Tinagli (Pd): «Noi sosteniamo il governo. Ma chi lo ha fatto cadere ora non chieda 30 miliardi»

La vicesegretaria del Pd: scostamento solo se non ci sono alternative, gli appelli delle destre sono paradossali

Lunedì 12 Settembre 2022 di Pietro Piovani
Tinagli (Pd): «Noi sosteniamo il governo. Ma chi lo ha fatto cadere ora non chieda 30 miliardi»

Il governo prepara un decreto da 12 miliardi, i partiti dicono che è troppo poco. Per Irene Tinagli, economista e vicesegretaria del Pd, la quantità di risorse da impiegare è un problema che viene dopo. «Il centrodestra chiede tutto e il contrario di tutto.

Chi vuole lo scostamento e chi no, chi dice che bastano tre miliardi e chi ne chiede trenta… sembra una televendita impazzita. La verità è che prima bisogna trovare un accordo sugli interventi da adottare, altrimenti sono cifre sparate a caso».

Un governo dimissionario può approvare un decreto di ampia portata?
«Uno scostamento da 30 miliardi è tutto tranne un atto di ordinaria amministrazione, non vedo come un governo dimissionario possa assumersi questa responsabilità». 

Si sta facendo molta pressione su Palazzo Chigi. Secondo lei è inopportuna o è giustificata dalla situazione drammatica? 
«Più che inopportuna è paradossale: ci sono partiti che hanno fatto cadere il governo mentre stava lavorando a provvedimenti economici e sociali fondamentali e oggi vorrebbero imporgli di fare cose che loro stessi un mese fa gli hanno impedito di fare togliendogli la fiducia. È surreale». 

Voi siete disponibili a cercare un accordo in Parlamento con tutte le forze politiche?
«È un anno e mezzo che lavoriamo con serietà nel governo Draghi per dare risposte agli italiani su Covid, vaccinazioni, guerra e caro bollette. Noi ci siamo sempre stati, non ci ricordiamo dell’unità nazionale in campagna elettorale. Piuttosto, chi ha fatto cadere il governo dovrebbe chiedere scusa al Paese». 

Il Pd propone misure «a costo zero», tra cui i prezzi amministrati dallo Stato per l’energia, il raddoppio dei crediti d’imposta, i contratti con prezzi calmierati per famiglie a basso reddito e microimprese. Ma sono davvero misure che non hanno bisogno di copertura?
«Non abbiamo detto che non servono coperture, ma che alcune di queste misure, come sui crediti d’imposta, possono essere coperte senza scostamento rafforzando e implementando meglio la tassazione sugli extraprofitti. Altre misure, come l’idea di utilizzare l’energia a basso costo proveniente da fonti rinnovabili, fornendola a prezzi calmierati, potrebbe essere fatta a costo praticamente zero». 

Di fronte all’emergenza prevista per l’inverno, escludete la possibilità di ricorrere a uno scostamento di bilancio? Sia adesso che dopo il voto?
«Per noi lo scostamento si può fare solo se non ci sono alternative, perché in un paese con un debito pubblico che sfiora il 150% e gli occhi dei mercati addosso dobbiamo sforzarci di trovare soluzioni che non aggiungano alla crisi energetica anche la crisi del debito». 

Mentre in Italia si parla di scostamento di bilancio, a Praga si è tenuto un Ecofin (a cui lei ha partecipato come presidente della commissione Econ dell’Europarlamento) in cui si è parlato di sostenibilità del debito pubblico. Per l’Italia si presenta un problema in più? 
«Tutta l’Ue esce dal Covid con un debito molto alto e la crisi energetica rischia di farlo schizzare ancora di più. L’Italia però è riuscita a recuperare più in fretta di altri sia in termini di crescita che di riduzione del debito. Il vero problema dell’Italia è la caduta del governo che stava affrontando bene questo nodo». 

Si lavora a una riforma del patto di stabilità entro l’anno. Per noi può essere un’opportunità o un rischio? 
«Si sta ragionando su modifiche per far scendere il debito senza uccidere crescita ed investimenti. In sintesi ci sono due schieramenti: un gruppo di Paesi che vorrebbe percorsi più graduali, flessibili e “personalizzati”, e altri, come quelli dell’est Europa e alcuni del nord, che vorrebbero regole uguali per tutti e più controlli. L’Italia in quest’ultimo anno è riuscita a trainare il primo gruppo facendo lavoro di squadra con la Francia, aprendo opportunità di cambiamenti positivi. Ma se dopo le elezioni emergesse un governo più vicino a Polonia e Ungheria, potremmo trovarci in uno scenario difficile». 

Ci sono timori in Europa per il possibile passaggio a un governo di centrodestra in Italia? Dombrovskis non è sembrato molto preoccupato.
«Le istituzioni europee non possono esprimere opinioni sull’esito di elezioni democratiche. Ma nelle discussioni informali all’Ecofin di Praga un po’ di preoccupazione c’era visto che alcuni dei partiti oggi in corsa hanno manifestato spesso pulsioni sovraniste, antieuropee e filo-russe». 

Qualcuno pensa che un’eventuale futura maggioranza di centrodestra potrebbe rompersi in breve tempo, riaprendo i giochi per nuove “larghe intese”: il Pd dovrebbe partecipare?
«No, io credo che il PD non possa più accollarsi le mancate responsabilità degli altri. Chi vince deve governare».
 

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA