Il salone del libro di Torino, psicodramma della sinistra

Mercoledì 8 Maggio 2019 di Mario Ajello
Il salone del libro di Torino, psicodramma della sinistra
Lo psicodramma della sinistra al Salone del libro. Sono sopravvissuti a 50 anni senza potere prendendosi la cultura. Ora perdono voti, potere, spariscono dalle periferie e si abbarbicano  alle librerie  ma vedono il nemico che comincia a occuparsi pure di cultura. Il trauma spiega le reazioni scomposte e la denuncia: via i fascisti dalla fiera di Torino! La morale della favola è un po’ questa. Ma anche questa.

Per venticinque anni la sinistra si è fatta ipnotizzare da Berlusconi, perché era più facile ricostruire la propria identità per questa via che provare a ripensare da capo un mondo cambiato. Per i prossimi anni il rischio è che gli intellettuali di sinistra possano ripetere lo stesso errore: concentrarsi sull’orrore che gli provoca Salvini e sull’allarme del nuovo fascismo che starebbe arrivando, senza preoccuparsi di stare nella società, di capire i bisogni delle persone e di proporre qualche idea. L’egemonia politica e culturale si perde e si è persa anche così.
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