Ognuno dei due, Di Maio e Conte, ha la sua rete di relazioni e di potere, sia dentro sia fuori M5S. Il tandem tra Luigi e la Belloni è sotto gli occhi di tutti. Così come quello tra lui e la Raggi e lui e la Appendino, con cui ieri si sono sentiti e l’ex sindaca di Torino è quella che ha rifiutato di entrare al vertice di M5S con Conte.
Il rivale Di Maio ha stabilito a sua volta una buona intesa con la diplomazia vaticana e con la Comunità di Sant’Egidio. Nella Rai, il ministro non ha nessuno in Cda (ma non è così nei tiggì), mentre Conte ha piazzato a Viale Mazzini il prof Alessandro Di Majo, anche se questo non è bastato a mantenere in quota 5 stelle la poltrona del Tg1 nella nuova lottizzazione. Il diplomatico Pietro Benassi, braccio destro e sinistro di Conte a Palazzo Chigi e attuale Rappresentante dell’Italia nella Ue, è la proiezione internazionale di Giuseppe. Ma Luigi, dato il proprio ruolo ministeriale, su questo terreno è assai più attrezzato. Mariangela Zappia, ambasciatrice a Washington, è un pezzo pregiato di questa rete. Così come Ettore Sequi, successore della Belloni come segretario generale alla Farnesina e dimaiano doc. Una figura di rilievo nelle strategie istituzionali di Di Maio è Paolo Glisenti, commissario dell’Italia per l’Expo Dubai. Così come Vito Cozzoli, presidente e ad di Sport e Salute. Nella casematte del sistema Italia, Di Maio è andato stabilendo notevoli legami. Per esempio quello con Barbara Beltrame, vice-presidente di Confindustria. Conte conserva però un ottimo rapporto con Gennaro Vecchione, che era a capo dei servizi segreti (Dis) con Conte a Palazzo Chigi, e con Domenico Arcuri, l’attuale ad di Invitalia già rimosso da Draghi come commissario per l’emergenza Covid.
Conte, che nel Pd è in forte caduta (non è più «il grandissimo punto di riferimento dei progressisti», come lo avevano definito) può vantare qualche legame con figure ormai marginali (gli altri, da Guerini a big del Nazareno e del governo considerano nei 5 stelle «affidabile» quasi il solo Di Maio), mentre gli resta l’ammirazione, a sinistra, di D’Alema: uniti nell’anti-draghismo. Giacomo Lasorella di Agcom è considerato vicino a Di Maio. Il ministro ha un buon rapporto con Marco Bellezza, ad di Infratel, per non dire dell’asse con Pasquale Tridico, numero 1 dell’Inps. Nei vertici istituzionali, ottimo il dialogo fra Luigi e Ugo Zampetti, segretario generale del Colle.
Le sponde - Scendendo di livello: Grillo con chi sta? Con Conte nella vicenda Belloni ma di Conte pensa che «non ha visione politica né capacità manageriali». Conte però ha i vicepresidenti M5S con sé (la Taverna meno degli altri), ovviamente Casalino, i ministri Patuanelli e D’Incà, il presidente Brescia (commissione Affari costituzionali, dove si decide del proporzionale) ma i capigruppo Castellone e Crippa non sono annoverabili tra i contiani. La viceministra Castelli è dimaiana di ferro. Con Luigi anche la ministra Dadone, Spadafora e Di Nicola (pesi forti alla Camera e al Senato), il deputato Sergio Battelli che ci mette sempre la faccia, il questore D’Uva e via così. Quelle che Conte non ha sono le sponde negli altri partiti. A parte Salvini con cui ha bruciato la carta Belloni o Meloni con cui condivide la voglia di abbattere il governo Draghi e andare al voto. Per Di Maio i fiancheggiatori esterni abbondano: da Brunetta a Brugnaro (l’ex stellato Carelli fa da pontiere tra il dimaismo e il centrismo), da gran parte delle correnti Pd e del vertice lettiano alla Carfagna. Per non dire di Renzi che in questi giorni ha mandato tanti complimenti a Di Maio e su Conte usa due parole: «Un disastro».