Lockdown e zone rosse, nuove regioni in arancione: ecco la mappa dell'Italia “chiusa” per Covid

Mercoledì 17 Febbraio 2021 di Francesco Padoa
Piazza Navona deserta

Lockdown. La parola che fa discutere l'Italia. Anzi il mondo intero. Che divide. Che fa paura. Lockdown "duro" come in Germania (dove però non c'è il coprifuoco), o lockdown "normale" come già fatto in Italia? Per ora la linea che prevale è quella di attuare delle zone rosse dove si scopre che il contagio corre più velocemente. Ma c'è chi dice che può non bastare per combattere le varianti. Insomma, il caos è generale, e la soluzione per veder scendere la curva dei contagi ancora non si vede. Non c'è chiarezza. Ora spunta l'ipotesi che il ministro della Salute, Roberto Speranza, potrebbe decidere di attuare il lockdown nei weekend: tutta l’Italia in zona rossa nei festivi e nei prefestivi. Insomma non c'è certezza sulle norme che potrebbero aiutare l'Italia a uscire dalla pandemia.

Vediamo al momento quale è la mappa delle restrizioni regionali. 

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In zona gialla: Calabria, Campania, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto; in zona arancione: Abruzzo, Liguria, Toscana, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Umbria; in zona rossa: nessuna Regione. Ma il 5 marzo scade il Dpcm attualmente in vigore e il governo Draghi dovrà prendere le prime decisioni sulle restrizioni da attuare e su quale strumento legislativo utilizzare per farlo. Potrebbe essere utilizzato il decreto legge invece del Dpcm lasciando poi il potere di ordinanza alla Protezione Civile o ai ministri. Questo oggi. Ma ci sono sei regioni italiane che rischiano la zona arancione da venerdì prossimo, ovvero dopo il report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute: sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte.

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Quello che è certo, e sul quale si è già cominciato a intervenire, è l'individuazione "chirurgica" delle zone di maggiore contagio per applicare mini-zone rosse, arginando i focolai generati dalle varianti del virus. Senza escludere, come detto, in caso di vere emergenze anche un lockdown. Il tutto alla luce di parametri che diventano sempre più ancorati al territorio e che ora terranno conto anche dell'impatto economico delle misure nei vari settori. I report saranno sotto la lente di una cabina di regia di ministri, che valuterà i nuovi provvedimenti confrontandosi con tutto l'Esecutivo, ma sarà anche l'unica deputata a raccogliere le indicazioni di tecnici e scienziati. Il Governo studia un upgrade della macchina organizzativa per la lotta al Covid, per tenere insieme governatori, anime della maggioranza e scienziati. Un nuovo assetto che si ipotizza soprattutto alla luce delle proteste delle Regioni dopo "l'incidente dello sci", per l'ordinanza che ha vietato l'apertura dello strutture sciistiche a poche ore dalla programmata riattivazione degli impianti.

Il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, si era fatto portavoce dei suoi colleghi, chiedendo più tempestività nell'annuncio dei provvedimenti a partire dall'assegnazione delle fasce gialle, arancioni o rosse. La risposta è di anticipare la comunicazione dell'arrivo delle ordinanze (o altri provvedimenti) almeno quattro giorni prima, per dare il tempo - ai comparti coinvolti dalle chiusure - di organizzarsi. Nelle sue valutazioni, gli scienziati del Comitato dovranno inoltre comunicare soltanto con un gruppo di ministri tra cui quelli per la Salute e per le Autonomie, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, e non è escluso che altri dicasteri di competenza economica siano coinvolti. A fianco ai documenti con i parametri scientifici, sul tavolo spunteranno anche una serie di report di valutazione dell'impatto che le chiusure avranno sui vari comparti, dal turismo al commercio, per saggiare già da subito l'assegnazione di ristori o rimodulazione di misure. Sarà questo gruppo a fare una sintesi da cui dovrà emergere una linea unitaria da portare poi al resto del Governo. Proposte che trovano d'accordo gran parte della maggioranza, i Comuni e le Regioni.

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Ma, intanto, al di là dei colori delle Regioni, sono già molte le zone rosse attuate in alcuni comuni dove si sono sviluppati i focolai di Covid, nella maggior parte dei casi a causa del diffondersi della variante inglese del coronavirus. Le ultime in ordine di tempo quelle in 4 città della Lombardia. Ecco in quali regioni e dove si è deciso il livello di restrizioni più alto.
LOMBARDIA - In Lombardia da oggi 4 città in zona rossa: una nel Bresciano, a Castrezzato, una nel Varesotto, a Viggiù, una nel Pavese, a Mede, e l'ultima a Bollate, alle porte di Milano. I quattro comuni verranno "chiusi" fino al 24 febbraio. Lo ha stabilito con un'ordinanza il presidente della Regione Attilio Fontana per cluster dovuti alla diffusione di varianti del Covid.
MARCHE - Nelle Marche fino alle 24 di sabato 20 sono limitati gli spostamenti da e per la provincia di Ancona, salvo quelli "per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute e di studio e per il rientro nella propria residenza, domicilio o abitazione". L’annuncio è arrivato dal governatore Francesco Acquaroli, in un post su Facebook. Non una vera e propria zona rossa, quindi, ma comunque una limitazione decisa per contenere la diffusione della variante inglese. Per spostarsi da e verso la provincia di Ancona sarà quindi necessaria l’autocertificazione. 

 


ABRUZZO - Dal 14 febbraio l'Abruzzo è diviso a metà. La regione è passata in zona arancione, come da ordinanza del 13 febbraio del ministro della Salute. Ma già nei giorni scorsi il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, aveva emanato un'ordinanza più restrittiva per le province di Chieti e Pescara a cui viene applicato il regime di zona rossa. Nell’area metropolitana di Pescara, secondo le ultime stime del laboratorio di Genetica molecolare dell'Università di Chieti, il 65% dei contagi è riconducibile alla variante inglese. A passare in arancione, quindi, almeno per i prossimi quattordici giorni, sono solo le province di Teramo e L'Aquila .
LAZIO - Dal 15 febbraio, e per 14 giorni, è in zona rossa Roccagorga, paese di circa 4mila abitanti in provincia di Latina. Il numero di contagi ha spinto la Regione Lazio ad adottare la misura. 
UMBRIA - Dal 7 febbraio tutta la provincia di Perugia e sei piccoli comuni del Ternano (Lugnano in Teverina, Attigliano, Calvi dell'Umbria, Amelia, San Venanzo e Montegabbione) sono in zona rossa.
MOLISE - Dall’8 febbraio 28 comuni del Basso Molise sono in zona rossa: la decisione del presidente della Regione Donato Toma con un'ordinanza su indicazione dell'Asrem, l’azienda sanitaria regionale. La decisione è stata presa dopo che nei giorni precedenti altri piccoli comuni della zona erano già finiti in regime ristretto. L'ambito è quello del distretto sanitario di Termoli.

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Ma non tutti sono d'accordo sul fatto che attivare zone rosse dove l'emergenza è maggiore possa bastare. È «necessario adottare una drastica strategia no-Covid come hanno fatto i Paesi dell'Asia ma anche - ha affermato Andrea Crisanti, Direttore di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova - Germania e Stati Uniti. Questo significa attuare un lockdown totale immediato ma di durata limitata. Tale strategia per abbattere il virus è quella condivisa e concordata dai maggiori scienziati al mondo». La strategia a fasce per colori adottata in Italia, invece, «sta dimostrando che le zone rosse migliorano, quelle arancioni mostrano una stabilità dei parametri e quelle in giallo peggiorano. Andando avanti così si determina uno stillicidio che perdurerà per mesi. La situazione pandemica attuale non è abbattibile se non adottando subito una strategia no-Covid drastica. Solo così si potrà tornare in qualche modo alla normalità».

Contro le varianti Sars-CoV-2 «vanno applicate, a livello individuale, le misure che già conosciamo: mascherine, igiene delle mani e distanziamento. Sappiamo - osserva Antonio Cassone, componente dell'American Academy of Microbiology ex direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità - come ha accertato il report dell'Iss, che la variante inglese è oggi la più trasmissibile rispetto a quella dominate in italiana. È chiaro che se uno vuole essere molto rigido, un lockdown nazionale o una zona rossa multiregionale avrebbero la forza per frenare la diffusione e la trasmissione del virus. Il problema è che queste misure vengono sostenute dai tecnici, ma contrastano con le attività commerciali già messe in serie difficoltà dopo un anno di pandemia». I 21 parametri e l'algoritmo che sforna ogni settimana i colori delle Regioni rappresentano «una strategia intrinsecamente collegata al concetto della condivisione con il virus - spiega ancora Cassone - dove il giallo equivale alla convivenza, arancione qualche limitazione e rosso chiusura. Poi c'era anche la zona bianca ma in questo momento possiamo scordarcela. Una strategia che oggi va rivista alla luce della diffusione della variante inglese e che deve poter tenere in considerazione anche un lockdown nazionale o esteso a più regioni».

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Lockdown. Parola d'ordine che sembra destinata a riabbattersi sugli italiani, visti anche i dati dell'Eurostat, riferiti al nostro Paese nel 2020: restituiscono una fotografia drammatica degli ultimi mesi, con un aumento del tasso di mortalità di quasi il 50% in primavera e a novembre dello scorso anno rispetto agli stessi periodi del 2016-19. Nonostante queste cifre, gli episodi preoccupanti sul mancato rispetto delle regole e dell'insofferenza generale alle misure si moltiplicano. E per questo, in attesa di una forte accelerazione alla campagna vaccinale, le chiusure più rigide, anche se mirate e forse brevi, saranno inevitabili.

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Ultimo aggiornamento: 23:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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