Castelli: «Speriamo che la Ue non ci chieda un rene»

Martedì 27 Novembre 2018 di Simone Canettieri
Castelli: «Speriamo che la Ue non ci chieda un rene»
Laura Castelli, sottosegretario del M5S all'Economia, sta per entrare in una riunione con l'Anci, a Montecitorio. I vertici dell'associazione dei Comuni diranno a lei, al suo omologo Massimo Garavaglia e al ministro Giovanni Tria, che «senza la certezze sulle risorse dovute si mettono a rischio i nostri conti». Si tratta, per esempio, di «contributi compensativi» del passaggio dall'Imu alla Tasi. Soldi che «tuttavia non sono presenti nella Legge di bilancio».

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Il clima intorno a Castelli è elettrico, non tanto per il monito dell'Anci che l'attende, ma ovviamente per la manovra.
Nelle ultime 72 ore è finita nel mirino della rete per via di una polemica (diventata virale) con Pier Carlo Padoan, ex titolare di via XX Settembre. Siparietto da Bruno Vespa: «Lo spread fa alzare il tasso dei mutui», ha sottolineato il deputato dem. «Questo lo dice lei, per me è una questione di domanda e offerta», è stata la risposta, spiazzante, della grillina. Ma questo è il passato. La pentastellata è una abituata a prendere, parare colpi e darne altri indietro. Adesso ha un sorriso elettrico, ma comunque sereno. Aspetta l'ora X: le 19.30, il vertice del governo sui conti, dopo la spedizione a Bruxelles del premier. «Conte è andato su - dice Castelli - con una direzione: ora viene giù e ci racconta come è andata. Ci racconterà i dettagli di cosa hanno in testa quelli della Commissione. Se è solo una questione di reni è un conto. Vediamo se ci chiedono di più». Non si sbilancia.

Ma a un certo punto, con le mani piene di faldoni e forse numerini, si sfoga: «Noi non arretreremo sul reddito di cittadinanza, nemmeno di un centimetro. Dobbiamo e vogliamo andare avanti». Ma la Lega è sembrata molto più dialogante di voi dopo l'incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. «Anche noi siamo per il dialogo, ma bisogna capire a quale prezzo. Se si tratta di un rene o di qualcosa di più».
Il Carroccio è pronto a mettere sul piatto quota 100, premettendo che non tutti i fondi stanziati saranno coperti dalle richieste: voi farete altrettanto con il reddito di cittadinanza? «Eh, no: noi a differenza del Carroccio non facciamo campagna elettorale con i soldi dello Stato. Si sapeva che non sarebbero serviti tutti i 6 miliardi stanziati per superare la Fornero, ma quando Garavaglia lo disse, durante un vertice, Matteo Salvini iniziò a strillargli contro per farlo stare zitto. Noi, appunto, siamo differenti e i soldi stanziati per il reddito ci serviranno tutti. Non usiamo i soldi dello Stato per fini elettorali». Castelli nega che subito dopo le parole di Conte da Bruxelles e l'asse con Salvini («Non ci attacchiamo ai decimali») nel M5S ci sia stato un moto di fastidio. «Macché, anche noi siamo usciti subito a sostegno del presidente».

A leggere in controluce le dichiarazioni, domenica sera hanno parlato con le agenzie generiche fonti M5S che sottolineavano «il sostegno totale» al presidente del Consiglio e la «difesa dei cittadini e non quella dei numerini». Sottigliezze, certo. Che a molti non sono passate inosservate. Il capogruppo alla Camera della Lega Riccardo Molinari ragiona a tal proposito: «A me Conte piace ed è la figura giusta in questa fase». Anche un dialogante per antonomasia, come il deputato M5S Emilio Carelli, seppur da una sponda opposta spiega che «è stato rassicurante e noi dovremo fare altrettanto. Agli italiani non interessano i decimali, ma il lavoro, i tassi dei mutui, il sostegno a chi non ce la fa...».

Castelli prima di entrare non si vuole sbilanciare su quale sarà la soluzione finale: far partire il reddito da aprile? Potrebbe essere questa la vostra parte per la causa? «Aspettiamo il vertice, voglio sentire le parole di Conte, poi ci ragioneremo su». Nel colloquio, sul finale, sale un dubbio: ma bisogna chiamarla sottosegretario o viceministro? «Di questa storia non me ne importa più nulla, anzi di questo passo le deleghe nemmeno le voglio più».
 
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