Conte frena su taglio Iva: costa moltissimo. Il Mef: taglio aliquota per i redditi medi

Martedì 23 Giugno 2020 di Alberto Gentili
Conte frena su taglio Iva: costa moltissimo. Il Mef: taglio aliquota per i redditi medi

Dopo l'iniziale entusiasmo, Giuseppe Conte frena sul taglio dell'Iva. Perché, come gli ha ricordato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri «questo intervento costa moltissimo». 4,5 miliardi all'anno per ogni punto dell'aliquota del 22% e 3,1 miliardi per quella del 10%. E perché, al contrario di Angela Merkel che ha deciso una sforbiciata di 6 mesi stanziando 20 miliardi, il premier tutti questi soldi non ne ha: «L'Italia non ha lo stesso spazio fiscale della Germania», ammette.
Così a palazzo Chigi parlano di «dossier in fase embrionale, ancora tutto da esplorare: il presidente del Consiglio ne ha parlato perché è una delle proposte uscite dagli Stati generali di Villa Pamphili, ma nessuna decisione è presa». E lo stesso Conte riduce la portata della proposta: «Abbiamo valutato l'eventualità che l'Iva possa essere abbassata per un breve periodo di tempo. Pensiamo ad un lieve intervento momentaneo, legato al piano cashless» per combattere l'evasione fiscale.
Dietro la frenata ci sono i consigli di Gualtieri. Il responsabile dell'Economia, prima di decidere qualsiasi mossa, vuole valutare la situazione di cassa con l'assestamento di bilancio di fine mese. E ha fatto presente al premier che un intervento così costoso di taglio fiscale, mentre si sta negoziando in Europa il piano di aiuti da 170 miliardi del recovery fund, è quantomeno inopportuno. «E in ogni caso andrebbe accompagnato da una riforma complessiva del sistema fiscale», ha argomentato Gualtieri. Esattamente ciò che raccomanda il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.

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BRUXELLES OSSERVA
A suggerire prudenza è anche il giudizio di Bruxelles. Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, evita stroncature: «Valuteremo la proposta quando verrà formulata». Ma da sempre la Commissione europea chiede all'Italia di fare l'opposto di ciò che ora pianificano Conte e soprattutto i 5Stelle. Piuttosto che ridurre le tasse sui consumi, Bruxelles suggerisce di alleggerire il peso fiscale sul lavoro (Irpef) e sulle aziende (Irap). E dal governo europeo in queste ore, garbatamente, sarebbe stato ripetuto questo consiglio.
Che poi è lo stesso di Pd e Italia Viva. «Invece che tagliare l'Iva», dice un ministro dem che segue il dossier, «è il caso di ridurre il cuneo fiscale. Questo perché ci sono centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione e c'è il rischio concreto che, una volta finiti il blocco dei licenziamenti e la Cig, le aziende mandino a casa una grande quantità di persone. Dunque per ridurre questo pericolo bisogna diminuire il costo del lavoro, non tagliare l'Iva». Posizione condivisa dall'economista renziano Luigi Marattin, da Cgil, Cisl, Uil e da Leu che con i capigruppo Federico Fornaro e Loredana De Petris sollecitano «una riforma organica del fisco».
Ma i 5Stelle insistono, anche se pure loro allungano i tempi: «Per far ripartire i consumi, stiamo lavorando a una rimodulazione temporanea e selettiva dell'Iva da inserire in una più organica riforma per la riduzione delle tasse e dell'Irpef», dice la viceministra grillina Laura Castelli, che suggerisce di andare in soccorso «dei settori più colpiti» dalla pandemia: «Turismo, ristorazione, artigianato, abbigliamento e automobili».
In ogni caso l'intervento, con ogni probabilità, verrà rinviato alla legge di bilancio. In quella sede Gualtieri, d'accordo con Conte, cercherà di collegare il taglio dell'Iva al piano contro l'evasione fiscale. Traduzione: far pagare meno Iva a chi usa la carta di credito. Il famoso cashback che il premier chiama cashless, l'uso della moneta elettronica. Con un duplice vantaggio: dare una spinta ai consumi e allo stesso tempo garantire minore evasione dell'imposta e del fisco.

LA MANOVRINA DI LUGLIO
Difficile, però, si diceva, che passi l'idea di «un lieve intervento momentaneo» prospettato da Conte.

Perché per mettere a terrà il piano cashback «serve tempo», come dicono al Tesoro. E perché la manovrina di luglio, che sarà tra i 10 e i 15 miliardi, già prevede numerosi e costosi interventi: gli aiuti ai Comuni, il piano per le scuole in vista della riapertura «in sicurezza» di settembre, il rifinanziamento del fondo di garanzia per i prestiti alle imprese, gli aiuti ai settori più colpiti come il turismo. «E se ci sarà qualche soldo a disposizione», dice un altro ministro del Pd, «questo dovrà andare a ridurre il costo del lavoro, dunque a tagliare il cuneo fiscale, non ad abbassare l'Iva».

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