Salvini, in Emilia la prima sconfitta: ma al governo non do tregua

Lunedì 27 Gennaio 2020 di Mario Ajello
Salvini, in Emilia la prima sconfitta: ma al governo non do tregua

dal nostro inviato
BOLOGNA L'ammissione piena della sconfitta ancora non c'è perché i numeri certi devono ancora arrivare. Ma Matteo Salvini nel cuore della notte, visibilmente colpito dalla nemesi (aveva detto «stravinceremo» e invece si profila una sconfitta) decide di mettere la faccia su un trionfo mancato. Il primo flop, se il flop verrà confermato dalla conta finale, da quando è segretario della Lega. «Nella vita si vince e si perde», dice nell'albergone alle porte di Bologna tra mestizia politica e tanta nebbia, «e se vinco sono felice, se perdo sono felice lo stesso e lavoro il doppio». Un augurio che sembra rivolto a Bonaccini: «Chiunque vinca ha meritato di vincere». Non c'è la Borgonzoni, ma c'era poco anche in campagna elettorale, secondo i detrattori, nel momento in cui Salvini mette la faccia in quella che ancora considera una mezza sconfitta perché nulla c'è ancora di ufficiale e di definitivo.

RISULTATI Elezioni Emilia
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LA DELUSIONE
Si era addirittura sparsa la voce che, colpito dalla botta inaspettata, Salvini non sarebbe arrivato da Milano a Bologna perché senza vittoria niente festa. Però «io non sono uno che si nasconde». Non riesce a nascondere la delusione, ma coltiva sempre la speranza nel miracolo. L'aria è triste nella festa mancata, le bottiglie di Sangiovese che aveva detto che avrebbe stappato non ci sono, e neppure sono presenti i parlamentari della Lega, i supporter, tutto quel mondo pronto a celebrare il Capitano quando va bene ma che marca visita in altri casi. E spicca la solitudine, forse voluta, del leader sconfitto. E i pasticcini che erano pronti ad essere mangiati? Restano nel frigo di questo albergone di periferia, lo Zanhotel.

«Felicissimo per la Calabria», dice Matteo. Mentre sull'Emilia-Romagna se la cava con Giorgio Gaber: «Libertà è partecipazione». La delusione è profonda. La consapevolezza che adesso sarà tutto più difficile è palpabile nei toni, nella postura - poco eretta - e nella voce tutt'altro che squillante del leader. Il derby diretto con Bonaccini lo ha perso. Il riscatto rispetto al tonfo autoprocurato al Papeete non c'è stato. La Lega è sotto il livello delle Europee e forse il Pd torna primo partito nella regione. E un «enorme grazie» Salvini lo rivolge a Lucia Borgonzoni e mai ammetterebbe di aver sbagliato candidata ma intorno a lui, anche nel centrodestra, sono in molti a pensarlo.
Le conseguenze di questa sconfitta sono facili a dirsi. Si fa più difficile la partita leghista per vincere la Toscana, e se avesse preso l'Emilia l'ex ministro faceva filotto forse anche nelle Marche e tutta l'Italia rossa sarebbe stata sua. Giorgia Meloni ha perso meno di lui, perché questa battaglia lui l'ha malamente impostata come un referendum sulla sua persona, e per di più Fratelli d'Italia con Fitto può vincere in Puglia così come Berlusconi può vincere in Campania con Caldoro anche se Forza Italia è stata azzerata in Emilia.
 


E ancora: il governo si stabilizza - «Io non gli darò tregua» e la caccia salvinista ai transfughi grillini utili ad abbatterlo si accentuerà, questo il piano di Matteo - e questo non solo potrà logorare Salvini dopo la spallata mancata ma senza elezioni e senza nuova maggioranza anche l'elezione del nuovo Capo dello stato non potrà essere di marca centrodestra.

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NIENTE AUTOCRITICA
Niente più magic touch di Matteo, almeno per ora. Ma non recrimina, non attacca e neppure fa autocritica il leader: «Ho messo sangue, anima, fatica e ascolto in questa campagna. Ho contribuito a una grande prova di democrazia». Ancora: «Prima non c'è mai stata partita in Emilia-Romagna, stavolta invece c'è stata e molto combattuta».
Zingaretti è stato fortunato.
Bonaccini è starò bravo. Salvini avrà un sacco di problemi rispetto al governo e dentro la sua alleanza. Accenna però alla sparizione di M5S in Emilia e in Calabria - «Le due regioni dove sono nati e cresciuti» - e alla luce di questa disfatta grillina si rafforza in lui la fiducia nel fatto che gli sbandati 5 stelle in Senato potranno avvicinarsi alla Lega per far crollare Palazzo Chigi. La sua speranza è che Zingaretti ringalluzzito spinga per andare a votare, così che la Lega possa prendersi la rivincita subito. Ma non accadrà. Quello che è accaduto è che Salvini ha usato un format estremista in Emilia-Romagna, facendo nascere le Sardine contro di lui e mobilitando tutta la sinistra che pareva abulica e addormentata.

Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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