Lukoil, salvata la raffineria di Priolo: lo Stato prende il controllo con una nazionalizzazione temporanea

Anche l’ex Ilva passerà in mani pubbliche: ricognizione del Mimit prima del via libera

Venerdì 2 Dicembre 2022 di Rosario Dimito e Roberta Amoruso
Lukoil, salvata la raffineria di Priolo: lo Stato prende il controllo con una nazionalizzazione temporanea

Il governo blinda la raffineria Isab di Priolo, di proprietà della Lukoil, e assicura la continuità produttiva anche dopo il via alle sanzioni sul gas russo che scattano il 6 dicembre. E lo fa con un decreto legge di semi-nazionalizzazione, varato ieri sera dal Cdm, facendo leva su misure «a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici».

Il provvedimento si compone di due parti, coinvolge Invitalia e chiama in causa il golden power. La raffineria siciliana finirà così in amministrazione fiduciaria con la nomina di un commissario straordinario. La scelta è appunto quella di una nazionalizzazione a metà, temporanea. In questo modo il governo ha prospettato una soluzione ponte che congela la proprietà russa in attesa di trovare un compratore (il fondo Usa Crossbridge sarebbe tornato in pista) oppure di procedere con un intervento statale nel capitale, probabilmente tramite Invitalia, chiamata in causa sul dossier. Una soluzione che punta a convincere le banche ad aprire il rubinetto per 580 milioni: per questo i sei istituti coinvolti da una decina di giorni sono stati convocati per la terza volta ieri sera da remoto. Gli istituti vogliono muoversi con i piedi di piombo dal punto di vista delle protezioni legali. 

UN RUOLO PER INVITALIA
La nazionalizzazione temporanea di Isab conferma lo scenario anticipato ieri dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso dell’evento organizzato da MoltoEconomia “La recessione che verrà”. «Ci sono casi in cui non c’è discrezionalità. La concatenazione degli eventi di geopolitica è tale per cui è d’obbligo intervenire su produzioni di carattere strategico per il Paese destinate altrimenti allo stop», ha detto il ministro. In questi casi è «doveroso» trovare forme di nazionalizzazione, «non un ritorno allo stato imprenditore, ma la difesa di un asset strategico è sacrosanta». Tornando al decreto di ieri, l’articolo 1 disciplina il settore «degli idrocarburi in considerazione del carattere emergenziale assunto dalla crisi energetica, ove vengano in rilievo imminenti rischi di continuità produttiva idonei a recare pregiudizi all’interesse nazionale, conseguenti a sanzioni imposte nell’ambito dei rapporti internazionali tra Stati, al fine di garantire, con ogni mezzo, la sicurezza degli approvvigionamenti, nonché il mantenimento, la sicurezza e la operatività delle reti e degli impianti e quindi la continuità produttiva». Le procedure di amministrazione temporanea con l’intervento d’ufficio del governo avviene «con decreto interministeriale del Mimit di concerto con Mef e Mase, in caso di grave e imminente pericolo di pregiudizio all’interesse nazionale alla sicurezza nell’approvvigionamento energetico». Viene nominato un commissario ministeriale che può avvalersi anche di società a controllo pubblico operante nel medesimo settore e senza pregiudizio della disciplina in tema di concorrenza (probabilmente l’Eni). L’amministrazione temporanea è disposta per un periodo di massimo 12 mesi, prorogabile una solo volta fino a ulteriori 12 mesi. La disposizione ha carattere temporaneo fino al 30 giugno 2023.

L’articolo 2 invece reca misure economiche connesse al golden power. In particolare «si determinano le procedure con le quali vengono attivate misure di sostegno della capitalizzazione dell’impresa idonee a consentire un rafforzamento patrimoniale ai fini dell’accesso agli interventi erogati dal patrimonio destinato (Cdp) e al Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione della attività di impresa (Invitalia) nonché ai contratti di sviluppo e agli accordi per l’innovazione (Mimit)».

ILVA, ASSEMBLEA APERTA
In sostanza, a fronte di provvedimenti inibenti ai fini della sicurezza nazionale esercitati con il golden power, vengono previsti immediati interventi compensativi a sostegno delle imprese.
Sul tavolo del Cdm non è finita, invece, la ex Ilva, nonostante oggi si riunisca in seconda convocazione l’assemblea: resterà aperta in attesa di un decreto che dia attuazione al provvedimento di agosto del governo Draghi che stanziava fino a 1 miliardo per il rafforzamento patrimoniale. Il ministero di Adolfo Urso vuole fare altre ricognizioni prima di «salire su un treno che sta deragliando, l’Acciaieria non regge più». L’idea è di anticipare l’accordo spostato a maggio 2024 che prevede la salita di Invitalia nel capitale di Acciaierie Holding al 60% dietro versamento di 680 milioni in aumento di capitale, mentre Arcelor dovrebbe metterne 70 per il 40%. Il controllo pubblico implicherà un cambio di governance di Acciaierie spa con la nomina di un ceo da parte del socio statale.
 

Ultimo aggiornamento: 12:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA