo in queste ore dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà (ieri alle prese con i malesseri di Roberto Rossini), altri deputati sono pronti a lasciare i pentastellati. 

Secondo quanto risulta a questo giornale, altri quattro parlamentari saluteranno «a breve» il gruppo pentastellato a Montecitorio. Al massimo a cavallo del 26 gennaio, data fatidica delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. E tutti andranno con Fioramonti. L’avvocato Roberto Cataldi da Ascoli Piceno, per dire, viene dato con un piede già fuori. 
Se il piano dell’ex ministro filerà liscio per i primi di febbraio si terrà una conferenza stampa per annunciare la nascita di una componente da 10 all’interno del Misto, primo passo per formare un gruppo (ne servono 20). 

PALAZZO MADAMA
La scossa arriva nel giorno del documento dei senatori M5S. Emanuele Dessì, Primo Di Nicola e Mattia Crucioli in cinque punti chiedono una svolta al M5S: si passa dalla divisione dei ruoli tra partito e governo (chiaro riferimento a Di Maio) fino alla messa in discussione della piattaforma Rousseau. Nell’assemblea dei senatori che precede la congiunta il documento trova il plauso anche di Paola Taverna. A nulla serve l’annuncio di Vito Crimi che prevede un cambio nella gestione delle restituzioni: le eccedenze non andranno più a Rousseau, ma a un fondo di microcredito. E, come spiegato dal notaio del M5S Stefano Tacchini su Il Messaggero, il conto dove arriveranno i soldi dei parlamentari sarà intestato a una persona giuridica e non più a Di Maio, Patuanelli e D’Uva. 

Queste aperture, seppur di sostanza, non servono però a placare gli animi delle truppe grilline che ormai hanno messo nel mirino Di Maio. In serata durante l’assemblea congiunta è arrivato l’affondo dei ribelli: «Il capo politico non può fare anche il ministro. Non basterebbe Superman. Servono forze dedicate al lavoro interno del Movimento», mette a verbale Mattia Crucioli. Emanuele Dessì in assemblea legge i cinque punti del documento davanti a Di Maio. «Se servono - confida il senatore - siamo pronti a raccogliere molte più firme, ma adesso non possiamo destabilizzare così il governo». Non è una mozione di sfiducia, ma di indirizzo: è questa la tesi, bonaria, che circola tra la fronda. Anche se l’accerchiamento del capo politico è sempre più ampio.

«Bisogna superare il modello che vede una struttura solo con capo politico», attacca per esempio Luigi Gallo, presidente della commissione cultura della Camera e considerato molto vicino a Roberto Fico.

Il ministro degli Esteri ascolta e prova a rilanciare sul governo. Spiegando che l’esecutivo andrà avanti e che adesso ci sarà «un’agenda con le priorità» da affrontare. Un modo per rassicurare le anime inquiete. La resa dei conti continua: adesso si aspettano le segnalazioni dei probiviri a chi non è in regola con le restituzioni. E dopo dieci giorni, per i casi più gravi, si passerà alle espulsioni e sospensioni. La vera partita sulla leadership è rinviata a dopo le regionali di gennaio, agli Stati Generali del Movimento, quelli che potrebbe segnare il passo di lato di Di Maio.

Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA