Lombardi (M5S): «Se Zingaretti ci attacca, nel Lazio rischia. Nessuna alleanza a livello nazionale»

Martedì 5 Marzo 2019 di Lorenzo De Cicco
Lombardi (M5S): «Se Zingaretti ci attacca, nel Lazio rischia. Nessuna alleanza a livello nazionale»

«Diciamo che prima era Zinga, ora è Ma-Zinga...».

In che senso, Roberta Lombardi?
«Beh, prima era solo il governatore del Lazio, ora è il segretario nazionale del Pd».

Cioè il leader dell'opposizione e il principale competitor del M5S. Da capogruppo dei 5 Stelle alla Pisana, ci dica intanto come cambieranno i rapporti in Regione, dove Zingaretti, si sa, non ha la maggioranza assoluta e quindi balla.
«Non è che si sia visto molto, in Regione, in quest'ultimo anno, anche prima che corresse da segretario. Siamo abituati al cartonato sui banchi della giunta... Battute a parte, dovremo valutare il suo approccio. Se lavorerà sui temi, per il territorio, è un conto, se farà politica attaccando i 5 stelle un giorno sì e l'altro pure, è ovvio che il dialogo con noi si interrompe».

Non ci sarà più la stampella grillina in Consiglio regionale?
«Ma non c'è mai stata, per ora ha trovato altri voti, finché durano... Quanto a noi 5 stelle, è chiaro che se Zingaretti preferirà fare campagna elettorale permanente, a partire dalle europee, invece che occuparsi dei temi che hanno ripercussioni sulla vita delle persone, non potrà più esserci il confronto sui provvedimenti che c'è stato finora, per innalzare il dibattito politico. Di Maio ha fatto bene a sfidarlo sul salario minimo. È una cosa di sinistra, un tema, Zingaretti che fa? Lo vota? Dipende da lui. Noi faremo opposizione con chiarezza, restiamo il cane da guardia della giunta sulle situazioni opache e sulle inefficienze della sanità».

Il ministro della Salute Grillo ha già fatto una serie di blitz negli ospedali del Lazio. È un antipasto di quello che si vedrà nei prossimi mesi, o anni?
«Ma Giulia non fa politica, riceve segnalazioni e va a verificare di persona. La dinamica M5S-Pd non c'entra».

Sicura?
«Sì».

Se Zingaretti attacca il M5S, diceva prima, non voterete più insieme al centrosinistra. Nel Lazio si rischiano quindi elezioni anticipate?
«Le vicende del Lazio vanno di pari passo con quelle nazionali, che si rivoti tra 4 mesi o 4 anni».

Già ci sembra meno dialogante... Esclude quindi un'alleanza M5S-Pd a livello nazionale, sulla scia dell'esperimento Lazio?
«Il M5S è equidistante da destra e sinistra, non cambierà. Si possono fare accordi, ma solo dopo il voto e in base ai programmi».

Per ora il Movimento nei sondaggi cala settimana dopo settimana. Di Maio vorrebbe una struttura simile a un partito. Da ortodossa, le sembra la direzione giusta?
«Credo che molti militanti storici come me pensino che a questo punto un'organizzazione serva. Spero che le nuove regole siano votate su Rousseau, ma non con un pacchetto chiuso, della serie sì/no. Mi auguro che si possa entrare nel merito».

La Lega si sta radicando pure a Roma. Vi spaventa?
«Stanno solo facendo incetta di fuoriusciti, gente di altri partiti, non vedo volti nuovi».

E l'autonomia? M5S la sosterrà a scatola chiusa?
«Non si può spaccare il Paese in due o in tre. Servono alcuni interventi preliminari. E la Capitale va tutelata con una sua configurazione».

Il M5S è molto cambiato da quello che sbarcò in Parlamento sei anni fa, con lei capogruppo alla Camera...
«Siamo passati dall'adolescenza delle aspirazioni, un po' velleitarie a volte, alla maturità dei compromessi. In Parlamento funziona così».

Di Maio ora vuole abolire il tetto del doppio mandato, almeno a livello locale. Raggi potrebbe ricandidarsi. La appoggerà?
«Ammesso che voglia ripresentarsi - vedo che il ruolo di sindaco la sta consumando, anche fisicamente - dovrà superare le comunarie su Rousseau».

Cioè ricandidarsi come un iscritto qualunque?
«Certo, nessuna eccezione».

E lei? Farà un terzo mandato?
«No, sono in aspettativa e tornerò al mio lavoro - e alla mia famiglia - subito dopo la Regione.

Anche per questo mi sento libera di dire quello che penso».

Ultimo aggiornamento: 20:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA